La magia di Venezia, città antica, solenne e licenziosa, incanta Roma con l’esposizione “Vogia de carnoval”, ispirata alla festa che nella Serenissima Repubblica iniziava il 27 dicembre.
Un percorso multimediale, tra pittura antica e innovazione tecnologica, tra istallazioni e performance, che aprono possibilità inedite di fruizione dell’arte, nel fascino e negli splendori della città lagunare, attuato in virtù della collaborazione della Fondazione Querini Stampalia di Venezia.
La mostra resterà aperta al pubblico dal 15 dicembre 2022 al 30 aprile 2023, con ingresso gratuito negli ambienti di Palazzo Rhinoceros e rhinoceros gallery a Roma, in via del Velabro 9 A, il centro culturale che dà sull’Arco di Giano, ideato da Alda Fendi e progettato dall’architetto Jean Nouvel, promossa dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, con la linea artistica di Raffaele Curi.
Dopo aver accolto il Pollaiolo degli Uffizi, il Michelangelo, El Greco, il Picasso dell’Ermitage e il Picasso delle collezioni Intesa San Paolo, la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti presenta un’esperienza visionaria che comincia dall’esterno dell’edificio, dove una estesa proiezione avvolge il palazzo nelle onde del mare, senza bagnare i visitatori.
Per l’inaugurazione dell’esposizione in rhinoceros gallery, si è avuta la performance Black Venice, un action di Raffaele Curi, che avvalendosi degli strumenti della meraviglia e del sogno, ha esortato il pubblico ad una riflessione sulla negritudine e sulla presenza dell’altro nella società contemporanea.
Al centro dello spazio espositivo spicca il grande rinoceronte ideato da Curi, in precedenza già finalista per il Compasso d’oro nel 2020; sul suo dorso è seduta una dama vestita con un costume del Settecento, immobile come una statua, che celebra il famoso quadro Il rinoceronte di Pietro Longhi, del 1751, di Ca’ Rezzonico. Le spalle della dama sono avvolte da un foglio termico come quelli consegnati ai migranti soccorsi in mare. Una netta differenza fra la nobile naufraga contemporanea, assistita da chi attualmente chiede aiuto, un giovane di colore con un turbante come fosse un sovrano o uno dei Re Magi. Senza parlare per tutta la serata, il performer è assorto a rappresentare dei segni per terra: sono idiomi di coinvolgimento e solidarietà.
Nell’ambiente, nel frattempo, si propaga l’overture dell’Otello di Gioacchino Rossini, alternata da una citazione dell’Otello di William Shakespeare, che inizia con le parole: “Il moro di Venezia è franco e leale”.
In seguito all’inaugurazione, dell’action restano soltanto gli elementi inanimati e il visitatore ha davanti un’istallazione con il rinoceronte, la coperta termica sul suo dorso ed i simboli tracciati per terra.
Interprete principale di Vogia de carnoval è la scrittrice iraniana Azar Nafisi, autrice del bestseller “Leggere Lolita a Teheran, (Adelphi), con un’intervista in esclusiva svolta all’interno di rhinoceros e ambientata in una ricca scenografia di San Marco a Venezia. Nell’intervista, che lo spettatore può udire durante il percorso espositivo, Nafisi descrive la sua relazione esclusiva con Venezia, soffermandosi su un dipinto di Tintoretto: L’Annunciazione. La scrittrice considera la Vergine come vittima di un abuso sessuale, inserendo nella rassegna il tema delle proteste in Iran.
Nella mostra anche il Mose, il MOdulo Sperimentale Elettromeccanico, è protagonista. Azionando un sistema di dighe mobili, mette in salvo Venezia dall’acqua alta, una struttura ingegneristica lodata in tutto il mondo per la sua efficienza. Vi è infatti all’inizio del percorso espositivo, una videoinstallazione che lo vede danzare sulle note della Cenerentola di Gioacchino Rossini, in una assoluta equivalenza tra gli alti e i bassi rossiniani e il flusso delle maree.
Il mare accarezza la voglia di un carnevale fuori stagione e, dai progressi tecnologici odierni, si va alla sontuosità della Venezia del passato, per poi lanciarsi verso l’arte del futuro.
Disseminati su tutti i piani espositivi dell’edificio, sono citati i titoli delle commedie di Carlo Goldoni che risultano il prodotto di un’istallazione sonora che fa rimbalzare sulle pareti l’arcobaleno dei colori del vestito di Arlecchino, mentre riecheggiano le voci della commedia: Una delle ultime sere di Carnovale. A riempire lo spazio, la proiezione della bambola meccanica tratta dal Casanova di Federico Fellini, con la musica di Nino Rota. L’immagine del viso di Donald Sutherland, interprete della pellicola del 1976, si moltiplica in modo prospettico nell’istallazione all’interno del cavedio nero.
