La mostra: “Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione”, è aperta al pubblico dal 18 gennaio al 22 aprile all’Accademia di San Luca a Roma. L’esposizione descrive gli avvenimenti culturali di un imprenditore comunista, Alvaro Marchini e di sua figlia Simona con oltre 130 opere del Novecento della più importante produzione artistica italiana ed europea, collocate in tutti gli spazi di Palazzo Carpegna.
I curatori sono: Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti, Flavia Matitti e Italo Tomassoni, con il coordinamento di Gianni Dessì. L’allestimento di Francesco Cellini e Gianni Dessì è in armonia con gli ambienti dell’Accademia, non scivolando in sterili spettacolarizzazioni. E’stato stabilito infatti, di non includere pannelli didattici, attraverso il concetto che “le opere parlano da sé”, anche se ciò non sempre avviene.
La rassegna si incentra sulla storia di una famiglia appassionata e partecipe a favore dell’arte, in ogni suo linguaggio. Verso il termine dell’aprile del 1959, Alvaro Marchini, aprì la Galleria La Nuova Pesa al primo piano di via Frattina 99. Con suo fratello Alfio, erano figli di Alessandro Marchini, un socialista che al congresso del 1921 appoggiò il neo-nato Partito Comunista. Abitavano in Umbria, ma da Moiano, piccolo borgo presso Città della Pieve, dovettero andare a Roma poiché perseguitati dai fascisti. Divennero poi imprenditori, avevano edificato la Casa del Popolo, abbattuta dopo la marcia di Roma, proseguendo tramite i molteplici edifici realizzati a Monteverde Vecchio; parliamo di una Roma in pieno boom economico. Intanto, i due fratelli erano diventati capi partigiani e medaglie d’oro per i loro gesti eroici in Sabina e nell’alta Umbria. Dopo la liberazione, fu esattamente Alvaro, fra i rappresentanti firmatari del giornale l’Unità, il giornale ufficiale del partito, che ebbe il posto da responsabile organizzativo della diffusione nazionale essendone in precedenza stato lo stampatore clandestino. Due anni più tardi, nel 1946, comprò dalle Assicurazioni Generali un palazzo in via delle Botteghe Oscure, cedendolo successivamente al PCI, nel contempo accreditato in qualità di partito legale, stabilendo in esso la sua sede principale.
La Galleria La Nuova Pesa fu spostata, nell’autunno del 1961, in via del Vantaggio e fu chiusa nel 1976, ma nonostante ciò, Alvaro Marchini, seguitò il suo esercizio imprenditoriale e collezionistico sino alla sua scomparsa, avutasi il 24 settembre del 1985. Il mese successivo, la figlia Simona, probabilmente anche per alleviare il dolore della sua morte, apre una nuova galleria, sempre a Roma con lo stesso nome ma con un nuovo indirizzo: via del Corso, che tramite un ideale di continuità affettiva, si identifica come esempio di quel periodo storico sino ad arrivare al nostro tempo. La Nuova Pesa, riferimento per generazioni di artisti, è frequentata e vi espongono, nella sua prima stagione, appunto vari artisti e intellettuali come Antonello Trombadori, Renato Guttuso, Corrado Cagli, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Carlo Levi. E questi Maestri, aventi con Alvaro Marchini una intensa amicizia e un profondo rapporto culturale ed ideologico, presenti lungo la rampa borrominiana di Palazzo Carpegna, sono i protagonisti dei molteplici scatti fotografici che intessono una esclusiva relazione con le composizioni in mostra.
In conclusione, Alvaro Marchini, intellettuale libero, imprenditore sincero e perspicace, con un ideale politico e artistico ben caratterizzato, menzioniamo anche la passione per il calcio che lo portò ad essere presidente dell’A. S. Roma dal 1968 al 1971, si dilettava anche di teatro, trasmettendo le sue passioni anche alla figlia Simona.
Esattamente Simona Marchini, famosa fondamentalmente per le qualità di brillante attrice di teatro e anche fra i personaggi più apprezzati della TV italiana, ancor oggi dirige la galleria d’arte fondata dal padre, La Nuova Pesa, da cui ha origine l’ideazione di questo notevole percorso espositivo.
La rassegna accoglie le opere di 77 artisti, fra i maggiori nazionali ed internazionali, spaziando su tutto il Novecento sino ad arrivare ai giorni nostri.
