Naturalmente alludiamo a Matteo l’Evangelista: il suo racconto della esistenza di Gesù Cristo consta di poche decine di pagine che non trovo le parole adeguate per caldamente raccomandare di scorrere e di godere. E’ nel suo Vangelo che ci imbattiamo nella parabola del vignaiuolo che avendo bisogno di lavoratori per la propria vigna va nella piazza del paese di buon’ora e assolda gli operai disoccupati che aspettavano e dopo aver pattuito la paga, un denaro dell’epoca, li inviò nella sua vigna. Dopo un paio d’ore il vignaiuolo si trovò a passare nella medesima piazza e vide altri uomini disoccupati che pure assoldò e mandò nei campi. E così nel primo pomeriggio vide altri lavoratori senza far nulla e anche assoldò alla giusta paga. E così ancora un’altra volta. Venuto il fine giornata, il vignaiuolo ordinò al proprio fattore di pagare gli operai, cominciando dagli ultimi ingaggiati. A tutti la medesima paga, un denaro. I primi ingaggiati si dissero tra di loro che avendo lavorato più di tutti, più di tutti sarebbe stata la loro paga. Al loro turno anche essi ricevettero un denaro. Uno di loro mosse la abituale obiezione: “padrone, noi abbiamo lavorato di più quindi, ecc.” Il padrone rispose: “amico, ti ho dato quanto pattuito. I soldi sono miei e li amministro come mi sembra giusto: tutti per me siete uguali e tutti avete le medesime esigenze perciò è anche normale che gli ultimi arrivati possano essere pagati come i primi venuti e viceversa”.
L’umanità ha lottato migliaia di anni per raggiungere un siffatto obiettivo e cioè la lotta per la uguaglianza perché tutti siamo uguali, certamente non solo davanti a l’Essere Supremo. E tale meta è stata in generale conseguita, con lotte e sangue, anche se periodicamente si verificano gravi ferite a tale principio: inutile ricordare il Nazismo feroce e devastante e gli altrettali feroci fascismi a esso contemporanei. E in certi paesi ancora oggi tali prevaricazioni e oppressioni sono sulla scena.
Siamo in fase di covid, transnazionale, un momento in cui le democrazie impegnate hanno fatto e stanno facendo sforzi immani per salvaguardare al meglio le persone. Ed è anche questa la prima volta che nella storia, nel caso di siffatte pestilenze ed epidemie, siano gli Stati medesimi a intervenire direttamente ed efficientemente alla salvaguardia di tutti. Tali sforzi e sacrifici comuni stanno avendo in generale successo anche se si registrano delle categorie sociali particolarmente esposte, quasi insanabili e cioè i vecchi. Ed è in questo frangente al cospetto di certi figuri e a quello che dicono, che la paura e il timore ci attanagliano:
i vaccini vanno distribuiti in base al pil, cioè chi ha più soldi, ha più vaccini;
facciamo provare i vaccini prima agli africani per verificarne l’efficacia;
dobbiamo rassegnarci a perdere i nostri vecchi un pò prima, pontificò un caporione;
tutti siamo destinati a morire, perciò… pontificò il caporione brasiliano;
in caso di necessità, il vaccino prima ai giovani e poi, se avanza, ai vecchi;
si potrebbe continuare con qualche altro concetto di questo tenore sentito in giro.
Non disturbando Gesù Cristo e Matteo, ascoltando queste parole, ci si chiede con terrore quale la differenza tra la soluzione finale razzista del Nazismo e dei fascismi a esso contemporanei, e quei personaggi politici che hanno espresso i concetti di cui sopra.
Quale uomo della strada mi chiedo se veramente non ci siano autorità pubbliche preposte a intervenire in questi casi di palese indegnità e di minaccia o perché la gente, la comunità, non scende in piazza, a difendersi, pur se senza randelli.