Il mondo greco era un mondo tutto al maschile. Come ha fatto dunque Saffo, la prima poetessa greca di cui abbiamo notizia, a trovare una propria voce e un proprio spazio? Lo si deve a delle particolari condizioni dell’ambiente in cui è vissuta. Infatti, nell’isola di Lesbo tra il VII e il V secolo a.C., il mondo femminile si esprimeva, in maniera autonoma rispetto agli uomini, in forme di associazione come il tiaso.
Cos’è il tiaso? Si tratta di una particolare istituzione che preparava le giovani fanciulle al matrimonio e alla vita coniugale, una realtà riconosciuta e apprezzata dalla società e alla quale partecipavano le ragazze dell’alta nobiltà. Il tiaso era anche un’associazione di forte impronta religiosa. Saffo vi rivestiva sia il ruolo di educatrice che di sacerdotessa di Afrodite, dea dell’amore. È in questo ambiente che la poetessa ha elaborato i suoi componimenti, tra i quali il più celebre è l’ “Ode alla gelosia”, in cui Saffo piange l’abbandono del tiaso da parte di una allieva, da lei amata, che doveva sposarsi.
Infatti, un elemento di grande importanza nel tiaso era l’amore omosessuale femminile, vissuto in funzione essenzialmente educativa. Le ragazze venivano istruite su tutto ciò che riguardava il matrimonio, quindi anche la sessualità. Ma erano soprattutto l’aspetto educativo e quello affettivo a prevalere nell’amore del tiaso.