Plauto, autore impietoso, che non teme neppure la trivialità per rappresentare l’animo umano nelle sue pulsioni, nelle sue passioni, nelle sue imperfezioni, nelle sue relazioni e nelle sue rivelazioni.
Plauto, maestro di teatro, attraverso il riso, talora crasso, dipinge i suoi personaggi, gli intrecci e le storie, come in un affresco della vita quotidiana, fatta di eroi e di schiavi, soldati, meretrici sulla stessa scena. Le sue commedie avevano un prologo lunghissimo, sproporzionato, una chiave di lettura rivolta al popolo sull’argomento della commedia stessa, i dialoghi erano espressi da parole saporite di pura fonte latina, la musica e il canto erano felicemente integrate.
Di questo Plauto, artefice con il Miles gloriosus di un soggetto comico multifunzionale, solo in apparenza schematico e scontato, Pasolini si fa allievo, traducendo l’opera e rendendola contemporanea in un dialetto romanesco che si rifà a pose e linguaggi dell’avanspettacolo:“qualcosa di vagamente analogo al teatro di Plauto, di così sanguignamente plebeo, capace di dar luogo a uno scambio altrettanto intenso, ammiccante e dialogante, tra testo e pubblico, mi pareva di poterlo individuare forse soltanto nell’avanspettacolo… È a questo, è alla lingua di questo, che, dunque, pensavo – a sostituire il “puro” parlato plautino. Ho cercato di mantenermi, il più squisitamente possibile, a quel livello. Anche il dialetto da me introdotto, integro o contaminato, ha quel sapore. Sa più di palcoscenico che di trivio” scrive nell’introduzione del 1963.
E così la Compagnia amatoriale LaGaffe ripropone il testo a Roma, al Teatro San Genesio, accanto la sede storica della RAI di V.le Mazzini, dal 7 all’11 febbraio 2018.
Diretta da Paola Ronga e animata da un nutrito cast: Gianluca Tusco, nei panni del protagonista Pirgopolinice, Mauro Utzeri, coprotagonista servo Palestrione, Piero Grasso, Artrotrogo, Francesca Pimpinelli, Filocomasia, Carlo Gentiloni, Alessandra Serra, Maria Teresa Pugliese, Michele Gambirasi, Lorenzo Coccia, Gianni Tarsi e la stessa regista Ronga, interprete quale servetta.
La storia è molto semplice, un militare vanesio e fanfarone (Gianluca Tusco), raggirato dal suo servo astuto (Marco Utzeri), perde tutte le sue ricchezze, facendo leva sulle sue stesse passioni: donne e adulazioni.
Le donne: ingannatrici e subdole, per la cultura classica misogina, maghe della recitazione, volta all’intrigo, come da loro stesse ammesso, ma, nello scacchiere di Palestrione, pedine fondamentali, siano elle meretrici, come Acroteleuzia (Alessandra Serra) e Milfidippa (Mariateresa Pugliese) o vittime quale Filocomasia (Francesca Pimpinelli), la ragazza rapita che brama tornare dal suo amante.
Il testo, nell’elaborazione intellettuale pasoliniana dell’opera latina, viene reso reale e attuale senza perdere lo slancio fantasioso e la vis poetica dei personaggi, tragiche vittime del loro destino, ma anche lieti della loro incosciente felicità, piena e profonda, che Pasolini ritrovava nella periferia romana. In questa chiave, gli attori si muovono in abiti contemporanei, in una scenografia che rimanda ai luoghi odierni, Efeso come una borgata, per sfruttare la grande forza comica del testo, senza perdere di vista la personalità dell’autore della traduzione, che si fa largo prepotente tra le battute.
Fior de le grotte, auguro a tutti de portà rispetto alle donne d’altri… e bona notte!
Da sottolineare l’encomiabile aspetto umanitario: l’intero ricavato dello spettacolo di giovedì 8 sarà devoluto alla Susan G. Komen Italia, per la lotta ai tumori del seno, e all’Associazione Kids Kicking Cancer, nata per aiutare i piccoli pazienti oncologici ad aumentare la capacità di gestire il dolore e di affrontare cure e terapie, migliorando il loro approccio psicologico ed emotivo alla malattia