Suicidio Razionale

Per il momento solo alcuni stati europei e americani hanno una legge che permette il suicidio assistito o altre forme di eutanasia.

All’interno della comunità scientifica, ma non solo, si parla da tempo del cosiddetto “suicidio razionale”, cioè della morte scelta in modo ponderato e guidato da un ragionamento logico di alcune persone, in certe situazioni particolari. Persone per le quali la vecchiaia – e le sue conseguenze più ordinarie, già arrivate o ancora ipotetiche – è una ragione sufficiente per scegliere di morire. Non si parla quindi, in questo caso, di persone in grandi stati di sofferenza a causa di una malattia o che morirebbero comunque in tempi brevi.

All’espressione “suicidio razionale” alcuni preferiscono “morte volontaria”; altri ancora usano “suicidio preventivo”, e per altri ancora la questione si sovrappone a quella del “suicidio altruistico”, la morte scelta in modo sacrificale per il bene degli altri e della comunità. Non c’è nemmeno concordanza sulla formula da usare, ce n’è ancora meno sulle implicazioni della questione, soprattutto quando lo scegliere di morire perché si è vecchi viene rivendicato come un diritto che dovrebbe essere garantito dalla legge.

I Paesi Bassi e il Belgio lo consentono anche alle persone con disturbi mentali. In queste legislazioni è permessa un’interpretazione dei concetti di malattia e di disturbo mentale così larga da includere, di fatto, “la stanchezza della vita”. Per ora il dibattito riguarda gli esperti di etica e i medici, ma proprio il governo dei Paesi Bassi, nel 2016, aveva annunciato di voler approvare una legge che avrebbe permesso il suicidio assistito anche alle persone che ritenevano semplicemente di avere “esaurito” la propria vita. Di permettere, dunque, quello che viene chiamato “suicidio razionale”.

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