All’acqua si lega la scoperta di un “triclinio acquatico” nei fondali sabbiosi davanti a Cerveteri, esattamente a Campo di Marte. Sotto il mare nella maestosa costruzione circolare del diametro di oltre cinquanta metri, chiamata dagli archeologi “la rotonda sul mare” con murature in opera laterizia e tufo, posizionate ad anello secondo un doppio muro circolare, con ancora grandi fasciami di legno, lunghe tavolate preservate dalla sabbia, sono stati ritrovati un capitello perfettamente conservato nelle sue decorazioni a rilievo e la sua enorme colonna in marmo cipollino, di quindici quintali di peso e più di due metri e mezzo di lunghezza. In seguito alla segnalazione del pescatore subacqueo Roberto Gallo che nel corso di un’immersione aveva individuato il capitello, attraverso la collaborazione della Capitaneria di porto di Ladispoli e la squadra di archeologi subacquei della Soprintendenza diretta da Margherita Eichberg, a circa tre metri di profondità e a solo dieci dalla costa etrusca, a causa dell’erosione del lido, vi è stato il ritrovamento. Le iniziali esplorazioni, ancora in corso, sono state compiute da Barbara Barbaro e Egidio Severi.
Rossella Zaccagnini, archeologa responsabile di zona per la Soprintendenza dell’Etruria meridionale chiarisce: “Questa gigantesca struttura circolare sommersa era nota fin dagli anni sessanta del secolo scorso quando venne intercettata e interpretata come peschiera per l’allevamento del pesce, ma queste nuove scoperte ci spingono a rivedere tutta l’interpretazione del sito. L ‘interrogativo è immediato: perché mai in una peschiera dovrebbe esserci una colonna, decorata finemente con tanto di capitello? Non è l’elemento architettonico tipico di una peschiera. L’ipotesi è che si tratti in realtà del triclinio acquatico pertinente ad una villa romana di età imperiale che per ora resta sconosciuta. La colonna forse faceva parte di un porticato che caratterizzava una porzione del triclinio”.
Una sala per banchetti acquatica circolare, il triclinio, in cui veniva servito il pranzo nelle case degli antichi romani, caro in genere a senatori e personalità aristocratiche. Nei triclini si mangiava e beveva ma nel corso del pasto venivano rappresentati spettacoli per intrattenere i commensali, tra cui canti, suoni, balli, recite di mimi, contorsionisti e letture di poesie. Frequentemente gli ospiti erano invitati ad esibirsi in un’arte in cui avevano propensione e a fare sesso, i più ricchi ospitavano i poeti più illustri perché declamassero le loro odi.
Siamo a conoscenza che Plinio il giovane, il nipote dell’importante naturalista Plinio il vecchio, possedeva un triclinio ad acqua nella sua villa in Toscana, un altro venne invece individuato a Pompei nella famosa Casa di Loreio Tiburtino. Un triclinio molto antico, realizzato tra la fine del I secolo a.c. e gli inizi del I secolo d.c., è sito nella villa di Sperlonga, in cui su una vasta spiaggia, tra due promontori rocciosi, c’è una grandissima grotta. L’ultima scoperta, quella che gli archeologi presentano come “triclinio acquatico per la colazione”, impiegato presumibilmente anche per i pranzi privati, completamente in marmo di Carrara, è stato rinvenuto nel mese di febbraio nell’area più antica di Villa Adriana a Tivoli nel cosiddetto “Palazzo”, quartiere residenziale dell’imperatore.
Si evoca l’atmosfera suggestiva che doveva allietare i banchetti nelle ville vicine a Roma degli importanti personaggi:
“Volgeano ad altro il core al canto e al ballo Che gli ornamenti son di ogni convito”.