Nel cuore di Roma , a due passi dal centro storico si trova uno dei quartieri più caratteristici della città. In realtà non un vero quartiere, ma un angolo di Roma dalle fattezze inaspettate e bizzarre, un complesso di 26 palazzine e 17 villini con un fantastico miscuglio di arte Liberty, Art Decò, con infiltrazioni di arte Greca, Gotica, Barocca e addirittura Medievale. Questo angolo di Roma nasce nel 1915 per volontà della Società Anonima Edilizia Moderna che incaricò l’architetto Luigi Coppedè di realizzare un complesso abitativo con funzione di raccordo tra Parioli ed i nuovi per l’epoca quartieri Trieste e Salario. La commissione edilizia chiese a Coppedè di dare al quartiere un impronta romana e lui riuscì perfettamente a coniugare lo stile Liberty con quello a lui richiesto, inserendo le cornici e le modanature come si faceva nella Roma Imperiale, ricreando un arco che ricorda gli archi di trionfo con l’uso del marmo e travertino, realizzando qualcosa di stupefacente e mai visto nella capitale. Alla morte di Coppedè, avvenuta nel 1927, fu incaricato l’architetto Paolo Emilio Andrè che portò a termine l’ambizioso progetto. Oggi, quando si passa dal traffico di Viale Regina Margherita allo spazio dove sorgono gli edifici fiabeschi del quartiere Coppedè , sembra di entrare in un altro universo. Al centro della piazza del Mincio zampilla la Fontana delle Rane, realizzata nel 1924 in stile Barocco in cui peraltro fecero il bagno i Beatles dopo un loro concerto tenutosi al vicinissimo Piper. Tutto intorno architetture finemente decorate di stucchi e affreschi spiccano il Palazzo del Ragno, che è di ispirazione Assiro-Babilonese e si contraddistingue per un grande ragno sulla facciata , il Villino delle Fate con una decorazione che rappresenta Roma Firenze e Venezia con archi e fregi Medievali, realizzato con la fusione di diversi materiali come il marmo, il laterizio, il travertino, la terracotta, il vetro, e il Palazzo detto “Ospes Salve” in cui si invitano gli ospiti ad entrare. Notevole anche il grande lampadario in ferro battuto che si trova sotto all’arco di ingresso che congiunge i Palazzi degli Ambasciatori e la decorazione del soffitto. Alcuni hanno identificato una serie di significati simbolici nel quartiere Coppedè, legati in particolare ad un percorso iniziatico di tipo Massonico. Il lampadario posto sotto l’arco sarebbe un simbolo di luce legato alle pratiche massoniche, così come i vari rimandi al tempio di Salomone. La densa simbologia massonica si arricchisce di allegorie, l’eclettismo delle architetture che rimandano al Rinascimento, al Neogotico, al Liberty permettono molte diverse interpretazioni per questo quartiere. Gli animali che vengono scelti sono senz’altro significativi: il ragno e le api ad esempio sembrano rimandare al lavoro e alla costruzione di elementi perfetti (la ragnatela e l’alveare con la loro simmetria hanno sempre affascinato l’essere umano). Le rane e le fate sarebbero invece da intendersi come creature di passaggio tra un mondo e l’altro: la terra e l’acqua, il reale e il fantastico. L’abitato è talmente suggestivo da aver ispirato registi famosi come Dario Argento che lo ha utilizzato come location dei film “ Inferno” e “l’Uccello dalle Piume di Cristallo” ( si presta molto bene ad ambientazione horror) , Nanni Loy in “ l’Audace Colpo dei Soliti Ignoti” con Vittorio Gassman ecc. Il quartiere Coppedè si sarebbe dovuto chiamare “quartiere Dora”, dal nome della via che parte dall’arco di ingresso, ma venne giustamente dedicato al grande architetto morto prematuramente. Solo soffermandosi sui particolari dei singoli edifici progettati dal fantasioso architetto fiorentino, che vantava una discendenza da parte materna da Benedetto da Magliano, si può capire la grandezza dell’estro creativo di quest’uomo. Che si voglia leggere nella sua opera un discorso simbolico esoterico e massonico, o solo perdersi nella sua ricerca di armoniosa varietà di stili, la visita in questo quartiere risulterà, oltre che interessante, anche affascinante.