“ULISSE E GLI ALTRI. ALLA SCOPERTA DEI CAPOLAVORI NASCOSTI DEL MUSEO NAZIONALE ROMANO”.

La mostra: “Ulisse e gli altri. Alla scoperta dei capolavori nascosti del Museo Nazionale Romano” inaugura l’iniziativa “Depositi (ri)scoperti”, che consentirà di rendere fruibile parte del patrimonio archeologico all’interno dei depositi del Museo Nazionale Romano.

Il Museo, infatti, rende manifesti alcuni eccezionali reperti offrendo accessibilità ad un patrimonio culturale inatteso, iniziando così un progetto di valorizzazione determinato da un ciclo di brevi esposizioni, che darà la possibilità ai visitatori di conoscere una vastissima quantità di capolavori in esso conservati.

Le opere: sculture, mosaici, affreschi, oggetti in terracotta, in vetro e in bronzo, sono state ritrovate durante oltre un secolo di vita del Museo Nazionale Romano, che descrivono non soltanto l’antichità di Roma, ma bensì la storia della sua trasformazione e dei suoi scavi, dall’istituzione di Roma Capitale fino ai nostri giorni.

Sthéphane Verger, direttore del Museo, sin dall’inizio della sua nomina nel novembre 2020, aveva comunicato la volontà di avviare un ampio progetto di valorizzazione dei suoi depositi. Suddiviso in quattro sedi diverse, il Mnr ha infatti, oltre a quello che è mostrato, un vastissimo patrimonio di reperti non visibili al pubblico poiché ubicati nei magazzini.

“Il Museo Nazionale Romano”, spiega Stéphane Verger, “conserva un ingente patrimonio archeologico, storico ed artistico di cui solo una piccola parte è visibile nel percorso espositivo permanente. E’ nostro dovere far riemergere dai tanti magazzini del museo le opere, i contesti archeologici più significativi. La scelta del tema – Ulisse e gli altri – è particolarmente adatta al momento che sta vivendo il Museo Nazionale Romano che inizia un’impegnativa avventura attraverso la quale contribuirà a traghettare il pubblico verso le nuove realtà del mondo, della storia e della contemporaneità. Grazie al programma “Urbs, dalla città alla campagna romana” finanziato dal Programma Nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, il Museo Nazionale Romano sarà in grado nei prossimi anni di aprire nuovi spazi espositivi che permetteranno di ampliare il percorso museale”.

Fondato nel 1889 per accogliere le antichità di Roma, il Museo mantiene la raccolta archeologica più rilevante del mondo. Oggi la collezione è appunto articolata in differenti sedi espositive, che riuniscono i materiali suddivisi per ambiti di provenienza, natura e collezioni: Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo alle Terme, Palazzo Altemps e Crypta Balbi.

Le Terme di Diocleziano, note quali “Palatium Diocletiani”, erano bagni pubblici nell’antica Roma. Il complesso balneare, realizzato tra il 298 e il 36 d.C., aveva un’estensione di 380×370 metri, e la struttura, la più vasta mai edificata nel mondo romano, oltre che la più grande costruzione dell’Urbe, poteva contenere circa 3000 persone.

Fu l’imperatore Domiziano, che governò fra gli anni 284 e 305 d.C., a voler costruire un enorme impianto balneare pubblico per essere utilizzato dal popolo romano. La superficie era una delle più abitate della capitale, di fronte all’odierna stazione ferroviaria che da essa ne assume il nome “Termini”. Il complesso era impostato sull’esempio delle Terme di Traiano e di Caracalla.

Un ramo dell’acquedotto dell’acqua Marcia, Aqua Iovia, riforniva il grandioso edificio che si componeva mediante l’ampia piscina, natatio, il frigidarium, il tepidarium e il calidarium. Due aule ottagone erano allineate con il calidarium, una, l’ex Planetario, al momento vi è all’interno un’esposizione di sculture provenienti dalle terme. L’immenso impianto, era preziosamente abbellito con sculture e vasche in granito.

Le Terme di Diocleziano furono sottoposte, successivamente, alla sorte della maggior parte dei monumenti romani, impiegati per secoli come cava di materiali edilizi anche di valore da riadoperare per ulteriori costruzioni, mentre le aule erano utilizzate a svariati impieghi privati.

