La Galleria Corsini mette in mostra l’intenso dialogo tra l’arte classica e quella moderna con la sorprendente retrospettiva ‘Robert Mapplethorpe – L’obiettivo sensibile’
Nel trentennale della morte del celebre fotografo newyorkese Robert Mapplethorpe, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma – Galleria Corsini gli dedicano una interessate quanto originale retrospettiva, dal titolo molto evocativo e pregno di significati: ‘Robert Mapplethorpe – L’obiettivo sensibile’.
Inaugurata il 14 marzo e visibile fino al 30 giugno, e curata da Flaminia Gennari Santori, questa mostra s’inserisce all’interno di un progetto di più ampio respiro portato avanti, con un certo coraggio, dalla stessa Galleria Corsini, già in questi anni, un progetto focalizzato proprio sul dialogo e l’intreccio tra passato – rappresentato, appunto, dalla straordinaria quadreria settecentesca della Galleria – e il presente, con l’arte contemporanea e moderna, che ha linguaggi e narrazioni apparentemente diverse da quelle del passato, ma con le quali il dialogo risulta ancora più intenso e profondo di quanto si possa immaginare.
Robert Mapplethorpe è considerato ancora oggi il fotografo dello scandalo, quello a cui piace semplicemente shockare l’osservatore con i suoi scatti.
Ecco, nulla di più falso! Mapplethorpe era un indagatore curioso della realtà osservata, il suo sguardo fotografico uno scalpello con cui cesellare i suoi soggetti ritratti.
Il suo obiettivo non era quello di suscitare scandalo nell’osservatore che posava il suo sguardo sulle sue opere fotografiche, quanto creare stupore perché i suoi scatti raccontavano qualcosa di inatteso e inaspettato, qualcosa di non conosciuto perché mai visto prima.
Quelle sue immagini così forti, con i suoi nudi, con le continue allusioni e rimandi sessuali che emergono dai suoi scatti, non sono il gioco di un provocatore, ma la continua ricerca sperimentale di un fotografo che sfida l’ignoto, che non ha paura di osare, di cercare nuovi linguaggi artistici, di avvicinarsi sempre più all’alto valore di una conoscenza più profonda e vera. Ecco, Mapplethorpe è riuscito a trasformare un bisogno proprio di conoscenza in un qualcosa di altamente artistico e tremendamente bello.
Anche per questo, queste quarantacinque sue immagini esposte qui alla Galleria Corsini, inserite tra opere pittoriche classiche, non risultano per nulla dissonanti o fuori luogo.
L’idea che sottintende tale retrospettiva è proprio quella di creare continui rimandi, somiglianze, evocazioni, connessioni, sia tematiche che compositive, tra i preziosi quadri della Galleria Corsini e il corpus fotografico del geniale e anticonformista Robert Mapplethorpe, che sorprenderà molto il visitatore.
Perché negli scatti fotografici di Robert Mapplethorpe c’è etica ed estetica, c’è un profondo e limpido senso geometrico, c’è la forma e il contenuto, c’è un respiro che anima questi scatti, e induce l’osservatore a soffermarsi più a lungo su di essi, alla ricerca di ogni minimo particolare.
La stessa idea artistica che anima ogni pittore, scultore o artistica più in generale, di qualunque secolo esso sia. Inoltre, nel Settecento, in ogni palazzo nobile, i quadri venivano appesi alle pareti seguendo un ordine ben preciso, rispettando cioè, criteri di simmetria, e creando, così, una visione d’insieme euritmica e varia, affinché l’occhio pigro dell’osservatore venisse stimolato continuamente all’individuare le assonanze e le differenze tra le diverse opere esposte.
Inserire oggi queste fotografie in bianco e nero tra le pitture a olio di artisti italiani e fiamminghi, crea un intenso e profondo dialogo tra classicità e contemporaneità, e induce il visitatore a compenetrare le opere esposte, a osservarle attentamente per individuare ogni loro minimo particolare, ogni sfumatura, lasciando, così, il loro sguardo più a lungo sulla singola opera esposta piuttosto che farlo posare fugacemente da una all’altra in modo banale e repentino.
E c’è anche un altro aspetto che lega Mapplethorpe con la Galleria Corsini: il fotografo newyorkese era un maniaco del collezionismo, in particolar modo fotografie storiche, una passione, questa, che condivideva con il suo compagno Sam Wagstaff. Una ‘mania’, quella di Mapplethorpe, poi non così dissimile dalla stessa mania collezionistica del cardinale Neri Maria Corsini, che già nel Seicento, iniziò a raccogliere, nel suo palazzo, raffinate opere di pittori italiani, per lo più della scuola romana, bolognese e napoletana, e pittori fiamminghi.
Allora la Galleria Corsini appare così, il luogo ideale dove dar vita a questo stupefacente divertissement tra classismo e contemporaneità, dove le opere del passato e quelle moderne, pur con linguaggi e tecniche differenti tra loro, possano dialogare proficuamente tra loro, stupendo e affascinando il visitatore/osservatore.
Daltra parte, come affermava lo stesso Mapplethorpe, il compito dell’arte è proprio quello di “aprire gli occhi della gente, far capire loro che tutto può essere accettato”. Perché la realtà “non è ciò che appare, ma il modo in cui essa viene fotografata”.
‘Robert Mapplethorpe – L’obiettivo sensibile’
Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma – Galleria Corsini
Via della Lungara, 10
Dal 14 marzo al 30 giugno 2019
Tel. 06 4824184 www.barberinicorsini.org