“SANDRO VISCA – FRACTURAE” AL MUSEO CARLO BILOTTI, ARANCIERA DI VILLA BORGHESE.

“Al pari della coscienza umana, nell’opera di Sandro Visca l’oggetto raggiunge, seppur in vitalissimo frantume, la sua affermazione. Ridotto in scoria appare caduco e corruttibile, messo in evidenza da una misteriosa quanto misericordiosa azione di recupero e di catalogazione mossa dalla mano dell’artista”, illustra Generoso Bruno, il curatore della esposizione.

“Sandro Visca – Fracturae” è la rassegna di arte contemporanea, visitabile dal 12 ottobre al 12 gennaio 2025, a ingresso libero nel Museo Carlo Bilotti.

La mostra è un’opportunità unica per conoscere la produzione del Maestro abruzzese attraverso un costante rapporto tra la materia e la sua messa in forma, ed è a cura di Giordano Bruno.

Grandi tele, istallazioni e una vasta selezione su carta attestano i suoi sessanta anni di lavoro.

L’evento è promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è organizzato dalla Fondazione Pescarabruzzo, Servizi museali di Zètema Progetto Cultura.

Sandro Visca ha vissuto e vive d’arte. Egli è all’esterno dei circuiti mondani e commerciali, in uno spazio sempre troppo poco popolato, in una specie di linea di mezzeria in cui è più semplice ascoltare ed ascoltarsi, vedere oltre che guardare.

Fin da adolescente ha sempre esercitato su di lui un fascino irresistibile la montagna ed esattamente il Gran Sasso.

Sandro Visca, attento esploratore e osservatore della natura infatti vive in Abruzzo ed è intimamente legato alle complesse stratificazioni culturali di appartenenza dalle quali ha sempre desunto sottili riferimenti per la sua produzione.

Ciò che rende molto interessante la sua personalità è la costante ricerca tecnologica sia sul piano grafico- pittorico sia su quello dello studio dei molteplici materiali espressivi. Esperienza che gli ha consentito di usare il colore nelle materie e di acuire il contrasto alienante nella sua poetica immaginifica.

Nei mezzi che utilizza è evidente l’esecuzione manuale delle sue sculture di pezza del 1969-1970 e in special modo nelle opere cucite negli anni più recenti.

L’artista cuce parole e stoffe, realizza oggetti rituali per il “volo” e, dall’alto dello spazio conseguito, scruta nelle pieghe della storia il futuro. Nelle sue composizioni infatti sono presenti materie prevalentemente tessili, lavorate con raffinata maestria.

Presente in un ambito di rilevanti protagonisti dell’arte contemporanea, egli ha partecipato a numerose esposizioni collettive di livello internazionale tra cui: l’Expo mondiale di Siviglia e la XV Triennale Internazionale di Milano del 1973. Per la Biennale di Venezia del 1976 collabora con Gino Marotta alla ricostruzione dell’opera “Ambiente Spaziale a luce nera” di Lucio Fontana.

Parallelamente alla sua attività artistica Visca ha praticato l’arte della fotografia in modo amatoriale ma con attenzione e sensibilità.

La sua poetica si esterna nell’impegno di preservare la vita che scaturisce dai più differenti elementi di materia i cui frammenti sono elevati a idioma di una condizione umana precaria e sfuggente.

La complessità compositiva e concettuale dei suoi lavori, il gioco di giustapposizioni dove elementi eterogenei si mescolano per attuare un insieme potente e vibrante evidenzia la volontà di fare emergere relazioni profonde, talvolta nascoste, tra la materia e la sua percezione.

Nel percorso espositivo, oltre 100 opere, tra le tele, sculture e istallazioni. Le grandi sale al pianterreno del Museo Carlo Bilotti ospitano infatti opere che avvolgono il pubblico nella produzione odierna di Sandro Visca, avvalorandone lo stile e le scelte compositive maturate negli ultimi dieci anni.

Mediante la serie dei Teatrini e delle Silhouette il Maestro, ricercando la potenza espressiva della materia, analizza la relazione tra il frammento e l’oggetto. L’elevazione del frammento è una affermazione della precarietà dell’uomo ma anche della sua forza, quanto meno della creatività.

“Quanto più la volontà dell’artista si cimenta nel preservare il baluginio di vita emanato dal frammento tanto più forte in lui è svelato l’interrogativo sulla fragilità dell’esistente. La tattilità non è dunque un’esigenza pittorica della rappresentazione ma, per brani e frammenti, decostruendo e catalogando la realtà egli, a partire dalla veridicità della materia, con l’antica ritualità del cucire si riserva almeno nello spazio e nel tempo lungo il suo intervento la concreta possibilità della rifondazione del nostro immaginario”, spiega Generoso Bruno.

Pertanto il colore acceso, iconograficamente vivace ed esuberante si manifesta anche nella maschera della fine della esistenza e dei timori che la anticipano e, nel senza-tempo di forme che inventano la loro eternità, c’è la coscienza della fugacità dell’essere.

Per la prima volta, con altri inediti, Sandro Visca mostra l’istallazione parietale Amore Amore del 2024, istallazione a parete con cornice in plastica pressofusa: stoffe cucite, lana cardata, scala, materiali polimaterici e tempere acriliche su tavola.

All’interno dello spazio espositivo la composizione su supporti in ferro e ceramica dorata al terzo fuoco, Stercus Diaboli del 2018 e la grande tela Fracturae su cui ha lavorato il Maestro tra il 2018 e il 2021.

L’artista è ritornato sulla scena artistica nel luglio del 2022 attraverso il fenomenale ritrovamento di alcuni lavori giovanili di Andrea Pazienza nella abitazione al mare della sua famiglia a San Menaio, Foggia.

Erano dei disegni eseguiti sulle pareti della cameretta con bombolette spray, dopo intonacati e scoperti casualmente dal nuovo proprietario dell’appartamento. Protagonista la sua caricatura, ironicamente preso in giro senza saperlo cinquant’anni prima, nel momento in cui i suoi dipinti furono costituiti.

Il catalogo della retrospettiva è edito da Fondazione Pescarabruzzo – Gestoni Culturali Srl per la Collana ARTE E CULTURA.

Il Museo con la sua articolata struttura, si presta come spazio perfetto per contenere la produzione di Sandro Visca, donando ai visitatori un’esperienza immersiva ed emozionante.

In tale età caotica la sua arte è come un ancora di salvezza nel mare e in quel cuore rosso sulle sommità del Gran Sasso, un momento di sospensione.

Una pausa di riflessione per ri-costruire un equilibrio possibile tra un mondo interno e un mondo esterno a noi in cui l’accellerazione senza freni e senza significato di questa modernità rischia di distruggerlo in maniera definitiva.

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