La prima descrizione del Poeta Virgilio nella Commedia avviene quando Dante entra nella Selva Oscura, circondato dalle tre fiere. Sulla collina appare un’ombra, a cui il viaggiatore chiede aiuto: “Non omo, omo già fui, e li parenti miei furon lombardi, mantovani per patria ambedui”; ecco che Dante è di fronte al suo Autore, nel primo canto introduttivo a tutta l’opera.
Il Sommo Poeta fiorentino dichiarerà la sua ammirazione per Virgilio attraverso le parole di un altro autore latino: Stazio. Come mai due personaggi pagani vengono elevati a tal punto nella Divina Commedia? L’età cristiana, contrariamente a quanto suggeriscono le apparenze, non rinnega gli autori antichi, nonostante abbia un’epica e una morale diversa da quella precedente. L’unica lingua parlata e usata per iscritto in Chiesa e fra i ceti elevati era il latino, e occorreva così padroneggiare le principali regole di grammatica e sintassi.
I grammatici Elio Donato e Prisciano hanno stabilito per primi la grandezza assoluta dei poeti latini, di cui il primo del canone è sempre stato Virgilio, che usò uno stile adattissimo all’apprendimento scolastico. Come si insegnava il latino? I magistri facevano imparare a memoria il primo verso di 12 canti dell’Eneide, e da questi 12 versi totali gli alunni ricavavano le regole grammaticali e sintattiche a loro necssarie.
L’altra causa della fama del Poeta latino nell’era cristiana la si ricava dai Canti XXI e XXII del Purgatorio: Dante e Virgilio salgono verso il Paradiso terrestre, quando, ad un certo momento, si scatena un terremoto che spaventa il Sommo Poeta fiorentino: ogni volta che uno spirito si libera per andare in cielo, il monte trema. Stazio si avvicina dunque ai viandanti, scoprendo che l’ombra accanto a Dante è proprio il Poeta Virgilio, a cui ricorda alcuni versi della IV Ecloga delle Bucoliche, in cui si dice che arriverà un bambino ad inaugurare una nuova età dell’oro.
Ovviamente Virgilio non intendeva preannunciare la venuta di Gesù: il bambino citato nel passo era il figlio del politico Asinio Pollione. Tuttavia, è così Virgilio divenne il Poeta e il Profeta pagano “inconscio” del cristianesimo, giunto fino a noi anche attraverso l’opera dei grammatici latini.