Dopo gli Uffizi, la National Gallery, la Pinacoteca di Brera e la Galleria nazionale delle Marche, rhinoceros gallery, per la prima volta nella Capitale, porta un DAW, ovvero un Digital Artwork prodotto da Cinello su suo brevetto. Parliamo di una tecnologia innovativa che ricrea un dipinto antico realizzando contemporaneamente una nuova opera digitale originale. Il pubblico contempla la Presentazione al Tempio, dipinta nel 1460 da Giovanni Bellini, e custodita dalla fondazione veneziana.
“Io son colei che mi si chiede”, recita intorno al DAW la voce di Rossella Falk: una battuta di Così è (se vi pare).
Nel gioco che conduce il visitatore dentro e fuori le dimensioni del sogno e dell’illusione, in un incessante scambio reciproco tra la realtà e il suo doppio, tra la copia e l’originale, si raffrontano la Presentazione al Tempio di Bellini con la composizione del medesimo soggetto, dipinta nel 1455 dal cognato Andrea Mantegna, ubicata alla Gemaldegalerie di Berlino.
Il fascino veneziano continua ai piani superiori, con le vedute di Gabriel Bella e le scene di Pietro Longhi, fino a giungere nella terrazza panoramica che rammenta al pubblico di essere nel cuore dell’Urbe.
“La Fondazione Alda Fendi – Esperimenti porta Venezia a Roma”, illustra Alda Fendi, “Venezia multiculturale, con la sua storia ci insegna l’apertura nei confronti dell’altro e la convivenza fra i popoli. Venezia misteriosa, con le sue maschere ci invita ad abitare un carnevale senza tempo”.
Alda Fendi nasce a Roma e studia a Londra, fin da giovanissima Alda comincia a lavorare nell’azienda di famiglia, sotto l’attenta guida della madre Adele. Lungo tali anni lavora accanto lo stilista Karl Lagerfeld, il quale per svariato tempo collaborerà con la casa di moda romana. La stilista è l’ultima delle sorelle Fendi (Paola, Anna, Franca e Carla), che hanno portato avanti la celebre casa di moda ideata dal papà, spentosi nel 1946.
A differenza delle altre sorelle, Alda ha nonostante tutto sempre avuto anche una grande passione per l’arte, ed è stata proprio essa a indurla, a costituire nel 2001, la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, in cui è supportata dalle figlie Giovanna e Alessia. Il bilancio del lavoro di questi anni è molto positivo: 11 spettacoli pensati e compiuti da Raffaele Curi, la Festa del Cinema di Roma, la partecipazione alla Biennale di Venezia, una esposizione al Peggy Guggenheim Museum e la pubblicazione di tre libri. La Fondazione Esperimenti è la vita della stilista, un’ininterrotta sfida a passare oltre i limiti usuali tra le varie discipline come arte, teatro, letteratura, musica, performance, con la scelta di accedere liberamente e gratuitamente nell’edificio. Il primo progetto è lo scavo della Basilica Ulpia, seguono appunto 11 anni di performance, con la partecipazione fra gli altri anche di Vincent Gallo, Roberto Bolle, Dominique Sanda, Angélique Kidjo e
Cecilia Bartoli. Dall’antichità al contemporaneo, con il Laboratorio internazionale di teatro e la partecipazione alla 54° Esposizione internazionale d’Arte.
Alda Fendi nel 2020 ha avuto il riconoscimento di Cavaliere della Legion d’Onore da Christian Masset, Ambasciatore della Francia in Italia.
Vivere in un Palazzo dell’Arte, attorniati da incanto, creatività e design, come Palazzo Rhinoceros, progettato e arredato dall’architetto premio Pritzker Jean Nouvel presso i Fori Imperiali, incastonato tra l’Arco di Giano e il Palatino, nell’area del Velabro.
L’idea proviene dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, che dal 2001 è produttiva con progetti per la città di Roma. Tutto inizia con la riqualificazione dell’area che include il recupero e la ristrutturazione di un complesso di tre edifici, per un totale di 3500 metri quadrati. Si voleva avere un solo luogo dedicato all’arte, motivo di creatività e cultura per realizzare esperimenti in totale libertà. Un sogno della stilista Alda Fendi attuato con risorse economiche private. Esternamente, l’architetto Jean Nouvel, ha restituito l’eleganza originaria dell’edificio seicentesco tramite un vigile restauro, bensì all’interno ha recuperato gli ambienti aggiungendo elementi completamente nuovi, come i blocchi d’acciaio.
La stilista ha promosso, con un’azione di mecenatismo, la valorizzazione della superficie del Foro Boario, ed ha affidato a Vittorio e Francesca Storaro l’esecuzione dell’illuminazione permanente dell’Arco di Giano. La riqualificazione della zona ha incluso anche la realizzazione di una cabina elettrica Acea per tutta l’area, donata alla Capitale, il ripristino e la manutenzione della porzione di strada via dei Cerchi – via del Velabro, e la valorizzazione della superficie all’interno della cancellata dell’Arco di Giano.
Bravissima nell’ esposizione che dettagliatamente rende visiva la descrizione dell’evento.
Sintetica, professionale e corretta nella descrizione, molto brava, complimenti.