Amabile, ironica e sapientemente equilibrata: così è apparsa al pubblico numeroso la “conversazione” tra lo scrittore Gianrico Carofiglio e Livio Pepino, relativa alla presentazione del libro dell’ ex magistrato intitolato “Con i piedi nel fango”, sottotitolata appunto “Conversazione su politica e verità”, ad indicare il suo memoriale scritto alla presenza del giornalista Jacopo Rosatelli.
Lo scrittore si è occupato dell’alternanza tra politica, verità e felicità. Con rigore quasi filologico ha inteso trovare consigli utili per chi voglia impegnarsi nel mestiere del politico,un “mestiere” non da improvvisare ma da realizzare con regole precise. Innanzitutto “bisogna essere estremamente precisi nel parlare di valori” e dire con esattezza la verità. Giocando con gli anagrammi, la verità diventa “relativa”, ad indicare come oggi il pluralismo di opinioni necessiti spesso di discussioni ampie e democratiche. Nel libro si pone anche l’accento sulla differenza tra “approssimazione” e “compromesso”, pur di raggiungere la “prossimità o il compromesso con l’altro”, : una verità, per essere accettata, ha bisogno di principi di trasparenza su cui fondare l’accordo tra due persone o due partiti. Ancor più rivoluzionaria è l’idea che la politica può dare felicità e qui Caarofiglio si ispira a una regola tolteca: della politica è essenziale rispettare le tre regole di non farne un fatto personale, non affidarsi alle congetture e soprattutto fare sempre del proprio meglio. L’allusione a far diventare i problemi politici dei casi personali è evidente: basti osservare le elezioni politiche appena trascorse e la futura mancanza di accordo tra le forze politiche vincitrici. “Finchè i problemi nazionali continueranno ad essere considerati dei casi personali si perderà di vista la vera portata di un problema politico” e si perderà quella lucidità oggettiva che permette di dare risposte valide ed universali – afferma l’autore. Occorre invece considerare se stessi con necessaria autoironia, dote etica indispensabile per una prospettiva reale dei problemi da affrontare in politica, come pure per trovare all’interno di questo lavoro la felicità, intesa filosoficamente come unione di piacere fisico e piacere finalizzato ad uno scopo collettivo. Insomma, secondo Caarofiglio, il piacere nella politica è possibile solo se, come nel paradosso del camion che non passa sotto il ponte e deve sgonfiare le gomme, si è sempre pronti a trovare soluzioni innovative o addirittura che capovolgano la realtà e non convenzionali: non si deve “stare sereni”, ma essere in uno stato di disagio esistenziale che ci sproni continuamente a tentare dei continui cambiamenti.
Lucia Mancini