Promotori turistici o Promozione della Cultura?

È di questi giorni la bufera scoppiata in regione Emilia Romagna sul cachet riconosciuto a noti personaggi pubblici locali, per attività di promozione turistica.

Naturalmente oggetto del dibattito politico non è il valore intrinseco dei testimonial, bensì la mancanza di trasparenza sulle cifre destinate dalla Giunta regionale per tale incarico.

Abbandonando qualsiasi romanticismo, che vorrebbe un attaccamento sublime alla propria Terra e alle proprie genti, e che farebbe presupporre una donazione gratuita, o quasi, della propria immagine, crediamo sia corretta una retribuzione per l’attività di sponsorizzazione delle bellezze del territorio, ma ancor più necessario, in un momento di severa crisi economica, ragionare come e dove impiegare fondi pubblici e darne giusto riscontro alla cittadinanza.

Spesso si è discusso della gestione del patrimonio artistico e culturale della Penisola. L’Arte, nostro bene diffuso, presente anche in borghi minori, da scoprire in inaspettate bellezze. Il Paesaggio naturale, così ricco e variegato, animato da montagne antiche e giovani picchi dalle colorazioni incantevoli, da coste lunghe e frastagliate, isole, penisole. Il Clima, mite e temperato, che un mare interno, come un immenso lago, ci destina. Il Cibo ricco di sapori autentici e tipici, da definire non la “cucina italiana”, bensì le cucine locali che la compongono.

Un viaggio in Italia è un percorso nella Storia, nella Bellezza, uno stupore sempre nuovo, che avvolge tutti i sensi, nella scoperta e riscoperta di questo Paese.

Il turismo, attività umana che direttamente beneficia di tale patrimonio, andrebbe forse rivisto nel profondo, come modalità e come offerta. Si dovrebbe ripensare il modo di fare impresa; facilitare l’accesso ai giovani; creare opportunità di impiego diretto degli studenti e delle studentesse di materie artistiche e umanistiche; concertare con le Università programmi di studio che possano essere di immediato utilizzo nel mondo del lavoro; offrire soluzioni alle esigenze per tipologia di turista: pacchetti famiglia, anziani, disabili, coppie o single, con l’utilizzo della tecnologia ad ausilio della lettura e comprensione del territorio; rivedere gli iter burocratici per concessioni, permessi e abilitazioni; creare un albo professionale degli addetti al turismo; ispezionare i luoghi di accoglienza e innalzare il livello di qualità dell’offerta, presidiando e tutelando il fruitore dei servizi; recuperare spazi per l’espressione artistica e l’associazionismo culturale; restituire alla collettività musei, sale espositive, biblioteche, edifici storici, lasciati all’incuria e all’abbandono; ampliarne la fruibilità temporale e spaziale; creare percorsi di eccellenza sulle vie del gusto, dell’arte, del divertimento…di progetti e di possibilità ce ne sono numerosi. Di fondi e finanziamenti non utilizzati, altrettanti.

La pandemia ha messo in luce l’estrema fragilità di un sistema obsoleto che necessita un pronto e radicale intervento. Forse, per questo, sarebbe auspicabile un impegno diffuso, di volti noti al grande pubblico, di talenti nazionali e di gente comune, di politici, storici, cultori della materia, studiosi, studiose e studenti, studentesse, uniti nella difesa di tanta fortuna, copiosamente elargita dalla Natura e dal genio umano, avversando ecomostruosità, abusivismo, vilipendio dei beni comuni ed uso improprio della Cultura.

Per questo, più che per l’importo corrisposto, l’utilizzo di testimonial, avulsi da un programma di sviluppo, resta un modo vecchio di gestire la Grande Bellezza.

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