“Come italiani abbiamo una marcia in più, perché viviamo in una nazione meravigliosa, ricca di arte e cultura. In questo momento siamo in un processo che sta portando uno spirito di collaborazione molto forte: tanti festival, tanti progetti, tanti artisti che stanno facendo rete, con prospettive future davvero incredibili. Tutto il settore culturale in Italia è ripartito in maniera importante, mentre in altri Paesi i grandi festival sono stati tutti cancellati. Abbiamo sviluppato delle meccaniche interessanti e funzionali alla sopravvivenza del sistema culturale. Da fuori c’è una grande attenzione per la cultura europea, ma noi ne siamo immersi e non ce ne rendiamo nemmeno conto. Ma ora il Covid impone un nuovo stop”.
Parola di Fabrizio Gavosto, che di arte se ne intende. Direttore artistico del Festival Mirabilia, spettacolo internazionale di circo, danza e arti performative, è da sempre nel teatro: membro degli Stelten Flight, duo che si esibisce sui trampoli tra musica e magia, nel 1994 fonda il Coordinamento piemontese di Teatro di Strada e dà vita al Festival Internazionale Arteinstrada a Savigliano. Nel 1998 è socio fondatore FNAS (Federazione Nazionale Arte in Strada) e direttore di Carovane, mentre nel 2000 con Pino Chiezzi collabora alla stesura della legge regionale sulle espressioni artistiche in strada. Nel 2007, insieme a Cecilia Di Marco, avvia il Festival Mirabilia e dal 2008 si occupa anche di creazione di reti culturali, di sostegno artistico e creazione a livello nazionale e europeo.
“Il mio percorso è inusuale – racconta il direttore artistico. Ho studiato biologia negli Stati Uniti d’America, ma poi ho scoperto il mondo del teatro in strada e ho cominciato ad occuparmi di sviluppo di reti culturali, di sostegno artistico e di creazione a livello nazionale e europeo. Seguendo questa direzione, oggi sono tutor per la progettazione di spettacoli, in un momento in cui i ragazzi sono veramente interessati al mondo del teatro: quest’anno abbiamo 23 volontari, che vedono nel Festival non soltanto un’opportunità di lavoro, ma anche la possibilità di apprendere conoscenze che normalmente un operatore culturale non ha la fortuna di avere”.
Il Festival Mirabilia nasce nelle Langhe nel 1989, attorno ad un po’ di bottiglie di Barbera, ad opera di un gruppo di artisti che lavorano nel teatro in strada e hanno l’idea di creare una struttura, sul modello francese, che abbia potenza economica, culturale e politica, per favorire i processi di creazione delle compagnie. Col passare degli anni, il progetto cresce e comincia a dare supporto alle giovani compagnie, sviluppando un grande festival per sostenere attivamente e correttamente l’innovazione.
“Il linguaggio è quello del teatro in strada e del teatro urbano – spiega Fabrizio Gavosto – capace di coinvolgere il pubblico, integrando danza e circo grazie a grandi reti che possono influire in maniera forte su progetti di grandi dimensioni. Ossatura del Festival sono le residenze artistiche riconosciute e finanziate dal Ministero, che ospitano in uno spazio creativo gli artisti con un progetto, offrendo loro l’opportunità di ricevere un tutoraggio e confrontarsi con il pubblico prima di un debutto ufficiale”.
Obiettivo degli organizzatori per il prossimo futuro è puntare ad un grande festival multidisciplinare nella provincia di Cuneo, sulla falsa riga di quelli di Avignone ed Edimburgo, senza tralasciare il lavoro costante sul territorio. “Per quest’anno invece – spiega il direttore artistico – pensavamo di creare un movimento tra la città e i luoghi meno conosciuti della provincia, incrementando proprio la comunicazione sul territorio, ma il Covid impone dei ripensamenti”.
Nonostante la pandemia, che richiede a tutti sacrifici importanti, non bisogna dimenticare che la cultura è vita, un alimento primario, come si legge nel poster che lo staff del Festival ha realizzato, con l’immagine di un biberon pieno di libri e rose. “Si può certo sopravvivere senza cultura
– commenta Fabrizio Gavosto – ma è nutrimento per lo spirito, è emozione. Ma è anche lavoro ed economia, perché alle sue spalle c’è una filiera enorme di mestieri, dai grafici, all’editoria, alla stampa fino ai trasporti. Dobbiamo far scoprire anche i musei in altra chiave, per diffondere la cultura, anche analizzandola e a volte criticandola, ma raccontandola, ed è per questo che il giornalismo entra in questo sistema”.