Raffaele Centonze, l’architetto socio-etico.

Poter dialogare e confrontarsi con l’architetto Raffaele Centonze, è un vero piacere, perché le sue parole, ben ponderate e calibrate, sono sempre cariche di immagini visive straordinarie, che con impeccabile capacità ti sa offrire e regalare. E per addentrarci nel mondo straordinario dell’architettura chiedo a Centonze se concorda con Le Corbusier, il quale sosteneva che l’architettura è un fatto di arte, che suscita emozioni al di fuori dei problemi di costruzione. Anche Mies Van der Rohe, ci risponde Centonze, affermava che l’architettura inizia laddove il problema tecnico è superato. Dunque, sì, concorda. L’architettura, sostiene Centonze deve tener conto di tante esigenze tecniche e strutturali, risolte le quali, instaura una relazione “emotiva” ed “empatica” fra il bene e chi lo ascolta, lo studia e lo riprogetta per restituirlo ai fruitori contemporanei non privo di quell’aurea che ne ha determinato il suo indiscusso valore.

L’architettura è qualcosa che da armonia ed emozione creando i luoghi dove va in scena la vita quotidiana. L’armonia nelle forme, nei colori, nei percorsi, dona benessere, emozionando. L’emozione è tanto più grande quanto più l’opera progettata si integra con il paesaggio senza modificarlo ma completandolo, servendolo.

E’ Fondamentale per il progettista la consapevolezza dei propri limiti…il nosce te ipsum… la consapevolezza dei limiti dell’uomo rispetto all’opera di Dio. Quindi, l’architettura come continuazione dell’opera della natura. E’ indiscutibile che il senso del bello come anche quello dell’armonia, è soggettivo. Tant’ è vero che Gaudì osservando i progetti di Le Corbusier li assimila a delle casse di imballaggio depositate sul marciapiede della stazione pronte per essere caricate, “alcune delle quali somigliano a degli scaffali, quest’uomo” (parlando di Le Corbusier ) “ha la mentalità del falegname”. Detto questo, afferma Centonze, che lo sforzo più grande dell’architetto è quello di riuscire ad emozionare chi abita gli ambienti progettati, rendendosi conto che si sta sulla buona strada, quando durante la realizzazione dell’opera, si entra in cantiere e si avverte quel pizzico nel petto che toglie il fiato.

La passione di Centonze nasce dall’attrazione per le masserie e per i fabbricati rurali in generale. Inizialmente pensava che non ci fosse alcuna connessione tra le masserie e l’urbanistica in generale. Però, studiandole e approfondendole capì che esempio importante di architettura ed urbanistica siano questi vecchi fabbricati che costituivano nuclei insediativi al di fuori dei centri urbani. Trovando delle similitudini tra le masserie fortificate e la città ideale di Ledoux e Boullée.

Una passione questa, che gli ha permesso, nel corso del tempo di sviluppare questa sua attitudine verso i vecchi fabbricati, per cimentarsi in importanti ristrutturazioni per il settore residenziale e commerciale recuperando numerosi fabbricati rurali di grande interesse storico artistico in Italia e anche all’estero. E le sue realizzazioni sono così caratteristiche e di una bellezza eccelsa, che sono state pubblicate su tutte le riviste principali nazionali ed internazionali. Riconoscimenti che hanno reso l’architetto Centonze, uno dei più accreditati professionisti del Contemporary Style.

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