“ROMA, A PORTRAIT. FESTIVAL DELLE ACCADEMIE E DEGLI ISTITUTI DI CULTURA STRANIERI” E “DIETER KOPP. TRADIZIONE E LIBERTA’”, A PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI IN ROMA.

Palazzo delle Esposizioni, accoglie dal 10 maggio al 30 luglio due mostre di altissimo livello: “Roma, a portrait. Festival delle Accademie e degli Istituti di Cultura stranieri” e “Dieter Kopp. Tradizione e libertà”.

“Il Festival delle Accademie e degli Istituti di Cultura è un progetto di respiro internazionale che rispetta la vocazione di Roma, Capitale della Cultura da sempre, in cui giovani artisti provenienti da tutto il mondo si sono formati o hanno completato il loro percorso di formazione personale e artistico. Anche alla luce del prossimo Giubileo e della sfida dell’Expo ci è parso necessario ricordare questa vocazione cosmopolita di Roma e provare a fare incontrare le tante energie internazionale che ogni giorno promuovono la cultura della città”, illustra l’Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor.

“Roma, a portrait” è la prima edizione di un progetto che tramuterà, annualmente, Palazzo delle Esposizioni in un osservatorio privilegiato sulle visioni e sulle ricerche degli artisti e studiosi stranieri che passano un periodo di residenza nell’Urbe, ospiti delle Accademie e degli Istituti di Cultura che hanno sede in tale città sin dal Seicento.

L’esposizione è curata da Cecilia Canziani, con Francesca Campana e Giulia Gaibisso, è promossa da Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, Azienda Speciale Palaexpo, co-prodotta dal MACRO e Zètema Progetto Cultura con la direzione artistica di Marco Delogu, ed è organizzata da Azienda Speciale Expo con la collaborazione di molteplici Ambasciate e Istituti.

La narrazione della rassegna comincia dai primi anni del XIX secolo, momento in cui il confronto tra i differenti personaggi importanti e scuole nazionali d’arte è notevolmente florido, specialmente nelle comunità temporanee che si creano d’estate, nel momento in cui vengono lasciati gli atelier in città ed i pittori si ritrovano nel suo hinterland per dipingere en plein air.

La mostra riunisce lavori di artisti che nel corso del tempo, uniti dall’esser stati residenti nelle Accademie e negli Istituti di Cultura stranieri a Roma, descrivono Roma come una risorsa, come un prodotto che nonostante sia espresso con distacco ne ricompone la formazione costituente e tradizionale.

Quale genere pittorico, il paesaggio è progressivamente flettente nel percorso espositivo in medium e forme diverse. Diviene un compendio di elementi, processi, relazioni, abitudini, sguardi, simultaneamente inerente all’individuo, alla natura, alla totalità delle forme e delle possibilità del territorio e dell’ambiente.

La XIII edizione del festival è rivolta al Ritratto, interpretato non soltanto quale genere che ha accompagnato fin da principio la storia della fotografia, ma anche come mezzo di indagine della società contemporanea.

Il tema del ritratto è trattato ricostituendo il percorso storico e la funzione all’interno dell’arte contemporanea della letteratura e del cinema, evidenziando l’interazione che unisce la fotografia ai campi di studio antropologici, filosofici, sociologici e semiotici.

Si possono trovare nel ritratti i diversificati contenuti della rappresentazione fotografica come atto di conoscenza dell’altro. Contemporaneamente si può esplorare la relazione tra gli uomini e la collettività, ed i processi che, mediante la fotografia dell’altro, consentono la rappresentazione del proprio io esteriorizzato in antitesi o in alternativa all’autoritratto.

Inoltre si sottolinea il rapporto che c’è fra la fotografia e la tecnologia e soprattutto su come le ultime rivoluzioni digitali stiano condizionando i modi di rappresentazione e l’attività fotografica, fino a diventare concetto appartenente all’opera artistica.

