Il ponte dello stretto di Messina doveva essere pronto entro il 2016. Così la pensava il Governo Berlusconi che aveva previsto l’inizio dei lavori per il 2010. Le cose non sono andate così e dopo le tante polemiche che da anni accompagnano il progetto, il ponte di Messina è finito nell’oblio, ingoiato dalla crisi economica e schiacciato dai vari Governi susseguiti. Il ponte sullo stretto di Messina è un’opera futuribile, oggetto di accesi dibattiti relativi a costi, utilità e fattibilità tecnica, proposta con una serie di variegati progetti di ingegneria civile, approntati in tempi diversi e con soluzioni differenti, per realizzare un attraversamento stradale e ferroviario stabile dello stretto, collegando così la Sicilia con la Calabria e la penisola italiana. L’idea infatti di collegare la Sicilia al Continente ha origini molto antiche. I primi progetti risalgono all’epoca dei romani che avevano pensato e probabilmente realizzato un ponte di barche. Questa soluzione, quasi banale, avrebbe però impedito il transito delle navi sullo stretto. Si racconta infatti che essi fossero riusciti a far transitare le truppe su un ponte di barche e botti. Il tentativo è narrato da Plinio il Vecchio che parla della costruzione, voluta dal Console Lucio Cecilio Metello nel 251 a. c. per trasportare dalla Sicilia 140 elefanti da guerra catturati ai Cartaginesi nella battaglia di Palermo durante la prima guerra Punica. Nonostante i propositi di vari Governi nel corso dei secoli (per esempio Carlo Magno e Roberto il Guiscardo), le oggettive difficoltà dovute alle condizioni ambientali dello stretto, caratterizzate dai fondali marini irregolari e molto profondi (oltre 100 m.), da tumultuose correnti marine e da forti venti in una zona a elevata sismicità, fecero sì che la costruzione di un ponte rimanesse sempre un sfida impossibile per l’ingegneria del tempo. Nel 1840 anche Ferdinando II di Borbone Re delle Due Sicilie pensò alla realizzazione di un ponte incaricando un gruppo di architetti e di ingegneri dell’epoca di fornirgli idee per la costruzione. Dopo averne costatata la fattibilità, preferì rinunciare per l’eccessivo costo dell’opera non ammortizzabile per le casse del Regno. Nel 1870 si parla dell’attraversamento stabile dello stretto di Messina con il tunnel sottomarino dell’ingegner Carlo Navone, 110 e lode al Politecnico di Torino con tesi su un passaggio ferroviario lungo 22 km. Il progetto che si ispirava a quello di Napoleone di una galleria sotto la Manica. Ovviamente non se ne fece nulla. Stesso esito per un progetto di ponte sospeso studiato nel 1883 e di una galleria sottomarina nel 1921. Nel 1934 il Genio Navale presentò un progetto di ponte tra Punta Faro e Punta Pezzo e l’anno successivo suggerì invece la posa di un enorme tubo di acciaio sottomarino per il transito ferroviario e veicolare. Ma neanche questi progetti ebbero seguito. Negli anni 50 fu presentato, in un padiglione della fiera di Messina, il primo plastico di un ponte sospeso. Negli anni 60 cominciarono gli interventi specifici del Ministero dei Lavori Pubblici. Nel 1969, l’ANAS promosse il famoso “concorso di idee per l’attraversamento dello stretto di Messina” che ebbe una partecipazione internazionale. Sei “ idee progetto” meritarono il primo posto ex aequo. Cinque prevedevano un collegamento sospeso tra le due coste e uno, noto come il “ponte di Archimede”, prevedeva un collegamento immerso nell’acqua, una sorta di tunnel a circa 30 m. di profondità. La legge 1158 del 1971 indicò la possibilità di rendere stabile l’attraversamento dello stretto fra Calabria e Sicilia. Furono però necessari altri 10 anni perché nel 1981 fosse istituita con legge la SPA “Stretto di Messina” con oltre il 53 per cento dell’IRI gestita in parte dal Ministero del Tesoro. Nel 1992 