Uno, due, tre, quattro… cento e ancor di più sono le pecore sparse negli sterminati spazi di Campo Imperatore; visto da quota 1600 metri, sembra proprio una prateria senza confini. Avvertire questa sensazione è quanto di più normale, perché si perde lo sguardo in un mare d’erba o di neve. Siamo a Castel del Monte, da dove l’occhio si posa su cime montuose e ricordi di civiltà scomparse. Riaffiorano quasi spavalde e trionfano nella zona archeologica di Colle San Marco, con i resti manifesti di un insediamento (strutture di case, stalle, recinti di orti) risalente all’anno Mille, prima che gli antichi abitanti si rifugiassero nel Ricetto per dar vita all’attuale paese. Cos’è il Ricetto? È il villaggio dove ha avuto origine proprio Castel del Monte, in provincia dell’Aquila. Lì c’è il cuore del borgo. Vi sorgeva il cortile del castello con annessa torre, ora parte integrante della chiesa Matrice dedicata a San Marco, nonostante sia San Donato il patrono del paese, inserito a pieno titolo nel circuito dei Borghi più belli d’Italia. Lungo l’intero centro storico si snoda il museo civico-etnografico, un museo diffuso di 5 ambienti che ripropongono vita , mestieri e tradizioni di un tempo. Oltre la Casa Comunale, in fondo a via Duca degli Abruzzi dove ancora si può ammirare uno dei tre forni dove i castellani cuocevano il pane non avendone possibilità in casa, è qui che inizia la storia della Capitale dei Pastori. Così è anche conosciuto questo luogo incantevole, dove il tempo sembra essersi fermato. Sarà per quegli antichi portali, le finestre, i “vignali” (le scale esterne) o per gli archi di passaggio (gli “sporti”). Sarà perché siamo tra le vette del Gran Sasso e la valle del Tirino, ma la sensazione che la visita al paese regala è uguale a una fiaba di pietra.Lo sa bene anche il sindaco, il ragioniere Luciano Mucciante, classe 1953 e castellano doc, già in carica dal 2004. Orgoglioso che fede, sport, musica, arte e tradizioni bene si miscelino nell’offerta turistica e quotidiana del borgo. In particolare, stupisce la partecipazione corale che rinnova lo spirito di Castel del Monte ogni 17 e 18 agosto, quando si consuma l’antico “rito de re sette sporte”, ovvero la Notte delle Streghe, che mette in scena la magia. La notte è il momento clou di questo viaggio nell’immaginario, ricco di testimonianze della tradizione e di accadimenti miracolosi. Ma il calendario di eventi è vasto (ciaspolate ,sci da fondo, rappresentazioni teatrali, rassegna Nazionale degli Ovini a Campo Imperatore) anche perché Castel del Monte è anche una delle tappe dell’Ippovia del Parco Nazionale Gran Sasso – Monti della Laga, set naturale già scelto da famosi registi per i loro film. In verità si tratta degli stessi percorsi utilizzati da contadini per raggiungere i campi coltivati dalle proprie abitazioni. Circa 300 km di sentieri che sono stati ripristinati dal Parco intorno al massiccio appenninico. Tutto è tornato a vivere: sono stati riattivati i ponti d’acqua, gli abbeveratoi e le fonti che s’incontrano lungo il cammino, i ricoveri per i cavalli, gli ostelli e gli agriturismi, dove non ci si può alzare dalla tavola senza aver prima assaggiato gli strangolapreti o le “laganelle”. Pasta. Che se unita con patate, legumi e verdure, diventa “minestra”. Le donne castellane sono abili anche nella preparazione dei dolci, dalle “crespeglie” ai “nocciatterrati”. Provare per credere.
Ricette tipiche:
1) RAVIOLI CON RICOTTA
2 Uova
100 ml. acqua
300 gr. Farina tipo “00”
350 gr. Ricotta di Pecora di Castel del Monte
Passata di Pomodoro
Cipolla
Sedano
Carota
Olio
Disporre la farina a fontana, aggiungere acqua e 1 uovo e mescolare il tutto.
Stendere con il matterello la sfoglia fino a renderla sottile.
Tagliare delle striscie larghe circa 10 cm e disporvi in fila cucchiaini di ricotta, condita in precedenza con 1 uovo e 1 pizzico di sale, ricoprire con la sfoglia, chiudere bene il raviolo e tagliare con la rondella.
Per il condimento, in una pentola far soffriggere olio, cipolla, sedano e carote, aggiungere la passata di pomodoro e far cuocere circa un’ora e mezza.
Cuocere i ravioli in abbondante acqua salata e condite con il sugo.
2) SAGNE E LENTICCHIE
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
100 gr. Farina Bolero
400 gr. Farina Solina
1 Uovo
100 ml. Acqua
200 gr. lenticchie di Santo Stefano di Sessanio
Olio
Aglio
Alloro
PREPARAZIONE
Disporre entrambi le qualità di farina a fontana, aggiungere acqua e uova e mescolare il tutto.
Stendere con il matterello la sfoglia alta circa 3mm, tagliare la sfoglia a strisce larghe circa 2cm e infine tagliare a striscioline di 2mm.
Soffriggere in una pentola l’olio con l’aglio e l’alloro, aggiungere le lenticchie e ricoprire con acqua fredda. Cuocere per circa mezz’ora.
Intanto cuocere la pasta a parte e una volta pronta versare nelle lenticchie con la giusta quantità di acqua di cottura per rendere la minestra brodosa al punto giusto.
3) MOSTACCIOLI
6 uova
600 gr. Di zucchero
400 ml di olio
400 ml di Marsala
2 kg. di farina
Un pizzico di cannella
60 gr.di cacao amaro
500 gr. di mandorle tostate e tritate
Una buccia di limone grattugiata
20 gr. Di ammonio bicarbonato per dolci
Sbattere uova e zucchero aggiungere olio e marsala e miscelare. Aggiungere cannella,cacao, limone e ammonio bicarbonato e infine la farina.Lavorare il composto che risulterà sostenuto. Stendere con il mattarello una parte di pasta in un panno alto poco meno di 1 cm e ritagliare i rombi. Posizionare man mano #i rombi in teglia con carta da forno. Continuare fino ad esaurimento della pasta. Infornare a 180° per circa 15 minuti in forno statico.