“Al risorger delle lettere e delle arti, questo genio naturale ancora rinacque e meglio si cominciasse ad abbellir le ville nel quattrocento, sembra nondimeno che prima tra le moderne più signorili fosse quella di Bagnaja presso Viterbo, cominciata nell’anno 1511, e da Francesco Gambara Cardinale a fine condotta.” Ippolito Pindemonte “Prose Campestri” 1817.
Villa Lante a Bagnaia, frazione di Viterbo, è uno dei più celebri giardini italiani manieristici del XVI secolo; un luogo che suscita meraviglia e ammirazione per il suo armonico rapporto tra natura e costruito, tra bosco e giardino, tra vegetazione, pietra e acqua. Infatti, fra le ville, i complessi monumentali, le dimore storiche ed i castelli siti nel viterbese, Villa Lante rappresenta più di tutti la relazione fra architettura e paesaggio.
Nel 2011, è stata votata “Parco più bello d’Italia”. Nel 2014, è stata coniata una moneta commemorativa in argento dal valore nominale di 5 euro, all’interno della serie “Ville e giardini d’Italia”.
Il giardino di Villa Lante, ha origine a ridosso di una riserva di caccia. Posto molto suggestivo in virtù delle sue statue, delle scalinate e dei giochi d’acqua, oltre ai meravigliosi giardini adombrati da querce e platani. L’intero perimetro è attraversato da un ruscello naturale che si snoda seguendo il pendio del terreno e tutto ciò rende questo luogo incantato e pieno di fascino.
Il progetto d’insieme, si estende appunto su uno scosceso pendio della collina, in cui due raffinate palazzine gemelle fanno da scenario al giardino geometrico e alle sue artistiche fontane, reali protagoniste della composizione assiale.
Bagnaia, di cui si hanno notizie certe poco prima dell’anno mille, era denominata Bangaria, si ergeva su una strada molto trafficata anche perché era uno dei percorsi della via Francigena, ed è ancora attualmente un bellissimo borgo medioevale abbastanza ben conservato. Nel Duecento, Bagnaia fu donata dal Papa al Vescovo di Viterbo e, quando, a fine Quattrocento, il Cardinale Riario assunse l’importante carica, realizzò, attraverso vari terreni esterni al borgo, un “barco”, cioè un recinto per la caccia con il suo relativo casino. La storia della Villa si ha quindi dalla fine del Quattrocento, e più precisamente al 1498, quando il Cardinale Riario fece creare un magnifico parco. Tra il 1532 e il 1549, un altro cardinale, Ridolfi, fece edificare esattamente all’interno di questo polmone verde la sua abitazione. Comincia in questo modo a sorgere su un ripido pendio terrazzato, la villa, capolavoro di architettura rinascimentale e manieristica. Dal 1590, essa fu venduta al Cardinale Montalto che la mantenne per più di trenta anni. Nel 1623, il Cardinale Montalto cessò di vivere e la Villa, dopo svariati passaggi di proprietà, nel 1656, fece parte delle proprietà della Famiglia Lante della Rovere, dalla quale si deve il nome. I Della Rovere, la tennero per circa 300 anni, sino al 1953, quando venne comprata dalla Società Villa Lante. Infine nel 1971 la Villa andò allo Stato Italiano, di cui oggi è detentore mediante la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio.
Il parco totale, che include la Villa, ha una superficie di 22 ettari ed è liberamente fruibile ad esclusione della parte monumentale, che è recintata e custodita. Questa zona monumentale, è determinata principalmente da quattro entità: una parte pianeggiante con un esteso giardino geometrico all’italiana antistante a due palazzine di stile rinascimentale e, fra loro, uno scenografico percorso di acque che scendono dalla collina con una successione di fontane e cascate. L’ingresso alla parte monumentale è posto lateralmente alla Palazzina Gambara, la più antica, mentre più in la vi è la Peretti Montalto: esse in realtà sono uguali benché realizzate in età di poco dissimili. Sono entrambe caratterizzate da un piano terreno aperto a porticato-loggia, un piano nobile ed un piano superiore ribassato sovrastato da un’altana.
La prima delle due palazzine la “Gambara”, ha le pareti della loggia affrescate con vedute di residenze cinquecentesche laziali e la volta ornata di grottesche: nelle stanze al piano terreno ed al primo piano, in cui è ubicata una cappella, sono presenti dipinti manieristici della Scuola degli Zuccari e di Antonio Tempesta, che si sviluppano su pareti e soffitti con storie mitologiche e religiose, scene di caccia e paesaggi, fra cariatidi e grottesche, oltre alle pitture di Raffaellino da Reggio.
La seconda palazzina: la “Montalto”, costruita dal cardinale ventenne nipote di Sisto V, venne finita intorno al 1590, e presenta nella loggia-porticato esperimenti di illusione prospettica e vedute marine di Agostino Tassi, esattamente lui, l’uomo coinvolto nella vicissitudine di Artemisia Gentileschi, mentre al primo piano le stanze sono decorate con dipinti murali di famosi artisti fra cui il Cavalier d’Arpino.
L’architetto Jacopozzo Barozzi da Vignola, come narra la leggenda, nel giardino di Villa Lante, progettò la trasformazione di un casino di caccia, con contiguo parco, in Villa cinquecentesca, e fu creato immediatamente il suo aspetto finale. Come testimonianza dell’unicità di progetto, c’è il grande affresco del 1581, o anteriore, all’interno della loggia della Palazzina Gambara che raffigura la Villa completa, anche se tante parti saranno edificate nel secolo successivo.
