Il sigaro toscano è un prodotto che nasce 200 anni fa, con precisione nel 1815, quando una grossa partita di tabacchi stoccata a Firenze nel cortile di Santa Orsola fu bagnata da un’acquazzone ina-spettato e per recuperare il possibile e non buttare via tutto vennero confezionati sigari con il tabacco bagnato, e vennero venduti a sottocosto al popolo di Firenze, ma si accorsero presto che quei sigari erano unici nel loro genere, e furono apprezzati a tal punto che il processo di produzione venne raffinato e nacque così il sigaro toscano.
Nel 1853, per dare una spinta all’economia della città di Lucca, la produzione si spostò nel convento di Porta Sant’Anna, dove la produzione è rimasta fino al 2004. Questo sigaro che viene prodotto con tabacco di tipo Kentucky, non conciato ma naturalmente fermentato, parte dalla produzione di base da una pianta originaria degli stati uniti dello stato del Kentucky. Dalla seconda metà del 1800 viene prodotto anche in Italia, si sviluppa in altezza e può superare i due metri. La lavorazione è parago-nabile a quella del vino, cioè, c’è una fermentazione ed una stagionatura, il tabacco si raccoglie a settembre e il sigaro viene prodotto a febbraio dell’anno successivo. A fine agosto, quando il colore del tabacco prende una nota di colore giallo si comincia a raccogliere dalla base le foglie fino ad arrivare alle parti superiori, a fine settembre è pronto e maturato, viene essiccato a fuoco in stanze così dette di essiccazione, utilizzando legno di faggio e quercia, avviene così l’affumicazione.
Dopo 20 giorni in queste stanze viene portato ad Arezzo e viene selezionato, e a seconda delle caratteristiche sarà usato per un tipo di sigaro o un altro. La fermentazione è fondamentale, è un processo naturale dato dall’acqua in cui il marmione, con una temperatura di 70 gradi, Vine messo in contenitori e girato per giorni per permettere un prodotto omogeneo e una fermentazione che durerà 20 giorni, questo tipo di tabacco è uno dei più costosi al mondo, tanto che nelle fasi di lavo-razione si richiede un’attenzione maniacale, i sigari che non sono perfetti vengono riutilizzati ripor-tandoli al processo iniziale di lavorazione.
Il Moro è un sigaro che richiede molta abilità e tempi importanti di produzione, diciotto mesi di pre-parazione, lungo 23 cm superiore del 40% rispetto agli altri sigari toscani e il 25% di più in diametro. Per ottenere un sigaro perfetto si parte da una foglia di tabacco Kentucky che la sigaraia stenderà con accuratezza per valutare la sua forma perfetta, dopo di che procederà con l’inumidire la foglia con amido di mais, quindi pettina il ripieno, lo stende sulla fascia, la rolla e chiude il sigaro. Questo lavoro richiede abilità tanto che si dice sia un lavoro tramandato in generazioni, le sigaraie di oggi spesso sono le nipoti o le figlie di chi ha lavorato prima di loro in questa realtà che produce 196 milioni di sigari di cui 3 milioni sono realizzati a mano mentre 29 milioni vengono venduti all’estero in più di 50 paesi, in Giappone, Australia, Canada, Russia, Argentina e Stati Uniti, anche nei paesi arabi stanno avendo un grande successo. Istanbul è l’aeroporto dove se ne vendono di più. Tutto dipende dagli standard qualitativi fondamentali per la produzione Lucchese, i requisiti vengono con-trollati continuamente sui campioni prodotti, la maturazione va dai 4 ai 12 mesi, appena prodotto un sigaro ha un’umidità del 70% e deve arrivare al 14%, dopo di che viene anellato ed incelofanato continuando la stagionatura per 12 mesi. Da quando viene seminato il tabacco alla realizzazione del sigaro passano minimo 2 anni.
Un consiglio breve per un uso ricercato del sigaro un consiglio come abbinamento per esaltare do-vete provare l’esperienza del sigaro toscano associato al rum, è un classico che esalta l’”effetto calore” in quanto si sente il calore effettivo del sigaro al contrario quello apparente del rum. Sono interessanti le concordanze o il contrasto che si possono ottenere con associazioni di cibi distillati, come il caffè o il cioccolato, altrimenti cibi di natura grassa come la frutta secca che fa esaltare l’amaro del sigaro e il suo aroma di affumicatura.
Per chiudere con una frase celebre di Sigmund Freud che disse a suo nipote Harry: “A volte un sigaro è solo un sigaro”.
Mi auguro che questa meravigliosa realtà lucchese possa continuare sempre ad esaltare un prodotto che ci rende orgogliosi del “Made in Italy” per le sue caratteristiche uniche e per il profondo rispetto per cui viene realizzato.