Vino biodinamico: una spremuta d’uva tutta naturale

Quando si produce vino biodinamico si coltiva e cura la vigna come fosse un organismo unico, un ecosistema. Il vigneto viene idealmente suddiviso in porzioni e ognuna di esse contribuisce alla crescita, allo sviluppo e alla produzione di quella adiacente.

L’idea alla base è di creare un sistema autosufficiente.

Come ogni altro tipo di piantagione, anche l’uva ha bisogno di concimi e prodotti fitosanitari per permetterle di crescere e proteggersi da parassiti e animali.

Nell’agricoltura biodinamica, questo avviene attraverso materie ed elementi naturali, proprietà del terreno scelto e compost.

Sono assolutamente vietati fertilizzanti chimici e pesticidi, che andrebbero a intaccare la fertilità del suolo e la salute di chi consumerebbe il vino.

Un metodo molto usato per fertilizzare il terreno è quello di far vivere degli animali tra i filari, che con le loro deiezioni permettono di mantenere una buona fertilità della terra.

Questo metodo di coltivazione nasce nel rispetto dell’ambiente e col fine di preservare gli ecosistemi, permettendo una produzione agricola sostenibile.

Molte delle pratiche che vengono usate hanno fondamento scientifico comprovato, ma altre sono molto legate alla saggezza popolare e di difficile spiegazione scientifica.

Dopo anni di studi si è visto che applicare l’agricoltura biodinamica alla coltivazione della vite porta risultati migliori rispetto all’approccio tradizionale e permette una resa migliore nella produzione.

Il vino biodinamico viene prodotto coltivando il vigneto come un’unica entità, senza prodotti chimici e utilizzando materie naturali e compost. I compost sono prodotti che hanno le proprietà e le capacità di migliorare la struttura del terreno, esaltando l’azione dei concimi e promuovendo l’attività microbica. È una delle soluzioni più economiche e sostenibili per gestire lo smaltimento dei rifiuti organici ed è uno degli elementi fondant dell’agricoltura biodinamica. Il compost si ottiene dalla decomposizione di residui vegetali, scarti organici e, in alcuni casi, da deiezioni animali, che vengono trattati secondo specifici processi che lo trasformano in humus, proprio come quello che si forma, a esempio, nei boschi con la naturale marcescenza di resti di animali e piante.

Le uve raggiungono gradi di maturazione più o meno incisivi a seconda della mineralità del terreno sul quale crescono le viti, del clima dell’annata e della tipologia di pianta. Tutte le pratiche biodinamiche seguono il calendario biodinamico, che segue le fasi del ciclo lunare: 27 giorni in cui la luna completa il suo giro intorno alla Terra. Periodo in cui “cresce” e “cala” generando per due volte i cosiddetti “nodi lunari”. Questo calendario divide i giorni in quattro tipi: giorno della radice, giorno del fiore, giorno della frutta e giorno delle foglie:

· i giorni della frutta sono per la raccolta;

· i giorni delle foglie sono per l’irrigazione;

· i giorni delle radici per la potatura;

· i giorni dei fiori per lasciare riposare il terreno.

L’uva coltivata in questo modo ha aromi e zuccheri più completi e complessi. Dopo la pigiatura, i vini biodinamici vengono fatti fermentare con i lieviti già presenti nelle uve e non viene aggiunto nessun altro elemento o composto chimico. Il vino che si ottiene ha un sapore molto deciso e dal colore forte. Offre un’esperienza gustativa molto profonda, facendo anche leva sulla parte emozionale della persona. Un bicchiere di vino biodinamico è un’esperienza gustativa senza eguali.

Da un punto di vista alimentare è un prodotto molto ricco e questo è possibile perché viene fatto fermentare come fosse una spremuta di uva, senza aggiungere nulla di chimico. Infatti, anche la quantità di solfiti contenuta è bassissima, visto che sono presenti solo quelli naturalmente presenti nella buccia dell’uva.

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