Che cosa si nascondeva sotto i piedi dei gladiatori che combattevano nel Colosseo? La folla strepitante assisteva agli spettacoli più cruenti e famosi dell’antichità: inaugurato nell’80 d.C., l’Anfiteatro Flavio è il simbolo della Capitale, monumento visitato ogni anno da milioni di persone, fonte d’ispirazione per artisti di ogni provenienza ed epoca. Chi conosce però cosa si cela sotto l’antica arena?
Andiamo con ordine. Gli spettacoli avvenivano sulla grande arena ellittica, lunga 86 metri e larga 54, pavimentata in parte in muratura, in parte in tavolato di legno e ricoperta con la sabbia. La sicurezza del pubblico doveva essere però garantita: l’arena era infatti separata dalla cavea tramite un podium alto ben 4 metri, decorato da nicchie e marmi e protetto da una balaustra bronzea. Subito sopra prendevano posto gli spettatori, fino a 50 mila in tutto: i più abbienti sedevano nella parte più bassa, via via più in alto la gente comune.
Sotto la sabbia dell’arena vi era un mondo nascosto agli occhi dei non addetti ai lavori ed illuminato un tempo solo da fiaccole e lucernari: grandi spazi di servizio e magazzini divisi in un ampio passaggio centrale lungo l’asse maggiore e in dodici corridoi curvilinei, disposti simmetricamente sui due lati. Nei sotterranei, realizzati dall’Imperatore Domiziano e scavati e riscoperti in epoca fascista, erano celati gli effetti speciali dell’anfiteatro più famoso del mondo: i montacarichi in legno, corda e metallo capaci di far apparire all’improvviso le fiere tra lo stupore della folla. Si tratta di una macchina scenica dell’antichità, un vero prodigio della tecnica ingegneristica romana: grazie a carrucole e botole meccaniche gruppi di schiavi azionavano giganteschi argani avviando così i marchingegni, un antenato dei moderni ascensori. Anche se a Roma rimangono importanti resti di questo mondo ipogeo, alcuni ingranaggi originali sono ancora visibili all’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, a nord di Napoli, realizzato dagli stessi architetti del Colosseo.
Sotto l’arena vi erano anche delle gallerie che collegavano il gigante anfiteatro con altri edifici. Nel 1939 fu scoperta una connessione sotterranea con il vicino Ludus Magnus, la palestra-caserma dei gladiatori, situata nella valle tra l’Esquilino e il Celio. Merita un discorso a parte il “Passaggio di Commodo”, un criptoportico che partiva al di sotto del palco imperiale: rifinito con pavimento a tessere bianche e nere, marmi e stucchi, è stato identificato come un percorso di accesso riservato esclusivamente all’Imperatore. Anche se non si conosce con esattezza dove terminasse, probabilmente il passaggio metteva in connessione il Colosseo con qualche edificio imperiale nella zona del Tempio di Claudio sul Celio. In questa maniera la massima autorità di Roma poteva spostarsi rapidamente senza essere vista da occhi indiscreti. Alcuni congiurati, riportano le fonti, tentarono di assassinare l’Imperatore Commodo all’interno di “un andito oscuro” del Colosseo, per questo motivo il criptoportico porta il suo nome. Il tunnel è ora al centro di un importante progetto di restauro condotto dal Parco archeologico del Colosseo e guidato da Alfonsina Russo. Una cosa è certa: sotto il Colosseo c’è ancora tanto da scoprire.