STORIA DELLA STREET ART. ITINERARI TRA I MURALES DI ROMA

Al Museo Nazionale di Roma è custodito un graffito del III secolo d. c. che arriva dalla Domus Gelotiana del Palatino e rappresenta un Cristo in croce con la testa di asino e un giovane che lo venera. E’ scritto nel basso “Alexaenos adora il suo Dio”. Un offesa “ante litteram” al culto delle immagini. A Pompei, nella Villa dei Misteri, nel grande atrio sul lato sinistro c’è un graffito satirico che ritrae il profilo del console romano Rufus. Ancora a Pompei, le camere del lupanare sono graffitate. I clienti prediligevano i piaceri anche condizionati dalle immagini dei graffiti. In svariati dipinti del XVII secolo, molti pittori tra cui Antonio Zucchi, hanno rappresentato la scena della passione d’amore di Medoro e Angelica narrata da Ariosto. Nel corso della Comune di Parigi (1871), Montmartre – “L’Acropoli della ribellione” o la “Cittadella della libertà”, come menziona Louise Michel era costellata di graffiti e immagini che satiricamente raffiguravano i volti di Napoleone III e del suo macellaio Thiers, capo della guardia nazionale. Nel XIX secolo Monet nella sua “Colazione sull’erba” impiega un graffito come oggetto di narrazione, un cuore con freccia e la lettera P sul tronco dell’albero, sotto il quale si assume la colazione. Poi ancora nel 1887 il pittore James Ensor, in una acquaforte, rappresenta un uomo di spalle che orina, la scritta in alto “Ensor est un fou” (Ensor è un folle). L’incisione verrà riprodotta da Banksy oltre un secolo dopo, attraverso uno stencil raffigurante una guardia reale nella stessa posizione di Ensor. Il pittore Giacomo Balla non ancora futurista, nel 1902, realizza il quadro “Fallimento” riproducendo scarabocchi e parole. L’espressionista e satirico George Grosz racconta che andava nei vespasiani “per copiare i pittoreschi disegni”. Con il boom delle metropoli alla fine del XIX secolo i graffiti sono componenti dell’ambiente urbano, Brassai gli dedicherà uno studio durato quasi 30 anni. Oltre Picasso, anche Klee, Mirò, Dubuffet, Max Ernst, Giacometti si sono lasciati conquistare dai graffiti, il piccolo studio di quest’ultimo ne era pieno. La fascinazione dell’accidentale, l’insorgenza del caso, le variazioni dell’effimero legate ai graffiti appassionavano molti artisti delle avanguardie. L’esplosione del graffitismo negli anni 60 – 70 nel cuore della grande mela di New York si impone con John Fekner, Richard Hambleton ma gli artisti che iniziano l’ascesa di un movimento diventato universale sono Keith Haring e Jean – Michel Basquiat. Altro luogo ideale di sperimentazione dell’epoca è Parigi con Christo, Gerard Zlotykamien, Daniel Buren.

Dall’inizio degli anni 70 del XX secolo si manifesta il graffitismo sulla scena urbana, arte anonima, plurale, giovanile, sostanzialmente anarchica di chi riempie i muri di scritte o li usa come veri e propri supporti di una pittura “en plein air”. Si tratta di generi diversi e spesso di composizioni conflittuali. Sotto l’etichetta di writing sono incluse le tag o “firme” delle sigle originali della New York di 40 anni fa, semplici indicatori di identità territoriale, alle scritte rapide e semplici (throw up) o grandiose, complesse e coloratissime (bombing) che negli ultimi decenni si possono vedere sui muri, i vagoni della metropolitana e i treni di tutto il mondo. La street art accoglie murales, stencil, sticker, poster ma anche performance e azioni di strada. Il tratto comune di queste forme di azione ed espressione è che hanno luogo all’aperto e quindi visibili a una grande quantità di persone. Riqualificazione, valorizzazione, riappropriazione: sono questi i concetti che negli ultimi anni hanno provocato l’esplosione di composizioni di street art in Italia, di regione in regione, dal nord al sud, in una moltiplicazione di figure e firme, stili e nuove vedute. E la volontà di raccontare storia e storie di tanti paesi che hanno stimolato gli artisti a lavorare sui muri di edifici e palazzi portando alla luce l’anima di un luogo. La street art rappresenta uno strumento per migliorare lo spazio urbano, un modo di indagine.

