Cristina era l’unica figlia del re Gustavo di Svezia e all’età di sei anni succedette al defunto genitore sul trono di Svezia. Fu regina di Svezia dal 1632 (con pieni poteri dal 1650) al 1654. Essendo figlia di uno dei massimi campioni del protestantesimo fu motivo di scandalo quando preferì abdicare al suo trono per convertirsi al cattolicesimo nel 1654. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Roma, occupandosi di opere caritatevoli, di musica e di teatro. Come regina senza regno, protesse molti artisti e progettisti tra i maggiori del barocco romano e internazionale.
Singolare fu la sua attenzione verso il magico mondo delle scienze, sentiero ambiguo e palesemente in contrasto alla posizione della Chiesa di Roma in merito all’Alchimia.
Nel soggiorno romano, Cristina dilapidò interi patrimoni per la sua Distilleria Alchemica, apprezzata così tanto che intorno ai suoi laboratori transitarono studiosi e scienziati di mezza Europa.
L’ex Regina di Svezia studiò, sperimentò la scienza, contornandosi di prestigiosi collaboratori ed incrociando la sua strada con i Rosa croce.
Una fucina intellettuale di proposte e presunte scoperte allietò la vivace intelligenza della sovrana, affascinata dagli albori della tecnologia, progettando un osservatorio astronomico per il suo giardino, entusiasta testimone della scoperta del fosforo e invaghita dalle ricerche per la pietra filosofale.
Cristina, detta la Basilissa, frequentò assiduamente anche il Marchese di Palombara, nella Villa sull’Esquilino, oramai perduta nel riassetto edilizio della Roma umbertina, e Francesco Borri, processato dall’Inquisizione e rinchiuso a vita in Castel Sant’Angelo. Del circolo alchemico solo la Porta magica, sita nei giardini di Piazza Vittorio, resta testimonianza, uno dei pochi monumenti alchemici giunti fino a noi con le sue oscure formule ed iscrizioni.
La fede cattolica di Cristina, nonostante queste passioni ed i comportamenti ribelli al formalismo liturgico, non è scalfita. Si narra che Bernini in punto di morte a lei si rivolse per intercedere per lui con la preghiera, avvalorando la convinzione che la regina potesse comunicare con Dio.
Anche la sua morte lasciò aperte le divergenti interpretazioni che assicurano la poliedrica personalità di una testimone tardo barocca, forse troppo moderna per i suoi tempi.