Per la prima volta a Roma, esattamente nella Pinacoteca dei Musei Capitolini è esposto il “Ritratto di Eleonora Gonzaga, opera realizzata nel 1622 dalla pittrice romana Lucrina Fetti e prima situato a Palazzo Ducale di Mantova.
Arriva infatti da Mantova, l’unico ritratto firmato e datato dalla rilevante artista; sul retro come riportato da Ozzola nel 1949, si leggeva: “Suor Lucrina Fetti romana in S. Orsola, Mantova, ha fatto, 1622”.
Si trova nella Città Eterna, per la prima volta, in virtù di un accordo tra la Sovrintendenza Capitolina – Direzione Musei Civici, la Fondazione Palazzo Te e il Museo di Palazzo Ducale di Mantova, il dipinto “Ritratto di Eleonora Gonzaga”.
L’esposizione è stata inaugurata giovedì 8 giugno, con una visita guidata tenuta dalla Direttrice della Direzione Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina Ilaria Miarelli Mariani, e sarà aperta al pubblico fino all’1 ottobre 2023.
La tela, appartenente all’Accademia Nazionale Virginiana, è in visione nella Pinacoteca dei Musei Capitolini all’interno della VI sala rivolta alla pittura bolognese e dell’Italia settentrionale, identificandosi come una delle composizioni più significative di Lucrina Fetti.
I Musei capitolini situati nel Palazzo dei Conservatori e nel Palazzo Nuovo, rappresentano il più antico museo pubblico del mondo, grazie alla donazione del 1471 da parte di Sisto IV di alcune opere precedentemente ospitate in Vaticano.
Nel Cinquecento Leone X e Pio V estesero la collezione, ma fu specialmente nel 1734 con l’ottenimento dei marmi antichi della collezione Albani che il museo si ampliò sensibilmente. Con Roma Capitale si occupò anche il Palazzo dei Conservatori e si costituì, nel 1925, il Museo Nuovo e il Braccio nuovo nel 1952.
I musei sono determinati da una collezione di marmi e bronzi classici, dalla Pinacoteca e dal Medagliere.
La Pinacoteca capitolina nasce con l’acquisizione da parte di Benedetto XIV Lambertini delle collezioni della famiglia dei marchesi Sacchetti e dei principi Pio di Savoia. Nel 1748 la casata Sacchetti, a causa dei creditori, dovette purtroppo vendere una ingente parte della propria collezione di dipinti. Le mediazioni furono attuate dal cardinale Valenti Gonzaga, Segretario di Stato e famoso collezionista, che comprò per conto del papa 187 quadri.
Nel 1818 la maestosa pala con il Seppellimento di Santa Petronilla del Guercino, ritornata in Italia dalla Francia, fu collocata nell’omonima sala. Tra Ottocento e Novecento fu acquistato il piccolo gruppo di opere su tavola del XIV e del XV secolo dalla collezione Sterbini.
Nella Pinacoteca Capitolina sono presenti attualmente anche prestigiosi nuclei di arte decorativa e applicata, tra cui il più cospicuo è il lascito Cini di porcellane.
Essa è sotto la giurisdizione del Comune di Roma dal 1947.
La Pinacoteca possiede dipinti di Caravaggio, Tiziano, Pieter Paul Rubens, Annibale Carracci, Guido Reni, Guercino, Mattia Preti, Pietro da Cortona, Domenichino, Giovanni Lanfranco, Dosso Dossi e Garofalo.
L’esposizione del”Ritratto di Eleonora Gonzaga” in questo insigne luogo rappresenta un atto fondamentale per la ricostruzione della presenza delle donne nel sistema dell’Urbe a livello artistico. Infatti vi sono lavori
di Maria Luisa Raggi, quattro paesaggi con rovine esposti nella Galleria Cini; moglie del famoso pittore Pierre era invece la romana Maria Felice Tibaldi Subleyras con la piccola copia del quadro del marito: Cena in casa del fariseo del 1748.