La retrospettiva ospita opere e interventi di Elvira Amor, Giacomo Balla, Sara Barker, Yasmina Benabderrahmane, Carla Boserman, Simon Callery, J. B. Camille Corot, Danica Dakic, Catriona Gallagher, Josè Guerrero, Ernest Hébert, Benedict Hipp, Julia Huete, Sophie Jung, Winifred Knights, Tobias Coch, Jochen Lempert, Benoit Maire, Ana Mendieta, Bocar Niang, Ester Partegàs, Elise Peroi, David Schutter, Maya Schweizer, Something Fantastic, Jakob Strandgaard, Esther B. Van Deman, William Villalongo, Hannah Viliger, Kostantin von Kugelgen, Laura White.

Prosegue in questa edizione del Festival anche la tradizione di un ritratto inedito della città con la dodicesima “Commissione Roma”, come anche gli ambienti riservati alla giovane fotografia italiana, con la terza edizione del Premio Graziadei e la Call For Entry.

L’evento è contraddistinto da incontri, performance e proiezioni sempre a Palazzo delle Esposizioni, invitando il pubblico a partecipare alle esposizioni e open studio nelle Accademie e Istituti, che si identificano attualmente come spazi di incontro e contaminazione tra percorsi, identità, linguaggi, discipline e comunità, in grado di manifestare la globalità dell’età odierna.

“Modesta, pallida, sfumata, a tratti indefinita, col tempo si precisa, si fa valere, prende colore e risplende. Non scade, non arretra, persiste e s’impone con una maestosa presenza”, ha scritto della pittura di Dieter Kopp Jean Clair: storico e critico d’arte francese.

Nello stesso tempo Palazzo delle Esposizioni celebra Diter Kopp, con la rassegna “Dieter Kopp. Tradizione e libertà”, che riattraversa gli oltre cinquant’anni di attività del pittore tedesco, allestita al primo piano.

A cura di Giorgio Agamben, comitato scientifico: Giorgio Agamben, Jean Clair, Luisa Laureati Briganti, Monica Ferrando, Gabriella Pace, Bill Sherman, la mostra è promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, Azienda Speciale Palaexpo, ed è prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo.

Essa presenta una selezione di cinquanta opere: olii, in maggioranza su tela o su tavola, ma anche disegni creati con tecniche diversificate principalmente pastelli, mediante cui ripercorrere tutte i più importanti soggetti che Dieter Kopp ha trattato nella sua pittura.

Per qualificare la sua pittura, Jean Clair foggiò il neologismo “adsenza”, evocando uno stadio di sospensione a metà strada fra assenza e presenza. Ad attrarre era in genere quella natura incorporea della pittura che Jean Clair definì appunto “sospeso a metà strada tra assenza e presenza”, espressa secondo il filosofo Giorgio Agamben, in uno “stile allo stesso tempo perentorio e sfumato”.

Caratteristiche che si ritroviamo secondo molteplici gradi in tutte le composizioni presenti: paesaggi, nature morte, vedute urbane, interni, nudi ed enigmatiche ciotole.

Il Maestro prediligeva, come ogni autentico pittore, il pastello. I lungoteveri romani all’anda e al tramonto del 2000 costituiscono il culmine di tale tecnica, in cui l’azione in maniera tenace rincorre una indefinitezza che sfocia nella grandezza e nella celebrità.

Prodotti con pastelli sono anche dalla fine degli anni Novanta le ciotole sulla tovaglia a quadretti, come ad esempio la ciotola bruna, la quale quasi lavorata al tornio, risalta su un intenso rosso, mentre in evidenza c’è la quadrettatura della tovaglia.

