Tutti conoscono il meccanismo delle inserzioni pubblicitarie: queste piattaforme vendono spazi pubblicitari per le aziende in cerca di visibilità. Ma come hanno fatto, concretamente, a rientrare fra le aziende con il fatturato annuale più alto nella storia dell umanità?
(70,7 miliardi per facebook, 136,81 miliardi per google) Oltre all’ ovvia elusione delle tasse tramite delocalizzazione, la loro forza si basa sulla certezza, che una volta pubblicizzato un prodotto, questo venderà. La potenza e l’affidabilità di queste piattaforme deriva dalla qualità delle loro previsioni. I modelli che riescono a generare non si limitano a prevedere cosa potrebbe piacere agli utenti, ma scavano ad un livello molto più profondo. Sorvegliano ed immagazzinano tutte le azioni che ogni utente svolge giornalmente, per poter elaborare e studiare profili psicologici sempre più accurati. Sono in grado di dedurre il loro stato emotivo, il perchè fanno una determinata azione oggi e sulla base di queste informazioni riescono a predire anche come staranno , cosa faranno domani.
La comunità scientifica si è interessata al tema in più occasioni, indagando gli effetti di queste piattaforme sulla psiche degli utenti. Nel 2016, uno studio svolto dal dipartimento di psicologia della Stony Brook University, mette in relazione la bassa qualità di interazioni on-line con sintomi di depressione come bassa autostima, difficoltà nella concentrazione, senso di fatica.Nel 2011, La Nottingham Trent University ha analizzato 43 studi che indagavano la gravità della dipendenza da social media e conclude che, quando essa si verifica, andrebbe tratta da personale esperto.
Si è scoperto anche che da quando le generazioni più giovani hanno cominciato ad usare i social c’è stato un incremento dell’ansia, di abbandoni scolastici, di suicidi.
In pochi hanno collegato questi fatti all’abuso dei social media, e finchè questo non verrà riconosciuto come problema dall’opinione pubblica le istituzioni non lo prenderanno sul serio.
Perchè ormai questo è diventato: un problema.