Tre discorsi

Tre discorsi, che dicono della durezza dell’oggi, sostengono nell’ impalpabilità del domani e cercano di dare volto all’impensabilità del dopodomani.

“Se questa sarà una lunga giornata, e lo sarà, ce la faremo. New York vi ama”.

Parla a braccio Andrew Cuomo, governatore dello stato di New York. Pacato ma energico, la voce, chiara, convince come sa fare un leader. Ha carisma, muove negli americani il desiderio di coerenza e coinvolgimento. Si rinnova nel tempo quanto invocò in campagna elettorale John F.Kennedy: “non chiedetevi cosa il vostro paese può fare per voi, bensì cosa voi potete fare per il vostro paese”.

Funziona almeno quanto il to make the point britannico, in nome di un obiettivo, comune e coerentemente condiviso. Come traspare dalle parole della regina Elisabetta II che, agli inizi di aprile, in modo solenne, ha parlato alla nazione ed ai popoli che hanno fatto parte del Commonwealth. Autorevole, fissava la telecamera: non un gesto di troppo, le   parole assumevano un valore doppio.

“Parlo a voi in un momento che so essere di sfida crescente, in un tempo in cui il quotidiano è stravolto: ad alcuni ha recato dolore, il dolore della perdita, a molti difficoltà economiche. Enormi sono stati i cambiamenti.”*

E’ una donna che parla con regale senso di vicinanza e conclude il discorso con “warmest good wishes”, un augurio carico di calore. Ha confermato che questa guerra si combatte insieme, rammentando, anche, che durante il secondo conflitto mondiale la famiglia reale era rimasta a Londra, prestando aiuto alla popolazione. Winston Churchill,  il primo ministro, aveva promesso a tutti lacrime e sangue.

Il 15 marzo** Papa Francesco lasciava il Vaticano: in  silenziosa preghiera raggiungeva la chiesa di S.Marcello al Corso ove è custodito un Crocifisso miracoloso, portato in processione  nel 1522 per invocare l’intervento divino contro la grave pestilenza che aveva colpito Roma.

E’ anziano il Papa, si muove con passo pensoso, lievemente china la postura, dice della sua fatica e della speranza. Un gesto fuori protocollo, per così dire.  Un pellegrino come tanti, lui, capace di testimoniare  quanta efficacia  possano ancora avere i gesti, anche senza le parole. Coerente con lo stile di penetrante sobrietà col quale ha improntato il proprio pontificato,  Papa Bergoglio  ha dimostrato che la speranza non teme la sofferenza. Non la evita, la incontra nel punto forse più autentico, quando accade di sentire uno scippo nella vita di tutti i giorni, troppo ferita e noi concentrati, magari ancora un po’ sgomenti, per intercettare ,in lucida attesa,  un quasi domani.

                                   

                                   Riferimenti al testo

*https://forbes.it/2020/04/05/coronavirus-regina-elisabetta-discorso-alla-nazione-in-tv-testo-completo/ letto il 9 aprile 2020 **http://247.libero.it/focus/50107987/18/coronavirus-papa-francesco-pellegrino-in-preghiera-per-la-fine-della-pandemia/letto il 14 aprile 2020

 

 

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