Roma – a pochi passi dal fiume Tevere affiorano mosaici di marmo arrivati nella Capitale dall’Egitto, dalla Tunisia e dall’antica Sparta.
Gli scavi hanno portato alla luce quella che sembra essere una piccola basilica cristiana, o forse chissà una domus suburbana.
Lo scavo è stato aperto pochi mese fa fa dopo il rinvenimento dei resti da parte di alcuni dipendenti dell’Acea che scavando per lavori di manutenzione si sono imbattuti in questa antica struttura.
L’operazione di recupero, come molte altre ce ne sono state in passato, tra la Soprintendenza e la multiutility è andata avanti in modo proficuo.
Per ora la scoperta emersa lungo le sponde del Tevere resta avvolta nel mistero, tra la meraviglia e lo stupore di studiosi e archeologi, non tanto per il ritrovamento in sé (considerando che la Capitale è piena di questi reperti), quanto per la natura del manufatto.
Un’area lunga 30 metri per 135 metri quadrati totali che conserva in sè più ambienti, protagonisti di un enigma a pochi passi dal tracciato delle antiche via Cassia e Flaminia che proprio a Ponte Milvio si biforcano.
I pavimenti di questa domus sono adornati con marmi gialli tunisini e porfido rosso egiziano, materiali pregiati che lasciano presagire ad un luogo pubblico di culto.
Ad arricchire il dilemma un abside e tre diverse tombe (contenenti ossa) che sembrano indicare le cosiddette sepolture “cappuccine”, riservate ai poveri.
Anticamente l’area di Ponte Milvio era una zona cimiteriale e dunque non sarebbe da escludere l’ipotesi che lì ci fosse un luogo di riposo.
Il punto è stabilire la connessione di parti adornate con materiali di pregio e zone adibite alla sepoltura.
Le prime analisi e i primi studi hanno portato alla luce una stratificazione complessa.
Sotto al ritrovamento esistono delle strutture dedicate a funzioni commerciali e risalenti al I-II secolo dopo Cristo, che vengono obliterate da questa costruzione nuova che non si fonda sulle preesistenti come spesso accadeva.
Nasce così una realtà totalmente indipendente rispetto alla stratigrafia sottostante che si caratterizza per una funzione che non ha nulla a che vedere con gli aspetti produttivi che un tempo sorgevano proprio sul Tevere, crocevia primario per l’economia della città.
Un’area ricca, di grande decoro, piena di mosaici che caratterizzavano le costruzioni.
Purtroppo lo scavo non è potuto andare oltre, perché la struttura si sviluppa al di sotto del lungotevere e in virtù della posizione durante l’inverno viene ricoperta dalle acque.
Verrà quindi ricoperta da un tessuto protettivo e tramite interventi conservativi sistemata.
Sarà presto realizzata un’opera in 3D per poterla far ammirare da tutti.