Il biglietto da visita del Maestro Mario Salvo è indubbiamente il colore che, steso su tavolette di legno, cattura l’attenzione dello spettatore suscitando dapprima sensazioni estemporanee di piacevole stupore e, poi, emozioni diversificate in base alla filtrante esperienza personale.
“Cromosintesi”, il titolo della mostra che caratterizza il recente periodo dell’artista, è un esempio di come, anche con le parole, si possa pervenire alla descrizione di un fenomeno che non solo è frutto di una tecnica molto particolare, e cioè la spatola, ma è anche l’apice di una carriera artistica in un tutt’uno con la vita del Maestro.
A ben vedere, la parola “cromo” è sinonimo di colore che, sin dal sanscrito per arrivare poi al greco e al latino, si traduce in “oscurità” e in “esclusione”. Nella realtà fisica il colore è quella materia che fisicamente assorbe le radiazioni di tutti gli altri eccetto quello che, respingendone le radiazioni, riusciamo a percepire. Con le opere di Salvo tutto ciò viene miracolosamente disatteso, osservando un tripudio di colori che esalta la policromia infinita. Questo “aggiungere”, non a caso, viene brillantemente descritto dalla parola “sintesi”, che nel significato filosofico (basta ricordare i famosi “giudizi sintetici a priori” di kantiana memoria) implica un arricchimento del sapere e non già una diminutio.
L’idea del contrasto, del resto, è insita nell’opera salviana. Come non rilevare l’assolutezza delle masse cromatiche, che si ergono possenti come fossero pietre, al cospetto di eleganti ed esili linee che ricordano le esperienze di vita del Maestro?
I dolori e le gioie di Mario ricorrono, del resto, anche nella continua alternanza tra un’aria vagamente nostalgica, notare i toni dei rossi con struggenti terre e romantici rosa, e un’esplosiva gioia, fatta di colori talora acidi ma comunque fortemente lusinghieri.
Figurativo o astratto? Mario non risolve il dilemma ma pone lo spettatore in una condizione di continua interpretazione, una soluzione perennemente in fieri, un neoclassico ciclo dell’eterno ritorno. La figura si dissolve nell’astratto che, a sua volta, crea di nuovo la figura. La querelle fa il paio con quella squisitamente tecnica e puramente teorica: la materica spatola supera il fine pennello? L’unica risposta che mi sovviene è che quando un artista con la spatola incontra un artista con il pennello, quest’ultimo perde la profondità della luce…
P.S. Il Maestro Mario Salvo inaugurerà la sua mostra personale, dal titolo “Cromosintesi”, venerdì 2 ottobre alle ore 18.00 presso la Galleria Arte Contesa in via Margutta 90, Roma.