Nella Cappella Contarelli della Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, costruita tra il 1518 e il 1589, possiamo ammirare 3 dei massimi capolavori di Caravaggio. Con queste opere, il pittore rivoluziona il concetto di arte in chiesa, dimostrando che gli affreschi parietali potevano essere sostituiti da grandi dipinti. Il punto di forza è l’uso della luce. Il famoso Luminismo di Caravaggio, cioè l’uso drammatico della luce che può eternare un gesto o un’espressione, raggiunge qui il livello più alto.
1. Il martirio di San Matteo (1599-1600)
La scena ha luogo in quella che sembra una chiesa. Infatti, secondo la leggenda, San Matteo fu assassinato dopo una messa mentre battezzava alcune persone. Questo è il motivo per cui alcuni personaggi sono rappresentati seminudi, incluso l’assassino. Al centro della scena, l’angelo dona a Matteo, sdraiato per terra, la palma del martirio. La luce rappresenterebbe Dio che vuole dare all’assassino la possibilità di cambiare idea, anche se questo non accadrà. Possiamo vedere il volto dello stesso Caravaggio in fondo al dipinto, sulla sinistra. Il suo sguardo mostra una profonda delusione di fronte al terribile episodio.
2. La vocazione di san Matteo (1599-1610)
In questo dipinto cogliamo il realismo di Caravaggio: i personaggi indossano abiti della sua epoca e, nonostante si tratti di un soggetto sacro, non c’è alcuna idealizzazione, sembrano persone comuni. Caravaggio, infatti, si ispirava alla vita quotidiana nelle strade, dove incontrava persone in condizioni difficili, anche criminali e prostitute.
L’uomo che punta il dito è Gesù. Indica Matteo, perché vuole che diventi uno dei suoi Apostoli, uno dei suoi compagni più stretti. Osservando la mano di Gesù, notiamo che è speculare a quella della Creazione di Adamo di Michelangelo, nella Cappella Sistina. La luce segue il gesto di Gesù e ne indica la
direzione verso Matteo. Quest’ultimo, che è esattore delle tasse, con sguardo stupito punta il dito verso sé stesso, come a chiedere: “Dici a me?”.
La luce è stata interpretata come rappresentazione della Grazia divina, che avvolge tutti, sebbene non tutti riescano a comprenderne il messaggio. Ogni personaggio infatti ha una reazione diversa. Alcuni di loro guardano Gesù, mentre l’uomo a sinistra continua a contare i soldi. Ciò indicherebbe che anche se la luce di Dio circonda ognuno di noi, ogni persona è libera di credere in Dio o no.
Il vecchio alla destra di Gesù è Pietro (il fondatore della Chiesa, il primo papa), che ripete il suo gesto. È un mediatore tra Gesù e Matteo. Questo dipinto sarebbe dunque anche una rappresentazione simbolica della Santa Grazia, che passa attraverso l’imitazione di Gesù Cristo ripetuta dalla Chiesa nel corso dei secoli.
3. Matteo e l’angelo (1602)
Quella che vediamo è la seconda versione del dipinto. La prima non fu accettata perché San Matteo era rappresentato come una specie di contadino, con i piedi sporchi e l’angelo era considerato troppo sensuale nel guidare la mano di Matteo che scriveva. In questo dipinto invece Matteo scrive di suo pugno, ispirato dalle parole dell’angelo, ed è più elegante e raffinato. Tuttavia la sua postura è incerta, non è stabile. Questo potrebbe significare che non era sicuro di cosa scrivere. O, peggio ancora, potrebbe indicare l’instabilità della Chiesa al tempo di Caravaggio.