Sinceramente il gesto di aprire una qualunque bottiglia come una bottiglia d’acqua proprio non ci va giù.
Questo problema però è solo nella gestualità e nella poesia della stappatura a regola d’arte.
Oggi i vini con questa tipologia di tappo sono sempre più diffusi e se ne trovano anche nei vini importanti.
Il tappo in questione, il più diffuso, è lo Stelvin, la tecnologia moderna è in grado di sigillare perfettamente e grazie anche a membrane speciali di garantire invecchiamenti senza problemi e di annullare il rischio di tappo (inteso come difetto)
Nel corso degli anni ho assaggiato moltissimi di questi vini, anche le stesse annate degli stessi vini con tappo e vite e di sughero, e spesso mi hanno regalato ottime impressioni.
Ancora oggi ho ben stampato in fronte la panoramica fatta di diverse annate del Manna di Franz Haas dove abbiamo fatto una verticale assaggiando le stesse annate proposte nelle due stappature.
Con mio stupore tutte le annate con tappo a vite avavano caratteristiche superiori alle rispettive con tappo in sughero, avevano mantenuto nei vini una freschezza maggiore e accentuato le sfumature “petrol” tipiche degli invecchiamenti dei vini conteneti percentuali di riesling.
A parte questo caso anche tanti altri assggii mi hanno fatto innamorare di questa tappatura, vini perfetti, note floreali e fruttate nitide ed invoglianti, nessun problema sulle succosità, oggi tra le caratteristiche più ricercate, e corposità, oltre ovviamente la certezza di non avere difetti o alterazioni dovuti al sughero.
Ora è evidente che il problema siamo noi sommelier. Tocca a noi elaborare un bel gesto che doni anche a questa apertura la ritualità e poesia della stappatura a suchero