Piazza Mattei prende il nome dal palazzo dell’ omonima famiglia che nel quattrocento cominciò ad abitarlo. Su di essa affaccia il palazzo di Giacomo Mattei, il più antico edificio di famiglia, costruito nel XV secolo da Nanni di Baccio Biglio. Il palazzo in realtà è costituito da due edifici: quello al civico 19, il più antico, risale alla fine del quattrocento ed è caratterizzato da un bel portale in marmo bianco con lo stemma Mattei, che immette in uno splendido cortile con due ordine di arcate ed una scalinata di rara bellezza. Il palazzo è ricordato nel 1495 come casa di “Domenico Mattei” ma fu poi ristrutturato dal nipote Giacomo a metà del cinquecento, che realizzò una facciata unica unendo anche l’altro suo edificio, al civico 17, che presenta un cortile porticato di colonne in marmo grigio. All’angolo della piazza con via della Reginella, al civico 10, è situato un bel portale arcuato tra lesene, architravato e con la scritta “Costaguti” . SI tratta del bel palazzo tuttora appartenente a questa nobile famiglia (oggi Afan De Rivera Costaguti) originaria di Rapallo ma presente a Roma sin dal XVI secolo con i banchieri Ascanio e Prospero. Al centro di piazza Mattei si trova un vero e proprio gioiello: la fontana delle Tartarughe. Fu realizzata, tra il 1581 e il 1584, dallo scultore Taddeo Landini su progetto di Giacomo Della Porta. Originariamente i quattro efebi avrebbero dovuto sorreggere dei delfini ma la soluzione non soddisfece la committenza (Papa Gregorio XIII Boncompagni), probabilmente anche a causa della poca pressione dell’acqua in questo punto, i delfini furono quindi destinati alla prima versione della fontana della Terrina in Campo de’Fiori, ora in piazza della Chiesa Nuova. Le tartarughe che danno il nome alla fontana furono messe solamente nel 1658 per volere di Papa Alessandro VII e sono attribuite a Gian Lorenzo Bernini. Quelle che vediamo oggi però sono delle copie. Infatti le tartarughe furono rubate una prima volta nel 1944, e ritrovate, ma nel 1979 una fu rubata e mai più ritrovata. Furono quindi asportate le tre tartarughe superstiti, conservate ora nei musei Capitolini, e sostituite con della copie. La leggenda racconta che questa fontana fu eretta in una sola notte. Si narra infatti che il Duca Mattei, giovane aristocratico con il vizio del gioco, fosse fidanzato con la figlia di un ricco Signore. Ma questi, saputo che il giovane era in miseria, ruppe il fidanzamento dicendo di non voler diventare il suocero di un nobile squattrinato. Il Duca organizzò quindi una splendida festa nel suo palazzo, in piazza Mattei, e invitò anche il signorotto. La serata fu piacevole e trascorse fra balli e spettacoli e si protrasse fino a tardi. Alle prime luci dell’alba il Duca portò il suo ospite e sua figlia ad una finestra dalla quale si poteva vedere la piazza sottostante e li inaspettatamente comparve la fontana che al momento dell’inizio della festa invece non c’era. Tale fu lo stupore che il signorotto tornò sulle sue decisioni, convinto che se anche questo Duca era senza soldi doveva essere molto potente e influente per far erigere in una sola notte una tale opera. Il Duca Mattei in seguito fece murare la finestra sul lato della piazza affinchè nessuno più potesse vedere la fontana dal palazzo. Questa è solo una leggenda ma di certo il Duca Mattei doveva essere molto influente perché la fontana era destinata, in origine, ad un’altra piazza: piazza Giudia. Piazza Mattei con la sua fontana è assolutamente incantevole, candidata a miglior slargo minore di Roma e a migliore fontana non strettamente monumentale. Perché le tartarughe, come tutto in questa fontana cinquecentesca, sono di una raffinatezza e leggerezza da non poter restare indifferenti e comunque a chi le consideri l’ unica attrattiva, la sterminata e ancora un po’ misteriosa residenza Mattei apre dietro la fontana un fugace scorcio del suo cortile, sede degli affari della potentissima famiglia. Il tutto al confine fra il Ghetto e Campitelli, zone uniche tutte da esplorare.