In occasione del quarantennale del terremoto dell’Irpinia, che il 23 novembre 1980 colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale, causando quasi tremila morti, oltre ottomila feriti e 280mila sfollati, il fotoreporter Luciano Ferrara ha ideato e curato una mostra fotografica prodotta dall’Associazione noos aps e tribunali138 e promosso e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.
L’iniziativa prevede una mostra fotografica e la pubblicazione del catalogo-libro edito dalla casa editrice Iod; le foto saranno esposte dal 12 febbraio al 31 marzo 2021 nel Convento di San Domenico Maggiore a Napoli.
Intanto, a partire dal 26 dicembre, fino a gennaio, sempre alle 19.34, una versione on line divisa in 4 sezioni con video promo degli autori è stata trasmessa in anteprima sulle pagine Facebook SISMA80 e Novembre1980, sul sito web www.lucianoferrara.it e sulla pagina istituzionale dell’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Intanto il catalogo fotografico – a cura della Iod Edizioni – è acquistabile sia in libreria che on-line.
La mostra prevede tre sezioni: nella prima sono riportate delle elaborazioni grafiche su mappa, sviluppate sui dati nazionali del terremoto, che nello specifico raccontano l’intensità sulla scala Mercalli dei danni nei vari comuni colpiti e la distribuzione dei feriti e dei morti nei comuni del “cratere”. La seconda e la terza sezione permettono al visitatore virtuale di consultare le pagine del Mattino che raccontarono gli eventi di quei giorni e di quelli a venire e ai documenti delle autorità preposte alla gestione dell’emergenza. L’ultima sezione rende possibile percorrere la mostra fotografica allestita digitalmente su elaborazioni grafiche e architettoniche appositamente sviluppate per un’esperienza museale quanto più dinamica e realistica possibile.
Come si legge sul sito del Comune di Napoli, Le fotografie selezionate costituiscono un contributo esclusivo dei fotografi e delle fotografe, autori e autrici di testimonianze uniche e preziose che necessitano di essere riportate alla luce per volgere nuovamente lo sguardo su una ferita non ancora rimarginata. Le voci di chi allora fu chiamato a documentare con l’obiettivo, a distanza di 40 anni, tremano oggi forse più di quelle mani che scattarono con la tragedia davanti, come se dai fotografi fossero pronunciati più a caldo i ricordi di oggi, piuttosto che le impressioni visive di allora, freneticamente depositate su rullino fotografico. Se la responsabilità e l’etica del professionista non avevano concesso alla persona dietro all’obiettivo di dare spazio allo scoramento, oggi è all’emotività dei fotoreporter che si vuole restituire uno spazio espressivo libero attraverso la registrazione dei loro racconti.
Il catalogo raccoglie oltre le fotografie, anche le testimonianze di giornalisti e docenti che contribuiscono con un’analisi, a volte lucida, a volte accorata, delle conseguenze della tragedia e delle dinamiche sociali, politiche ed economiche che hanno interessato gli interventi di soccorso e di ricostruzione: Pietro Gargano (giornalista), Francesco Romanetti (giornalista), Isaia Sales (docente di Storia delle mafie, Università Suor Orsola Benincasa, e saggista), Gabriella Gribaudi (docente di Storia del Dipartimento di Scienze Sociali), Luciano Brancaccio (professore Associato di Sociologia dei Fenomeni Politici, Dipartimento di Scienze Sociali Università di Napoli Federico II), Laura Lieto (docente di Urbanistica, si occupa di social housing e marginalità, Dipartimento di Architettura della Federico II) Il progetto SISMA80 si propone, quindi, attraverso le immagini e la scrittura, una narrazione autentica a partire dai vissuti delle donne, degli uomini e dei bambini, che hanno subito gli effetti di un evento naturale devastante, che si è trasformato, sin dall’inizio, in una tragedia sociale, economica e criminale, per le cattive scelte della politica, molto spesso inadeguate e lontane dai reali bisogni delle popolazioni colpite. SISMA80 è la testimonianza, oggi, in epoca della pandemia, del ruolo del fotogiornalismo d’inchiesta sempre più utile e necessario per la democrazia e le condizioni di vita di milioni di cittadini.