The Batman, per chi non è appassionato di fumetti, potrebbe sembrare soltanto l’ennesimo tentativo di saga su un personaggio decisamente sdoganato a livello di grande schermo ma è molto di più, a partire proprio da Matt Reeves, partito dalla commedia ma arrivato al successo attraverso Cloverfield. L’unica scelta che dall’inizio sembrava avr messo d’accordi tutti era quella sul protagonista: Robert Pattinson, attore lontano dalla presenza scenica di Affleck, ma ugualmente pertinenteal ruolo.
Reeves punta tutto sulla sua visione di un Batman detective, noir, con sfumature hard boiled e tanto di voice-over da fare invidia persino a Rorschach. Vestendo il mantello come se fosse un impermeabile, Pattinson attraversa una Gotham persino più decadente del solito tirando in ballo gli anni Novanta e film cult come Seven, Fight Club e Il silenzio degli innocenti; rispetto a Fincher, Reeves mutua la pioggia torrenziale, il taglio da thriller investigativo, i rapporti allievo-maestro e certi sviluppi collegati all’Enigmista.
Siamo davanti a un’opera decisamente postmoderna, dove la musica dei Nirvana sottolinea le tribolazioni di un crociato ancora piuttosto giovane, moralmente disorientato e facile all’ira. Sempre parlando di genitori, il tema dei conflitti parentali attraversa l’intero film sollevando un’affinità tra Bruce, l’Enigmista e la Selina Kyle interpretata da Zoë Kravitz, e riversandosi poi in quello altrettanto cruciale, della vendetta in stile “Il conte di Montecristo”.
Tutte queste sfumature, assieme alla finezza della messa in scena e a un gran gusto per luci e scenografie, contribuiscono a tessere un racconto sofisticato che però alle volte si perde. La scelta di dare voce ai pensieri di Bruce ha il suo perchè visto lo stile noir della narrazione ma alle volte rende le sequenze inutilmente lunghe. Niente di irreparabile o in grado di pregiudicare la buona qualità complessiva del film ma se il film fosse durato anche solo una mezzora di meno sarebbe risultato di gran lunga migliore di quanto già non abbia fatto.
Matt Reeves non delude puntando su un Batman detective postmoderno legato allo spirito degli anni Novanta, eppure capace di muoversi senza troppi problemi tra smartphone e compagnia cantante perché, oh, è ancora un giovanotto. Come ampliamente Pattinson non solo se la cava alla grande ma ridisegna anche l’ideale collettivo legato a questo personaggio, Zoë Kravitz fa il suo e Turturro tira in piedi una delle sue prestazioni migliori; qualche pecca nelle narrazioni legato all’enigmista che
poteva essere gestito meglio ma come detto, piccole cose facilmenti aggiustabili in un eventuale futuro.