Quando si parla di Sardegna, l’immaginario collettivo immediatamente rimanda al mare cristallino o alle spiagge dei Vip. Ma la conoscenza di quest’isola meravigliosa non va limitata a ciò che apprendiamo dalle cronache di costume, perché – come ben aveva inteso anche Fabrizio De André, che tanto amava questa regione – il suo entroterra montuoso, costellato di borghi ricchi di storia, merita le stesse attenzioni delle rinomate coste, perché propone un patrimonio storico, artistico ed enogastronomico davvero inestimabile.
Un valido esempio è rappresentato da Tonara, gioiello incastonato nel cuore dell’isola che, con una media territoriale di 900 metri di altezza, si presenta come uno dei comuni più elevati di questa terra. Non a caso prende il suo nome dall’antico proto sardo Ara Ton, cioè la rupe, il monte di roccia. «Il nostro comune nasce dalla fusione di tre rioni: Arasulé, Toneri e Teliseri. Successivamente si è aggiunto Su Pranu. Già dalla sua composizione si può capire come, pur essendo piccolo, si presenta complesso e variegato nelle proposte, tutte da scoprire per i visitatori», dice orgogliosamente la sindaca, Flavia Loche.
Soprattutto in questa estate post-emergenza coronavirus, infatti, il turismo si sta orientando verso percorsi qualitativi e luoghi ricercati, più che alle solite mete affollate, e la prima cittadina di Tonara non ha dubbi ad indicare il suo paese come posto ideale: «I caratteristici scorci del borgo, uniti all’aria salubre, alla natura che ci circonda e alle nostre rinomate produzioni locali, sono da veri intenditori. Inoltre, noi tonaresi siamo famosi per la nostra ospitalità».
Il centro abitato è caratterizzato da antiche case in pietra con i balconi in legno, che giocano a formare intrecci, scale ed archi nei vicoli. Non mancano testimonianze della storia che il comune ha vissuto attraverso i secoli, come la chiesa campestre di San Sebastiano, recentemente restaurata, che conserva al suo interno un altare ligneo del ‘600, oppure le tempere murali che raffigurano la vita di Sant’Antonio da Padova, custodite all’interno dell’omonima chiesa e risalenti al ‘700. Ma numerose sono le testimonianze della storia antica dell’isola che si trovano nei dintorni, come le dimore nuragiche e le domus de janas, tombe preistoriche scavate nella roccia. Imperdibile, poi, un salto a Casa Porru, un’imponente dimora padronale che in passato è stata utilizzata anche come carcere, ma che oggi è stata riconvertita in museo etnografico e degli antichi mestieri. Boschi rigogliosi abbracciano il borgo, ricoprendo le cime di verde, dissetati dalle stesse acque fresche e limpide che sgorgano dalle fontane della cittadina.
Ma è il “tocco umano” che dà a Tonara la marcia in più, grazie ai suoi prodotti tipici, nati dalla tradizione e portati avanti dai suoi abitanti con dedizione e competenza: «I nostri artigiani sono famosi. La lavorazione del legno, in particolare del castagno, con i suoi maestri intagliatori che tramandano la loro abilità attraverso le generazioni, è tra le nostre attività principali. Stessa cosa possiamo dire per la produzione di tappeti, ancora oggi filati con antichi telai e caratterizzati da colori forti e da un tipo di fantasia verticale che si trova solo nella nostra zona, la Barbagia. E un posto speciale hanno i nostri campanacci in latta o in ottone da bestiame, commercializzati in tutta Italia, e riconosciuti per il loro suono particolare».
Non mancano, come da tradizione del Belpaese, produzioni gastronomiche territoriali che esaltano le tipicità. Infatti, nonostante le piccole dimensioni, Tonara può essere considerata la capitale culinaria della sua zona. Principe della tavola, come in tutta la regione, è senz’altro il formaggio, in particolare il casu axedu (un cacio consumato appena cagliato), oppure il casu ‘e murgia (formaggio salato), ingrediente principale di una famosa minestra che lo unisce alle patate. «Ma il nostro fiore all’occhiello, è certamente il torrone». La tradizione è iniziata con l’occupazione spagnola, nel XVII secolo, e ha reso Tonara famosa nel mondo grazie ad una modifica della ricetta originale: nel comune sardo non era facile trovare lo zucchero, mentre abbondava la produzione di miele, così i due ingredienti vennero scambiati e il torrone “made in Tonara” ha assunto una composizione caratteristica, carta vincente per le esportazioni.
Infine, Tonara non si limita a valorizzare le sue tradizioni, ma ha un occhio di riguardo per la contemporaneità. Da qualche anno, infatti, il comune sardo è un vero e proprio museo a cielo aperto di meravigliose opere di street art che – se da un lato rivelano il legame con l’arte muralia tipica sarda – dall’altro tuffano il paese nei colori e negli stili del presente. «Accanto alle firme di artisti locali di fama, come Mauro Patta, non mancano i grandi nomi internazionali come Luis Gomez de Teran, Jerico, Morden Gore e Jorit. Con il festival “Tonara in Contemporanea” rendiamo omaggio alle nostre origini, ma ci proiettiamo nel futuro». D’altronde Peppino Mereu, il più grande poeta in lingua sarda che a Tonara ha visto i suoi natali e al quale molti dei murales sono dedicati, non ha esitato a definirla in un suo componimento “terra di muse, santa e benedetta”, che aspetta solo di essere scoperta.