La forma allungata, dall’aspetto di una falce, fece sì che i greci dessero alla città il nome di Drepanon, falce, appunto. Ma la leggenda vuole che a darle il nome sia stata Cèrere, dea del grano e dell’abbondanza, che, mentre sorvolava quelle acque col suo carro trainato da serpi, girando il mondo in cerca della figlia, aveva perso proprio lì la sua falce, che cadendo in acqua, si era trasformata nella lingua di terra su cui era sorta la città. Un’altra leggenda, invece, vuole che la falce sia caduta a Saturno, subito dopo che questi aveva evirato il padre Urano. Al di là dei racconti mitologici pittoreschi o sanguinosi, la città antica si allunga ancora sulla penisoletta più bassa, mentre tutta la piana che arriva al mare è dominata dal monte Èrice e di fronte, all’orizzonte, appaiono le isole Ègadi. Trapani divenne un approdo strategico ed un porto fondamentale per i commerci già con i Fenici. Più tardi passò in mano ai Cartaginesi; dopo la battaglia delle Ègadi fu presa dai Romani che trasformarono il suo nome in Drepanum. La sua rinascita si ebbe con gli Arabi che la ricostruirono completamente; come per altre città siciliane, lasciarono la loro impronta nelle vie tortuose e labirintiche, tipiche dei centri islamici, e diedero alla città nuovo slancio. Nella cinta di mura quadrangolare che racchiudeva la città il periodo florido continuò con i Normanni che la nominarono città regia, e più tardi con gli Aragonesi. Durante la dominazione spagnola il porto, la cui economia si basava sulla lavorazione del corallo e sull’oreficeria, fu potenziato e fiorirono attività legate alle tonnare, all’estrazione e commercio del marmo ed ai cantieri navali, che portarono ricchezza e crescita demografica. Nel XVI secolo Carlo V ristrutturò le mura aggiungendovi dei possenti bastioni e scavò un profondo fossato ed un canale navigabile per isolare la città e proteggerla dagli attacchi. Quando, alla fine dell’800 furono abbattute le mura degli Spagnoli, la città si allungò verso le pendici del monte Èrice in un’espansione indiscriminata che purtroppo continua tuttora. È il bianco a dominare la costa e tutto il panorama, grazie alle grandi saline, estese per chilometri dal centro della città fino a Marsala. Furono per primi i Fenici a impiantarle e ancora oggi producono tonnellate di sale. Suggestiva è la presenza dei mulini, che sorgono in prossimità dei canali in cui l’acqua scorre fino a prosciugarsi; questi servono a triturare il sale rendendolo pronto all’uso. In uno di questi è stato anche allestito il Museo del sale. Trapani offre bellezze antiche che testimoniano il passaggio di innumerevoli tradizioni nel corso dei secoli: la Cattedrale, dedicata a San Lorenzo, eretta nel ‘300 e rifatta in stile barocco; il Santuario dell’Annunziata, la chiesa più importante costruita nel ‘300, unisce le forme gotiche ad una massiccia torre campanaria barocca, ed al suo interno celebra, nella cappella dei Pescatori ed in quella dei Marinai, la vocazione della città da sempre legata al suo porto ed al mare; il Palazzo della Giudecca, all’interno dell’antico ghetto, costruito nel ‘500 in stile catalano, con una torre e splendide finestre decorate, una delle più importanti testimonianze ebraiche in tutta la Sicilia. Tra le attrazioni di Trapani, famosissima è la manifestazione che si svolge in città la notte del Venerdì Santo, quando i Misteri, venti statue in legno raffiguranti la passione e morte di Gesù sfilano in una solenne processione, un’emozionante fusione di folklore e fede che si uniscono all’arte delle suggestive statue del 1700, quasi di grandezza naturale.
Riserva delle Saline di Trapani e Paceco
La Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco, affidata nel 1996 al WWF Italia, si estende per circa mille ettari proprio a confine con la città dei due mari ed è una delle aree protette più famose d’Europa. La Salina è un luogo fortemente suggestivo, grandi vasche e lunghi canali mutano di colore ad ogni ora del giorno, a volte appaiono sospese nel nulla. Mulini a vento e bianchi cumuli di sale sono avvolti nel silenzio, interrotto soltanto dal suono degli uccelli migratori che qui sostano sicuri. E’ il regno di fenicotteri rosa, aironi cinerini, cavalieri d’Italia, garzette…
Fenicotteri in salina
Il momento della raccolta del sale marino è l’estate. In questo periodo, i salinai lavorano senza sosta: dapprima rompono la crosta spessa del sale nelle vasche salanti e poi iniziano a creare dei piccoli cumuli, bianchissimi, luccicanti sotto il sole. Uno spettacolo che emoziona e ci mostra quanto siano profondi i legami che l’uomo ha con la natura.