Il risultato è una selezione di itinerari di visita nel museo a cielo aperto della città di Roma andando alla sua scoperta. Di quartiere in quartiere, sono sempre maggiori infatti gli interventi di grandi artisti italiani e stranieri. Tra le opere di M.U.Ro., primo museo di urban art nella Capitale, ideato dall’artista David Diavù Vecchiato al Quadraro, in via dei Lentuli, sarà l’arte a vivacizzare il rione. Il percorso nella via, di muro in muro comprende lavori di Zelda Bomba, Malo Farfan, Gio Pistone. Poi Alice Pasquini, in via Anton Ludovico Antinori, Nicola Alessandrini in piazza dei Tribuni e ancora altro. La firma di Diavù è presente anche in altre zone di Roma, suo è il progetto popstairs, che ritrae immagini femminili di grandi dive, sulle scalinate dei quartieri nei quali hanno girato alcuni dei loro film più famosi. Un modo per celebrare le donne e rievocare la storia dei diversi luoghi e set della città. In via Ugo Bassi, l’artista ha rappresentato un gigantesco ritratto di Elena Sofia Ricci nel film di Luigi Magni “In nome del popolo sovrano”, dedicato al periodo risorgimentale e agli ultimi giorni della repubblica romana. Sulla scalinata di Corso Francia vi è il ritratto di Michèle Mercier celebrazione dell’ultima scena de “Il giovedì” di Dino Risi. In via Fiamignano a Primavalle, la figura è Ingrid Bergman che qui ha recitato in “Europa ‘ 51” di Roberto Rossellini. In via Andrea Doria l’omaggio è ad Anna Magnani. Enormi facciate a San Basilio, con il progetto SanBa, firmate dal team Walls, operante a Roma dal 2006 e supportate a livello economico dalla Fondazione Roma Arte e Musei con il fine di riqualificare la zona. A dipingere quatto facciate a San Basilio sono stati lo spagnolo Liqen e Agostino Iacurci. A San Basilio, in via Recanati, ha lavorato anche Blu, che su incarico del comitato Progetto San Basilio – Storie di Roma, ha realizzato un murale per celebrare e commemorare l’anniversario della morte di Fabrizio Ceruso, diciannovenne di Tivoli, ucciso l’8 settembre 1974, da un proiettile delle forze dell’ordine, nel corso degli scontri per la casa. Imponente il progetto Big City Life per la valorizzazione di Tor Marancia, curato da Francesca Mezzano, da Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, coinvolgendo artisti italiani e stranieri. Nei murales di Primavalle il legame con il territorio è fortissimo, frutto del festival Muracci Nostri, realizzati da via Federico Borromeo a via Ascalesi, fino all’ex Manicomio di Santa Maria della Pietà. Il fine ridare a Primavalle la percezione della sua identità. Maestoso il lavoro che Nicola Verlato ha riservato a Pier Paolo Pasolini a Tor Pignattara, in via Galeazzo Alessi: il corpo di Pasolini cade dalla terra in un abisso che ha fine dove la vita aveva avuto principio, tra le braccia della madre e in un’infanzia in cui Pier Paolo bambino attende Pasolini adulto; come sfondo l’albero della vita, in alto il suo presunto assassino Pelosi e due giornalisti. Sembra una scultura, alta 10 metri e lunga 6, il dipinto è stato ribattezzato la “Cappella Sistina” del quartiere. Rappresentazioni di Pasolini anche in altre zone della città. Al Pigneto Maupal ha ritratto il suo viso a metà su un’intera facciata a via Fanfulla da Lodi. Di fronte, Mr. Klevra ha riprodotto una Madonna come simbolo del film “Il vangelo secondo Matteo”. Diavù ha omaggiato Pasolini al Cinema Impero , in via dell’Acqua Bullicante, in una commemorazione del grande cinema, che lo vede accanto a Mario Monicelli, Anna Magnani e ai fratelli Citti. Ancora le grandi rappresentazioni umane e animali, di C215, tra via Torpignattara e via Ciro da Urbino. Fino ad arrivare al murales di Diavù, Lucamaleonte e Nicola Alessandrini in via Acqua Bullicante: Melting Faces § Stories § District che riassume la vitalità multiculturale del quartiere. E’ la mobilità il soggetto scelto dallo statunitense Gaia, per il suo grandioso, 646 mq, murale creato all’esterno di un hotel, in via Siderno, sull’Appia Antica per un totale di 500 litri di pittura. Nella Capitale anche contaminazioni con il fumetto: alla stazione Jonio della metro B1 l’illustrazione di Giacomo Bevilacqua, autore della serie “A Panda piace”, a Rebibbia il murale di Zerocalcare. Il volto di Totti campeggia imponente sulla facciata della scuola media Giovanni Pascoli a San Giovanni, fra via Sibari e via Apulia a due passi dove l’ex Capitano giallorosso è nato e cresciuto. Il dipinto occupa due piani e mezzo dell’edificio, autore l’artista Lucamaleonte. Sempre Lucamaleonte ha rappresentato, nell’ambito dell’iniziativa della Fondazione Roma Cares e la Regione Lazio insieme ad Ater Roma, l’immagine di Gigi Proietti al Tufello, in via Tonale, dove l’attore ha trascorso l’infanzia come tributo per la sua scomparsa avvenuta il 2 novembre.

La street art a Roma per osservare da una diversa prospettiva la città attraverso rotte inusitate, per guardare con occhi nuovi i suoi tesori tra monumenti, opere d’arte, paesaggi, leggende e tradizione.

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