viene presentato il progetto preliminare definitivo, comprendente le relazioni tecniche, previsioni di spesa, tempi di esecuzione e la valutazione di impatto ambientale. Tra il 1981 al 1997, per il progetto vengono spesi 135 miliardi. Ma tutto resta fermo. Dopo un decennio di oblio, il ponte tornò improvvisamente sulle prime pagine di tutti i giornali durante la campagna elettorale del 2001, quando Silvio Berlusconi promise che avrebbe ripreso i lavori e che avrebbe terminato il ponte entro il 2012. Nel 2005 il consorzio Eurolink, composto tra gli altri dalla società Impregilo, vinse l’appalto e nel 2006 furono firmati gli ultimi accordi: il progetto era arrivato alla fase più avanzata della sua lunga storia. In pochi però credevano che ci sarebbero stati altri passi in avanti, la ragione di questo scetticismo sono gli immensi ostacoli che la costruzione del ponte presenta ancora
oggi, come le difficoltà tecniche, la sismicità della zona, i dubbi sulla sua utilità economica e i costi, stimati in più di 6 miliardi di euro. Come molti avevano previsto, questi problemi bloccarono ogni ulteriore progresso. Il progetto fu fermato dal Governo di Prodi entrato in carica nel 2006, ci fu un tentativo di ripartenza nel 2008 con il nuovo Governo Berlusconi, ma nel 2012 il Governo Monti bloccò il progetto in una maniera che sembrò a molti definitiva. Nel 2013 la società “Stretto di Messina” SPA fu messa in liquidazione e da allora è gestita da un commissario. Nel 2016 il Presidente del consiglio Matteo Renzi ripropose la realizzazione del ponte affermando che avrebbe portato alla creazione di 100 mila posti di lavoro, data la portata dell’opera, con un impatto sulle economie regionali e locali assicurato, sia nella fase di cantiere che in quella successiva di gestione. Nessuno sa con esattezza quanto sono costati questi decenni di progettazioni, studi e false partenze. Nel 2009 la Corte dei Conti ha stimato che soltanto nel periodo 1982-2005 siano stati spesi quasi 130 milioni di euro. Altre stime portano il costo totale a circa 600 milioni di euro. E’ una cifra che potrebbe quasi raddoppiare se lo Stato dovesse perdere la causa con Eurolink, la società che aveva vinto l’appalto per la costruzione del ponte e che oggi chiede 79 milioni di euro più interessi come risarcimento danni. Molti in realtà pensano che il ponte di Messina sia soltanto una specie di chimera usata dai politici per raccogliere consensi in vista di importanti consultazioni elettorali. Obbiettivamente la lunghissima storia del progetto testimonia anche una intrinseca difficoltà dovuta alle eccezionali condizioni ambientali e alle prestazioni richieste al manufatto: fondali molto profondi, forti correnti marine, traffico marittimo intenso, zona altamente sismica, zona con venti fortissimi. Però esistono già molti ponti sospesi costruiti in aree ad altissimo rischio sismico (anche superiore a Messina): ad esempio i 3 ponti sospesi sul Bosforo, il ponte californiano sul Golden Gate, molti ponti cinesi e tutti quelli giapponesi. Inoltre la costruzione del ponte diminuirebbe l’inquinamento marino e ambientale prodotto dal transito dei traghetti dello stretto. Il ponte sarebbe poi un’opera maestosa, che darebbe prestigio all’Italia e sarebbe un’importante attrazione turistica. Si tratterebbe di un’opera sociale, utile al rilancio del trasporto ferroviario tra la Sicilia e il Continente, sia di merci che di viaggiatori, quasi del tutto svolto dai mezzi su strada. Il ponte infatti, potenzialmente, permetterebbe il proseguimento dei servizi ferroviari ad alta velocità fino alla Sicilia. L’unica criticità è invece legata al costo dell’opera. In conclusione un dibattito quello sul ponte sullo stretto di Messina paragonabile a una storia infinita accompagnato costantemente da polemiche.