Loreta, Rosa e Carmelina per Matisse, Agostina per Corot, per Van Gogh e per Manet, le sorelle Apruzzese e Cesidio e Celestino per Rodin, la ciociara cubista per Picasso, Carmela Bevilacqua/Bertagna per Sargent, l’altra Carmela per Whistler, Michelangelo per Cézanne, e ancora centinaia di altri, sono notoriamente immagini e nomi ormai eterni nella storia dell’arte: vere e proprie icone dell’arte e della storia, come quelle riferite a certa iconografia sacra. E tutte ciociare e ciociari, quasi sempre nei loro sfavillanti costumi o nella loro altrettanto sfavillante nudità. E diventa perciò comprensibile che ogni qualvolta appare nelle aste internazionali un’opera d’arte con questa iconografia di norma è c’è il compratore. Il tema è largamente affrontato in “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI E LONDRA 1800-1900”.
Abbiamo già scritto di un quadro raffigurante una splendida ciociara in vendita a New York recentemente presso la Casa d’aste Christie: eccezionale il fatto che il compratore ne ha sborsati undici di milioni di dollari, più che raddoppiando la stima massima, perché pugnace è stata la concorrenza a suon di soldi per entrare in possesso del dipinto.
Tale aggiudicazione per un ritratto, per di più di una umile ciociara in costume, è strepitosa e veramente eccezionale, anche con riferimento alle altre opere analoghe dell’artista cioè ritratti o busti e del genere, che difficilmente raggiungono la quinta o sesta parte di quanto invece sborsato per la ciociara in oggetto. La ragione dunque di tale successo inaspettato e imprevedibile? Quasi quadruplicata la stima bassa, più che raddoppiata quella massima, sono risultati non comuni, per un ritratto, anche di un grande maestro: si aggiunga che la ritrattata è una solenne sconosciuta, una donna del popolo, una modella, per di più nella sua modesta vestitura. E allora? A parte ovviamente l’autorevolezza dell’artista e la qualità dell’opera, quanto ha reso il quadro L’Italienne così appetibile e oggetto di interesse a suon di soldi sono stati, a mio avviso, due elementi decisivi: il richiamo esotico e la grazia della donna da una parte e in misura preponderante e determinante il costume ciociaro indossato, dall’altra! In effetti per ogni cultore d’arte il costume ciociaro è invero il soggetto umano più conosciuto e più significante nell’arte occidentale, presente in quasi ogni museo e galleria del pianeta, presente sistematicamente in ogni vendita pubblica di opere dell’Ottocento, continuamente ripetuto e visto nei libri d’arte poiché dipinto o scolpito da quasi tutti i pittori e scultori, grandi e piccoli, in un arco di tempo di almeno centocinquantanni: è una iconografia imprescindibile, dunque una garanzia consolidata e un marchio di successo. Questa dunque la sola chiave della palese nonché dispendiosa appetibilità commerciale del dipinto. L’autore dell’opera fu Edouard Manet del quale si conosce la grandezza e il significato. L’artista era versato per le scene e contesti sociali cioè per spicchi di esistenza umana con più personaggi ed elementi, molto meno per la ritrattistica: e nel caso di questo dipinto, unico nella sua opera, anche lui fu colpito dal fascino esotico della ciociara: si trovava, lui ancora in procinto di affilare le proprie armi pittoriche, nello studio del vecchio ed amato Corot, intorno al 1860, ormai il simbolo e maestro più riverito e stimato dell’epoca. La storia racconta che gli ultimi quindici anni all’incirca della sua esistenza, Corot li dedicasse principalmente alla figura femminile: uno scherzo e passatempo in quanto, come ben si sa, il suo mondo erano stati la veduta e il paesaggio portati al massimo della espressività e della personalità e il risultato di tale ‘passatempo’ furono, calcolano gli studiosi, almeno trecento dipinti, quasi tutti accumulati nello studio. Di conseguenza il suo atelier era quotidianamente frequentato da modelle ingaggiate nei cosiddetti ‘mercati delle modelle’ di Montmartre, di Montparnasse e del Quartiere Latino dove queste ragazze, in massima parte italiane/ciociare, si riunivano in certi giorni della settimana. Manet, immaginiamo, entrò nello studio di Corot nel giorno in cui egli aveva davanti la modella Agostina che stava ritraendo con indosso il costume ciociaro. Agostina Segatori, così si chiamava, originaria dei Monti Simbruini, aveva venti anni e grazie non solo al suo fascino fisico quanto alla sua espressività e sensibilità, era già entrata nel novero delle modelle di successo. Il dipinto per il quale stava posando davanti a Corot era quello dal titolo ‘Italienne. La Morieri’ che si trova nella Galleria Nazionale di Washington e attualmente a Parigi in una esposizione sulle modelle di Corot. Il giovane Manet fu colpito dalla scena e sicuramente dalla bella ciociara sfolgorante nel suo costume. Certo è che realizzò un ritratto fragoroso e sfavillante di Agostina e la vestitura è la medesima di quella di Corot, salvo lievi differenze: medesimi orecchini, medesima tovaglia in testa, medesime spallette, medesimo cromatismo. Il dipinto, una volta passato di mano, ebbe il destino che sovente capita a certe opere: rimase presso la stessa famiglia americana per oltre un secolo e non fu mai mostrato o esposto. In questi ultimi anni, subentrati altri eredi, ha fatto la sua apparizione in qualche mostra pubblica e infine qualche settimana fa messo in vendita, con lo sbalorditivo risultato di cui sopra.