Molto dura l’azione di demolizione attuata tra il 1586 e il 1589 da Papa Sisto V, che, per la creazione della sua villa sull’Esquilino, distrusse anche con l’aiuto di esplosivi, i resti del luogo del calidarium. Altri sventramenti verranno poi compiuti per l’apertura di piazza dei Cinquecento, di piazza della Repubblica e per alcune vie limitrofe, finchè, soltanto nei primi del Novecento, si iniziò il restauro e il consolidamento di quello che restava.

La chiesa di Santa Maria degli Angeli, è stata edificata presso il sito dell’ex frigidarium delle Terme; fu l’ultima struttura realizzata da Michelangelo, all’epoca ottantaseienne, ovvero nel 1561. Nel luogo di culto, rimangono maestose colonne di granito che sorreggono il tetto a volta del frigidarium. L’insigne artista, ideò la chiesa integrando l’edificio sacro nelle terme, senza mutare la struttura romana dell’aula rettangolare lunga oltre 90 metri; per l’abside fu adoperata la natatio, cioè la piscina scoperta ad acqua fredda dell’impianto termale. La facciata, con la sua caratteristica forma concava in mattoni, è una delle antiche absidi del calidarium delle terme.

Dal 1889, parte del complesso termale, è sede della sezione di antichità romane. La nascita del museo, rimodulò anche l’allestimento dei capolavori che sono situati nei quattro ambulacri, su basi che permettono un eccellente godimento delle sculture. I reperti, provenienti per lo più da rinvenimenti inattesi, in località differenti dell’area urbana e del suburbio, sono ubicati tramite il metodo topografico convenzionale: interno delle mura serviane, vie consolari, Tevere, ecc..

Il giardino verso piazza dei Cinquecento, che definisce fin dalle origini l’ingresso al museo, è il prodotto di un approfondito ripristino, che lo ha ricondotto all’immagine degli anni Cinquanta e ha al suo interno materiale epigrafico, primariamente di stampo funerario, e materiale architettonico diverso. Le stele funerarie provengono in maggioranza dalla fine dell’età repubblicana – prima età imperiale; mentre le are risalgono ai primi due secoli dell’impero.

La sezione epigrafica del Museo si mostra attualmente in nuovo allestimento che vuole descrivere la genesi e la divulgazione della scrittura latina, mediante la rassegna di una preziosissima collezione di pezzi riferiti all’ampio patrimonio del Museo.

Dall’8 dicembre 2022 all’8 gennaio 2023, il Museo Nazionale Romano presenta “Ulisse e gli altri. Alla scoperta dei capolavori nascosti del Museo Nazionale Romano”.

Il progetto è stato creato in virtù del sostegno di ANAGNINA – Associazione Nazionale Agenti Imprenditori Assicurativi e l’allestimento è curato da Contemporanea Progetti, che da più di venti anni realizza esposizioni in Italia e nel mondo, si serve di una rassegna immersiva e multimediale ad intenso contenuto emozionale. Sul sito istituzionale del Museo, (museonazionaleromano.beniculturali.it), saranno fruibili testi in linguaggio facilitato compiuti dal Servizio Educativo del MNR, esattamente dedicati a persone con disabilità cognitiva e ai loro caregiver, per consentire la preparazione della visita e facilitare la comprensione della mostra a tale pubblico con esigenze speciali.

La prima tappa del viaggio tra i depositi del Museo, è rivolta infatti a Ulisse, eroe che, con la sua voglia di conoscenza, interpreta l’incapacità di arrendersi di fronte a un mondo inaccessibile. Viaggiatore eccelso, Ulisse è il protagonista perfetto per cominciare tale percorso alla scoperta di capolavori sconosciuti, (ri)scoperti e mostrati nelle Aule delle Terme di Diocleziano.