Lucrina Fetti nasce a Roma da una famiglia di artisti, è figlia di Ortensia Cappella e di Pietro, che ha una celebre bottega di produzione pittorica. La data di nascita è intorno al 1589; ella passa la propria infanzia a Roma e riceve la prima formazione artistica nell’ambiente familiare. Come era uso per le artiste donne fra il XV e il XVII secolo, impara a dipingere con Domenico, suo fratello, anche se non si conoscono opere anteriori al suo spostamento a Mantova. Nel 1614 con Domenico, invitato dal duca Ferdinando di Gonzaga alla corte di Mantova, diede a Giustina ed alle due sue sorelle (Caterina e Brigida) gli scudi indispensabili quale dote per entrare nel convento. Diventata monaca lascia il nome di Giustina per Lucrina ed accede nel convento di Sant’Orsola, istituzione religiosa voluta da Margherita Gonzaga (1564-1618) sorella di Ferdinando IV e vedova di Alfonso d’Este. Fondata nel 1599, entrarvi voleva dire far parte di una delle corti femminili più raffinate d’Europa, nel primo Seicento due erano infatti le istituzioni principali nella Mantova dei Gonzaga: la corte ducale e il monastero di Sant’Orsola.
Margherita Gonzaga, nonostante non avesse mai preso i voti, vi risiedette creando così un luogo di incontro e di cultura, in cui le giovani principesse Gonzaga e le nobili della città ricevevano una profonda istruzione prima del matrimonio.
Nel convento fu educata dal 1611, la nipote Eleonora Gonzaga, 1598-1655, in quel periodo tredicenne e ne uscì soltanto al momento di sposare l’Imperatore Ferdinando II d’Asburgo nel 1622. Margherita appassionata d’arte, fece decorare il convento con affreschi e dipinti e Lucrina fu pertanto una delle più illustri interpreti della vita artistica della seconda istituzione del potere gonzaghesco, una corte parallela non meno rilevante di quella ducale.
Nel convento quindi Lucrina si dedicò alla pittura, rappresentante femminile fondamentale del periodo. Le tematiche religiose, chiaramente, determinarono le composizioni dell’artista influenzate dalla corrente barocca nella drammaticità, nella plasticità delle forme e nella preziosità degli abiti; i suoi quadri erano esposti nel convento e nella chiesa di Sant’Orsola.
Altra qualifica era inerente alla ritrattistica, tanto è vero che negli appartamenti privati di Margherita Gonzaga erano ubicati e mostrati sette dipinti che come soggetto avevano la medesima duchessa o altre donne della famiglia.
La sua destrezza e bravura pittorica è menzionata ne “Le vite de’ pittori di Giovanni Baglione, Roma 1642, che fu a Mantova nel 1621: Lucrina “esercitava il talento della pittura e con buona maniera e con amore operando”.
Muore intorno al 1673. Giovanni Alessandro Martinelli che generalmente partecipava ai funerali dei duchi di Mantova, venne deputato a leggere il suo elogio funebre, e ciò testimonia la stima della famiglia Gonzaga per la pittrice.
I lavori più belli dell’artista sono, come già citato, i ritratti delle nobildonne della casata Gonzaga, tra cui due di Margherita e quello della Pinacoteca presentato di Eleonora.
Eleonora era la figlia minore del Duca Vincenzo, 1562-1612, e di Eleonora de’ Medici, 1567-1611, e alla morte di quest’ultima fu affidata alla zia Margherita che la accolse dalle orsoline fino alle nozze appunto con l’imperatore Ferdinando d’Asburgo.
Il “Ritratto di Eleonora Gonzaga”, olio su tela ( 201,8 x 119,9 cm.) a figura intera, fu effettuato da Lucrina proprio grazie a tale prestigioso matrimonio: infatti sulla sinistra del corsetto della duchessa vi è un pendente con il monogramma del casato asburgico mentre sul tavolo abbiamo la corona imperiale e una lettera con la dicitura “alla Sacra Maestà Imperatrice Gonzaga”.
Eleonora è raffigurata in vesti maestose e nobili, rispondente al ruolo che andava a ricoprire alla corte di Vienna. La maestria di Lucrina Fetti è lampante nella manifesta resa della veste di broccato intessuto in fili d’oro, nei pizzi della gorgiera e nella pennellata vivace del tendaggio rosso che fanno risultare il quadro uno dei più splendidi dell’artista.