L’altro personaggio fondamentale per la creazione di Villa Lante, fu Tommaso Ghinucci da Siena, architetto e ingegnere idraulico che, dopo aver terminato Villa d’Este a Tivoli, per circa dieci anni, 1571-1581, si dedicò a Villa Lante. Lui realizzò i giochi d’acqua e quasi sicuramente delle sculture tipo le barche nella Fontana del Quadrato.
Villa Lante è caratterizzata da un solo asse, che segue il dislivello del terreno suddividendosi in tre ripiani legati fra loro da due pendii. Ciò fu pensato per permettere la visione dell’intero giardino dall’entrata inferiore, tramite i svariati livelli sino alla sua sommità.
L’acqua che scaturisce dalla Fontana del Diluvio, situata nel punto più alto del giardino, all’interno di una rigogliosa vegetazione, scende lungo i ripiani e determina l’elemento unificatore di Villa Lante, alimentando le fontane poste nel percorso: la Fontana dei Delfini, la Catena d’acqua, la Fontana dei Giganti, la Mensa del Cardinale, la Fontana dei Lumini, e infine la Fontana del Quadrato, collocata nel cuore del giardino inferiore. Il succedersi delle diverse fontane è stato definito in relazione ai quattro elementi naturali: l’acqua: la Fontana del Diluvio e quella dei Delfini, la terra: la Fontana dei Giganti, il fuoco: la Fontana dei Lumini, l’aria: la Fontana del Quadrato.
L’acqua, sgorgando dall’ambiente naturale e selvaggio, simboleggiato appunto dalla Fontana del Diluvio, effettua molti passaggi e trasformazioni, e in virtù dell’attuazione e dell’ingegno umano arriva in conclusione in un bacino dalla forma geometrica perfetta, ubicato al centro di 16 quadrati equorei e vegetali: la Fontana del Quadrato, idioma del trionfo della mente umana sulla natura, è infatti formata da quattro specchi d’acqua al centro di 12 quadrati caratterizzati da aiuole di bossi.
La Fontana del Diluvio, elemento di nascita del simbolismo equoreo, rappresenta l’acqua che nasce dalla roccia: accanto alla grotta vi sono due logge a serliana, che compongono le quinte di un teatro e inizialmente nascondevano giochi d’acqua. Nelle logge sono riprodotte le Muse, componenti che consentono di accertare le due architetture come vette del monte Parnaso. Notiamo ancora sulle facciate due gamberi, idioma del Cardinale Gambara, e la graticola di San Lorenzo, protettore di Viterbo.
La Fontana successiva è quella dei Delfini, il suo nome proviene da 16 delfini, i quali a coppia, sono collocati ai lati della forma ottagonale. In origine era sovrastata da un chiosco ligneo ornato da rampicanti e vi erano
tronchi di finto corallo, la presenza dei delfini, consentiva di rilevare in tale fontana un’allegoria dell’acqua marina.
Si ha poi la Catena d’acqua, che collega due terrazzamenti del giardino ottenendo il loro dislivello: l’acqua che scende dalla Fontana dei Delfini, arriva in questo modo ad alimentare la seguente Fontana dei Giganti, divenendo attraverso il suo tragitto un elemento architettonico e decorativo di enorme fascino. La Catena è composta da volute agganciate le une alle altre, terminanti in alto nella raffigurazione di un gambero.
La Fontana dei Giganti di Villa Lante è posta come fondale e raccordo fra il primo e secondo ripiano del giardino: il suo nome proviene da due figure di giganti sdraiati ai lati, individuati quali immagini dei due fiumi della Tuscia Arno e Tevere. Come il giardino anche tale fontana è strutturata su tre livelli: in alto l’acqua che viene dalla Catena, zampilla dalle branchie di un gambero e scende in una prima vasca sostenuta da un satiro curvo, e poi in un secondo e terzo bacino. Nel secondo livello del giardino, si trova la Mensa del Cardinale, usato per i conviti all’aperto: era attorniata dall’acqua e percorsa per la sua lunghezza complessiva da una stretta vasca, che fa volgere la vista verso la retrostante Fontana dei Giganti.
E ‘ la Fontana dei Lumini la penultima fontana di Villa Lante, addossata al muro di sostegno della terrazza superiore, fra il primo e il secondo livello: di forma rotonda, il suo nome deriva dai 70 lumini zampillanti distribuiti intorno al getto d’acqua principale, che ne fanno il simbolo dell’elemento del fuoco. Ai lati della fontana vi sono due grotte con le statue di Nettuno e Venere. La grotta di Venere è rivestita a tartaro, come la Fontana del Diluvio, secondo un gusto tardo-rinascimentale.
La Fontana del Quadrato determina la fine del percorso dell’acqua, che qui prende in conclusione la forma geometrica regolare. La fontana rappresenta la componente dell’aria mediante l’apparecchio idraulico della stella che in origine generava effetti sonori e consentiva all’acqua di assumere illimitate direzioni. Al centro della fontana si erge il gruppo in peperino dei quattro giovani o Mori, annessi successivamente dal Cardinale Montalto, possessore della Villa dopo il Cardinale Gambara, con gli idiomi del monte e della stella.
L’insigne Villa rinascimentale, tramite la sua armoniosa perfezione, in cui l’equilibrio architettonico delle forme si fonde con un prezioso giardino all’italiana, rappresenta un patrimonio del nostro Paese, ricco di bellezze da preservare, curare, conoscere e valorizzare.