Pinacoteca “Corrado Giaquinto”. Una realtà tutta da scoprire

Fra gli oltre cento musei pugliesi, a carattere prevalentemente archeologico o misto, la Pinacoteca Metropolitana di Bari spicca sicuramente per la completezza e qualità delle sue collezioni, che illustrano ben dieci secoli della storia artistica della regione. A coloro che ne percorrono le sale, l’istituzione barese riserva davvero molte sorprese e “incontri” artistici inaspettati lungo un percorso espositivo che si sviluppa in ventidue sale, alcune delle quali molto vaste e ricche di opere. Percorso affascinante, che fornisce un’ampia documentazione dell’arte pugliese – o in relazione con la Puglia – dall’XI al XIX secolo (con alcuni excursus nel contemporaneo). Il materiale esposto comprende una sezione medievale (sculture dei secoli XI-XIV, icone pugliesi dei  secoli XII-XIV, affreschi staccati), dipinti veneti provenienti da chiese della Puglia (con opere dei Vivarini, di Giovanni Bellini, di Paris Bordon, di Paolo Veronese, di Jacopo Tintoretto); scultura rinascimentale, come il grande presepe in pietra di Paolo da Cassano; pittura pugliese dei secoli XV-XVI e napoletana o di scuola napoletana dei secoli XVII-XVIII (con opere, fra gli altri, del cosiddetto Maestro dell’Annuncio ai pastori, di Paolo Finoglio, Massimo Stanzione, Andrea Vaccaro, Luca Giordano, Francesco Solimena, Francesco De Mura, Domenico Mondo, ecc.).

Particolarmente prezioso il nucleo di dipinti del pugliese Corrado Giaquinto (1703-1766), artista che gode di una fama davvero internazionale, né è da meno la raccolta di pittura dell’Ottocento (in cui spiccano Francesco Netti e Giuseppe De Nittis). Ma non basta. Fanno parte del percorso un gruppo di abiti napoletani del XVIII secolo, maioliche locali del Sei e Settecento, presepi napoletani allestiti con una scenografia semplice ed evocativa, quadretti a fili incollati, piatti in porcellana dipinta, e molto altro.

Di grande impatto, inoltre, la donazione Grieco (cinquanta dipinti di macchiaioli schierati quasi al completo e di alcuni importanti pittori italiani del Novecento, fra cui Morandi), pervenuta in donazione nel 1985 ed esposta permanentemente dal marzo 1987 e la sala del Banco di Napoli.

Un museo d’arte antica, dunque, che suscita profonde emozioni, anche se purtroppo penalizzato da una cronica mancanza di spazi che non consente a tutt’oggi di allestire sale dedicate specificamente all’arte contemporanea, di cui pure la Pinacoteca barese possiede un’interessante raccolta.

Ma, come spesso accade, le difficoltà possono diventare una risorsa e, pur con questi limiti, è stata proprio l’arte contemporanea ad essere protagonista di alcune delle più significative mostre svoltesi nel museo, direttamente nelle sale che ospitano la collezione stabile, a cominciare dal 1979, con l’esposizione dedicata a Jannis Kounellis, e proseguendo gli anni successivi con Mimmo Paladino e Carlo Guarienti, che vi hanno realizzato splendide esposizioni site specific.

Ultimo illustre “ospite”, sino al 31 marzo prossimo, Sandro Chia, con i suoi coloratissimi monotipi, e soprattutto con le ‘copie’ 1/1 di alcune delle stupefacenti statue dei guerrieri di Xi’an, risalenti al III secolo ma scoperti solo negli anni Ottanta del secolo scorso, da lui originalmente rivisitate con una cromia intensa e vivace e con segni liberi e sprezzanti che investono e trasformano le forme antiche, restituendocele in modo che i giganteschi guerrieri possano considerarsi una creazione degli anonimi figuli orientali e, nello stesso tempo, un’opera contemporanea.

Il dialogo che s’instaura tra i guerrieri di Xi’an reinventati da Chia e le opere della Pinacoteca barese che fanno loro da preziosa cornice appare perciò quanto mai sorprendente e stimolante, frutto di uno di quei magici incontri che possono avvenire solo sul terreno dell’arte e della creatività.

Clara Gelao

Foto di Giuseppe Ciliberti

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