Raccolta del sale
All’interno della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco si trovano diverse saline private, ancora produttive, un Museo del Sale, molti mulini a vento di tipo olandese e americano e una Torre di avvistamento. Mulino Maria Stella Inizia proprio dal mulino Maria Stella, la Via del Sale, un itinerario che unisce Trapani e Marsala ed attraversa le più grandi saline della Sicilia occidentale. Il mulino Maria Stella, immerso tra le vasche dell’omonima salina, sembra dare proprio il benvenuto ai visitatori. Al suo interno, antichi attrezzi usati dai salinai e una serie di pannelli raccontano il mondo della salina.
Mulino Maria Stella
Al centro della salina Culcasi si trova un bellissimo mulino a vento con pale di legno e coperture in tela bianca. Svetta su un’antica costruzione e rivela subito tutto il suo fascino. Al suo interno si trovano numerosi manufatti ed attrezzi che raccontano il mondo della salina, ma anche pannelli che ne descrivono la sua lunga storia. Il paesaggio circostante è uno dei più spettacolari della zona. Non perdetevi i suoi tramonti mozzafiato passeggiando tra i canali che portano fino alla torre di Nubia. Location perfetta per chi ama la fotografia.
CENNI STORICI
Il Museo Regionale “A. Pepoli” di Trapani ha sede nei locali dell’ex convento dei Padri Carmelitani, attiguo al santuario di Maria SS. Annunziata, dove si venera il celebre simulacro marmoreo della Madonna di Trapani, opera attribuita allo scultore Nino Pisano (1360 ca.). L’edificio conventuale fu costruito nel secolo XIV e successivamente ampliato, rinnovato e ristrutturato dal XV al XVIII secolo.Il Museo è intitolato al suo fondatore, il conte Agostino Pepoli, che lo costituì come Museo Civico tra il 1906 e il 1908; nel 1925, per l’importanza e la ricchezza del suo patrimonio storico e artistico, divenne Regio Museo e dopo il 1946 Museo Nazionale. Infine dal 1977, in seguito alla regionalizzazione dei Beni Culturali siciliani, è un Istituto Regionale.
Le collezioni
Il ricco patrimonio del museo ha origine in larga parte da tre importanti nuclei collezionistici: le raccolte “d’antichità e d’arte” del conte Agostino Sieri Pepoli, benemerito fondatore dell’Istituto; la quadreria del generale Giovan Battista Fardella ed il museo del conte Francesco Hernandez di Erice.
Le collezioni del conte Pepoli includono dipinti, gioielli, opere d’arte applicata, cimeli storici, reperti archeologici e riflettono pertanto la cultura eclettica, di stampo illuministico, che fu propria del mecenate trapanese.
La collezione Fardella è costituita prevalentemente da dipinti del Cinquecento, del Seicento e del Settecento napoletano, acquistati dal Generale sul mercato antiquario partenopeo tra il 1825 ed il 1830, periodo in cui egli ricoprì la carica di Ministro dei re Borboni Ferdinando I e Francesco I.
La collezione del conte Francesco Hernandez, che include dipinti, sculture in marmo, presepi, ceramiche, reperti archeologici, fu acquisita nel 1921, su iniziativa del direttore Antonio Sorrentino.
A questi tre importanti nuclei si aggiungono, tra gli altri, i numerosi oggetti provenienti da locali edifici di culto, pervenuti allo Stato a seguito della soppressione degli ordini e delle corporazioni religiose e i cimeli storici provenienti dalla Biblioteca Fardelliana di Trapani.
Le collezioni del Museo sono attualmente suddivise in tre principali sezioni: Scultura Rinascimentale, Dipinti ed Arti applicate, cui si aggiunge la piccola sezione dedicata alle Memorie del Risorgimento; è in fase di completamento, ma non ancora aperta al pubblico, la rinnovata Sezione Archeologica.
Museo civico torre ligny
La Torre di Ligny, completamente restaurata all’interno, ospita una collezione di reperti archeologici legati al territorio trapanese. Si possono ammirare degli elmi del tipo Montefortino, risalenti al periodo della prima guerra punica (241 a.C.), ancore ed anfore di epoca punica e romana, manufatti ed utensili in selce ed ossidiana che ricordano la preistoria di Trapani, diversi manufatti compresi tra il periodo elimo ed il tardo Medioevo.
Il museo civico di Torre di Ligny, gestito dall’associazione Euploia-Archeologia e Beni Culturali, organizza, periodicamente, delle mostre temporanee. Recentemente ha esposto un pregevole rostro romano in bronzo, recuperato nel mare delle Egadi, a testimonianza del grande scontro epocale tra la flotta cartaginese e quella romana (prima guerra punica 241 a.C.). La Torre di Ligny è un monumento che, oltre a fissare uno scorcio della realtà storico-culturale trapanese, riesce a far luce sul fluire della storia del Mediterraneo. Dal suo terrazzo, al quale si accede internamente con una scala, si può godere di un panorama spettacolare che incanta qualsiasi visitatore in qualunque stagione: la vista spazia da Capo San Vito ad Erice, a Marsala, si può ammirare la veduta della città di Trapani e una suggestiva scogliera che divide il mar Tirreno dal mar Mediterraneo, mentre verso ovest si scorgono le isole Egadi ed il piccolo isolotto di Formica.