Ricordiamo fra i suoi lavori esposti: i paesaggi di Paros, degli anni Settanta, le nature morte (Zurbaran I e 2, 1975-1976), Villa Balestra a Roma e altre vedute della Capitale realizzate durante anni differenti (da Roma del 1989 a Foro romano, Pomeriggio del 2008); gli interni (Riflessi, 1977, Cortile al mattino, 1980-1981), Notre-Dame (1983-1984); i nudi (dipinti di grandi dimensioni, disegni e acquerelli degli anni Settanta e Ottanta), e appunto le ciotole (anni Novanta e Duemila).

Dieter Kopp, pittore figurativo tedesco, visse in Italia dal 1966. Nato nel 1939 a Prien am Chiemsee, in Baviera, conclude il suo tirocinio alla Mayer’sche Hofkunstanstalt di Monaco, impresa di vetri e mosaici ed inizia l’Accademia di Belle Arti. Da Monaco si trasferisce a Parigi nel 1958. Dopo tre anni giunge in Italia. Soggiorna a Firenze, in via degli Artisti, visitando regolarmente i vari musei, soprattutto gli Uffizi. In questo lasso di tempo si dedica in special modo al disegno per collocare il suo stile figurativo su reali basi tecniche. La sua prima mostra personale è alla Galleria Santa Croce nel 1965, l’anno dopo è a New York, con una esposizione di disegni e acquerelli al Drawing Shop. Dal 1966 risiede a Roma, dove sviluppa maggiormente la sua tecnica attraverso tele ad olio e tempera. Negli anni Settanta è per lunghi periodi in Grecia, sulle isole di Corfù e Paros. I suoi grandi dipinti en plain air sono di tali anni. Nella Capitale italiana espone immediatamente in quelle gallerie che furono dominio della figurazione, come La Nuova Pesa, Il Gabbiano, la Galleria Giulia, per poi proseguire con le rilevanti personali, dagli anni Ottanta in poi presso la Galleria dell’Oca, la Galleria Carlo Virgilio, la Galleria Forni di Bologna. Nei primi anni Ottanta Dieter Kopp torna a Parigi per qualche mese ogni anno. Dimora in uno chambre de bonne con la visuale su Notre Dame in lontananza. Il panorama sarà il soggetto di una serie di quadri nella personale della Galleria dell’Oca a Roma nel 1985. Ancora una personale alla Galleria Il Tempietto di Brindisi, e moltissime mostre collettive, tra cui “Tre artisti stranieri in Italia” all’Istituto Nazionale della Grafica sempre a Roma, nel 1988, con William Bailey e Ivan Theimer. L’artista vive per molto tempo in Sicilia; i suoi paesaggi della costa nei pressi di Eraclea Minoa sono mostrati nella Galleria Elle Arte di Palermo nel 2002. Dieter Kopp è uno dei pochi artisti stranieri membri dell’Accademia di San Luca, dal 1989. Le sue composizioni sono nelle collezioni permanenti infatti dell’Accademia di San Luca; di BNL, Gruppo BNP Paribas: del Parlamento Europeo, Bruxelles; del Museo d’Arte Contemporanea di Roma (MACRO); del Museo d’Arte Moderna del Vaticano.

La rassegna è accompagnata da un catalogo a cura di Giorgio Agamben, con testi del curatore, di Jean Clair e di Dieter Kopp, edizioni Quodlibet, Macerata.

“Le due mostre completano l’offerta culturale di Palazzo delle Esposizioni, valorizzando tutti gli spazi espositivi del museo, punto di riferimento per la produzione e l’ideazione di progetti espositivi inediti, volti a riportare Roma al centro della scena culturale internazionale”, ha spiegato Marco Delogu, Presidente di Azienda Speciale Palaexpo.

A livello artistico, Roma dimostra di essere pertanto un palcoscenico pieno di novità e fascino, risultando mediante le due esposizioni ancora più stimolante ed entusiasmante.

Ciò per sostenere l’arte e la cultura, celebrate e ricordate dai due eventi che Palazzo delle Esposizioni ha saputo perpetuare attraverso le molteplici rappresentazioni presenti.

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