Il percorso inizia dalle sale della Galleria Accademica al terzo piano articolate in sei piccole ma raffinate sezioni. “Tra Italia e Francia”, “Parigi”, “Vedute e Visioni”, “La realtà della storia”, “Tra cielo e terra”, “L’artista e i suoi modelli” ospitano il pubblico. Apre l’itinerario il dipinto realizzato da Giacomo Balla nel 1902: “il Ritratto di Ettore Roesler Franz a Villa d’Este” insieme al “Dittico di Villa Borghese” del 1910. Incontriamo poi i pittori presenti “Tra Italia e Francia” e quelli che, come ad esempio Pablo Picasso, Georges Braque, Fernand Lèger, hanno preferito “Parigi”. In questo tragitto entusiasmante ed emozionante, lo spettatore si immerge nel clima non molto sereno che si individua nel “l’isola dei giocattoli” di Alberto Savinio, dove un’infanzia alla deriva sembra una specie di regno di morti, raggiungendo le atmosfere oniriche di Renè Magritte o i paesaggi romani di Mario Mafai, Corrado Cagli, Carlo Socrate, sino ad arrivare ad una immagine rarefatta e metafisica di Roma di Francesco Trombadori. Nella stessa sala sono mostrate anche i lavori di Carlo Carrà, una tela di Fausto Pirandello e due ceramiche policrome smaltate di Leoncillo Leonardi. Nella sezione: “La realtà della storia”, la leggiadra avvenenza del Putto reggifestone e della Pala ritraente “San Luca che dipinge la Vergine”, secondo la tradizione attribuita a Raffaello, principale motivo di vanto e di orgoglio del museo, sono gli spettatori di Antonietta Raphael con “La ragazza col galletto”del 1952, o di un Guttuso onirico, visionario, erotico che si evidenzia da quadri come: “Ragazza sul golfo” e da “Uomo che dorme”. In rassegna vi sono anche le nature morte di Giorgio Morandi e il mondo utopico e aereo con angeli e lune di Osvaldo Licini.
Nella sala dei ritratti degli accademici di San Luca si conclude la prima parte della mostra con anche: “l’Autoritratto verde” di Carlo Levi, 1930; con un bronzo di Giacomo Manzù: “Ballerina”, 1953; con due nature morte di Edita Broglio e alcune tele di Antonio Donghi.
L’esposizione continua lungo la rampa elicoidale borrominiana, in cui si dispiega come la pellicola di un film attraverso una serie di immagini fotografiche e documenti che rivelano la storia della famiglia Marchini. Incontriamo Pier Paolo Pasolini all’inaugurazione della personale di Corrado Cagli, il 3 marzo 1962, poi ancora Simona Marchini, che prende l’incarico della direzione della galleria, e Alberto Moravia, all’inaugurazione della mostra di Renato Guttuso, il 5 marzo 1969.
Arrivando nel Salone d’Onore, al primo piano, sono presenti tre rilevanti nuclei: i disegni di Scipione ed un notevole studio preparatorio per “la Crocifissione” di Guttuso, 1940-1941, una importante raccolta di disegni di Ernst Ludwig Kirchner, Otto Dix e George Grosz, fra espressionismo e Nuova Oggettività. Al termine una selezione di composizioni significative dell’attività della galleria, a testimonianza della continuità delle rappresentazioni nei suoi programmi espositivi con lavori di Renato Guttuso, Carlo Levi, Alberto Ziveri, Renzo Vespignani, Titina Maselli, Alberto Gianquinto, Piero Guccione, Gianluigi Mattia e Franco Mulas.
La seconda metà della rampa, introduce il pubblico verso La Nuova Pesa di Simona Marchini, con opere di artisti come Luca Patella, con il profilo scolpito di Simona, Marco Lodola con “I Ballerini”, Giuseppe Salvatori, Salvo e Cesare Tacchi. Con fotografie e filmati si riattraversa questo periodo: “scandito da esperienze oramai lontane da posizioni ideologiche se non quelle legate più propriamente all’arte”.
Presente sempre qui l’intervento spaziale di Maurizio Mochetti “Fa da trait d’union”, a indicare il percorso che dal giardino conduce verso le sale espositive al pian terreno dove sono ubicate le composizioni di Carla Accardi, Jannis Kounellis, Mimmo Jodice, Felice Levini, Vettor Pisani, Toti Scialoja e molti altri.
Per l’evento è stato pubblicato un catalogo edito dalla Accademia Nazionale di San Luca con i testi introduttivi di Claudio Strinati, Segretario Generale dell’Accademia, Umberto Nazzareno Tonti, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, e Gianni Dessì come coordinatore, i saggi dei curatori Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti, Flavia Matitti e Italo Tomassoni, una conversazione con Lucio Villari ed i testi di Carla e Simona Marchini.
La rassegna vuole omaggiare coloro che si sono dedicati alla cura, conservazione e promozione dell’arte attraverso testimonianza reale, creando, contemporaneamente, un opportunità per meditare su un età fondamentale della nostra cultura del Novecento.
“Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione” è motivo per conoscere in modo approfondito la storia di una famiglia romana aperta, liberale e progressista ma anche e specialmente , una mostra di capolavori, visitabile in maniera gratuita, che conferma la volontà di condivisione di Simona Marchini, la quale prova amore e passione vere e disinteressate per l’arte e il suo Paese.