Il maestoso mosaico di Ulisse e le sirene, scoperto tra il 1998 e il 2001 nel luogo termale di una mansio (stazione di posta) a Quarto di Corzano, presso Gabii, provincia di Rieti, prima ubicato nei depositi delle Olearie, del II secolo d.C., è la prima opera in esposizione, proposto attraverso un coinvolgente allestimento multimediale che introduce il visitatore nella narrazione del viaggio del mitico eroe. E’ ritratto Ulisse, legato all’albero maestro di una nave con le vele arrotolate e le corde sciolte, i suoi compagni sono intenti a remare, a sinistra una sirena in tunica corta suona una lira, mentre di quella di destra si individuano soltanto le zampe di uccello. In correlazione dei differenti personaggi sono specificati alcuni nomi in greco. Riguardo un secondo momento di vita del mosaico, si riferiscono invece le iscrizioni latine che rimandano presumibilmente ai gestori della mansio.

Sagace, deciso, tenace e bramoso di conoscenza e di avventura, l’eroe è rappresentato nella sua fisionomia dalla testa di Ulisse in marmo greco a grandi cristalli, proveniente dal sepolcreto degli Statili, prima età imperiale. E’ la riproduzione di un uomo maturo, che si gira con forza verso destra, con chioma fluente e fitta barba, identificabile tramite il caratteristico copricapo conico e rigido, il pileus, che aderisce alla testa, ricadendo sulla nuca a coprire i suoi capelli lunghi. Egli ha appena afferrato l’elmo collocato su un armatura e i suoi compagni osservano Aiace, barbato e a testa china, mentre si allontana.

Vi sono poi le figure femminili che vivificano il mito.

La amatissima moglie Penelope, presente una testa in marmo pario del II secolo d.C., scultura determinata dalla posa inclinata del capo, sorretto dalla mano destra, di cui rimane una piccola parte sopra la tempia, avvolto da un copricapo sul quale si appoggia un pesante mantello, e dalla sistemazione dei capelli che si dividono in piccoli riccioli a virgola intorno alla sagoma del volto.

Ancora esibito il ritratto in marmo greco di Circe, della prima metà del I secolo a.C., rinvenuto sul promontorio del Circeo, come dà prova il taglio alla base del collo, la testa doveva essere di una scultura modellata a parte, probabilmente la statua di culto del santuario a lei intitolato. Il ritratto, distintoda lineamenti marcati, che denotano una bellezza dura e sicura di sé, era ornato da un diadema che era sull’acconciatura, come attestano i tre perni distinguibili sul capo.

Mostrata poi la divina protettrice Atena, rappresentata da un busto ritrovato nel suburbio di Roma, con l’elmo rialzato sulla fronte, la piccola corazza che protegge petto e spalle e la folta capigliatura.

A descrivere le vicende di Ulisse e degli ulteriori personaggi che fanno parte del mito, sono inoltre un sarcofago raffigurante Achille tra le figlie di Nicomede, in marmo bianco a grana fine, proveniente dall’Isola Sacra, seconda metà del II secolo d.C.. In esso, sulla sinistra, è riprodotto un gruppo di ragazze, le figlie appunto del re Nicomede cui Teti, la madre di Achille, aveva consegnato il figlio per preservarlo dalla guerra. Richiamato dal trombettiere, in secondo piano nella parte sinistra del sarcofago, e da Ulisse e Diomede, in primo piano sempre sulla sinistra, Achille, al centro della quinta, è già in armi e preparato al combattimento, malgrado una delle ragazze, Deidamia, cerchi di fermarlo.

Presente, infine, un’urna con scena della contesa per le armi di Achille, proveniente da Ostia Antica, e risalente alla seconda metà del secondo secolo d.C., dedicata alla schiava Egrilia Felicitas, deceduta a 28 anni, a causa del suo compagno di schiavitù Carpophorus.

Il viaggio di Ulisse proseguirà idealmente nel secondo momento espositivo, “gli altri”, 14 gennaio-19 febbraio 2023, analizzando la relazione tra gli antichi Romani e le altre culture. Lo sguardo cioè di Ulisse si amplia ad altri popoli e mondi, una considerazione sulla maniera in cui gli antichi sentivano e

rappresentavano sconfitte e popolazioni assoggettate diverse, dai barbari ai pigmei, tra preconcetti, sospetti e curiosità.

Seguiranno, una serie di esposizioni temporanee, come già citato, per il progetto di valorizzazione dei depositi, (ri)scoprendo e ridando al pubblico altri incredibili reperti e opere d’arte del Museo Nazionale Romano.

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