Monica Capizzano, “Droghe da stupro e nuove sostanze psicoattive”.

Quando il ‘risveglio’ ha il retrogusto amaro di una violenza subita e mai, purtroppo, ricordata

‘Appuntamento con la droga’ o ‘droga che facilita l’assalto sessuale’ sono termini che sono apparsi con sempre maggiore frequenza nei media, soprattutto negli ultimi anni. L’esempio più frequente di droga da stupro è lo scenario di un autore maschio che mette il farmaco nella bevanda di una donna senza il suo assenso. Dopo che il farmaco fa effetto, la donna diventa incapace o incosciente”.

La nostra quotidianità è piena di orrendi casi di cronaca di donne vittime di stupri, odiosi atti violenti, attraverso i quali, il violentatore, trova una propria soddisfazione, non tanto nell’atto brutale in se, quanto nell’agire in modo intimidatorio, umiliando e degradando la sua vittima; ma, per lei, invece, questa violenza lascerà solamente profonde cicatrici nel suo fisico, e, soprattutto, nel suo animo.

Ma ci sono anche altre vittime di stupro, per così dire, silenti, inconsapevoli, proprio perché il brutale atto violento viene, per così dire, mascherato, dall’assunzione di droghe, che inibiscono il corpo e la mente della vittima, rendendola incapace di capire, di agire e reagire, e ciò che è pure peggio, persino di ricordare.

Sono sostanze chimiche conosciute in America fin dagli anni Settanta, che venivano chiamate “con l’acronimo Dfsa (Drug Facilitated Sexual Assault), letteralmente droga che facilita l’assalto sessuale”, una definizione che non lascia scampo a nessun fraintendimento: sono sostanze che facilitano lo stupro, perché mantengono la vittima in uno stato di coscienza inconsapevole.

Erano droghe che “venivano utilizzate nei Rave e nelle feste dei College”, uno sballo ad uso e consumo del predatore, che lasciava nella vittima, al suo risveglio, un pesante buco nero di non ricordo, un retrogusto amaro, ed una violenza brutale, di cui era stata vittima inconsapevole.

Oggi, le droghe da stupro, purtroppo hanno ancora un proprio largo, meschino, utilizzo, facilitate nei loro acquisti da internet, e da quel suo oscuro mercato nero di farmaci, ma di esse se ne parla sempre poco, su di esse non si accendono mai i riflettori, non si pongono mai abbastanza, le opportune riflessioni.

Ci pensa, finalmente, la criminologa Monica Capizzano, con il saggio “Droghe da stupro e nuove sostanze psicoattive”, per Falco Editore.

Il primo vero ed organico manuale, in Europa, scritto per trattare le droghe da stupro, per informare in modo così attento e preciso, su un argomento così pericolosamente ancora poco conosciuto.

Una trattazione, questa proposta da Monica Capizzano, che affronta l’argomento con doverosa cura, sia dal punto di vista sociale, che medico, scientifico e legale, utile non solo ad offrire al lettore un composito ed organico manuale tecnico, ma anche il risultato di un suo meticoloso lavoro affinché si comprenda appieno l’importanza vitale della divulgazione di una problematica esistente da tempo, ma sempre colpevolmente sottaciuta a livello informativo, lasciandola nell’alveo degli addetti ai lavori.

Questo manuale è il risultato delle nozioni provenienti dal Convegno Nazionale sulle Nuove Droghe del Dipartimento Politiche Antidroga tenutosi a maggio 2014, della fruizione dei corsi attivati on line dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ed Rti (Research Triangle Institute) International, creati ad hoc per professionisti residenti all’estero, e asseverati presso il Tribunale di Cosenza, nonché della lettura e comprensione dei manuali riportati in bibliografia, e dopo aver tenuto decine e decine di convegni sulla materia, collaborando con associazioni in tal senso e contribuendo alla conoscenza di questo fenomeno, nonché all’apertura di uno sportello ascolto per le vittime”.

Un testo che nasce dall’allarmante comparsa “sul mercato illecito delle sostanze stupefacenti, di nuove sostanze psicoattive (Nsp) di origine sintetica, con caratteristiche farmacologiche e tossicologiche particolarmente pericolose”, sostanze già segnalate, con preoccupazione, sia dalle Nazioni Unite che dall’Unione Europea, e che, solo per restare in tema di freddi numeri, ha visto in Italia, nel 2009, la presenza di “circa 280 nuove sostanze circolanti”.

Perché, oggi, il pericolo maggiore viene dalla rete web, da internet, dove, insieme alla vendita illegale di farmaci, e la vendita di farmaci contraffatti, di per se pericolosi per la salute pubblica, trovano sempre maggiore spazio pure la vendita delle Nsp.

Ed è il sottotitolo del saggio a doverci far riflettere ancor di più: “Quando il ‘risveglio’ ha un retrogusto amaro”; proprio perché queste droghe sono incolori, inodori e persino insapori, o con un leggero sapore salato. Sono sostanze che possono essere sciolte nelle bevande, senza che la loro presenza sia minimamente avvertibile da chi le sta inconsapevolmente consumando.

Ed è il loro effetto ad essere devastante: l’individuo che ha assunto la sostanza diventa incapace ed incosciente, facilitando così l’azione violenta e predatoria del carnefice, che potrà abusare sessualmente della persona soggiogata dalle droghe, con maggiore facilità, e senza correre dei rischi. Perché al risveglio la persona avrà un buco temporale, non conserverà, tra i suoi ricordi, praticamente nulla della violenza, e ciò che è peggio, non potrà dimostrare nulla dell’abuso subito.

Perché queste sostanze, generalmente assunte “con alcool e altre droghe, che ne provocano un aumento degli effetti”, vengono eliminate “dall’organismo nello spazio di poche ore rendendo difficile la sua rilevazione in campioni biologici se non analizzati in tempi brevi dopo l’esposizione”.

Ecco perché il risveglio avrà purtroppo, un retrogusto amaro; perché, dopo le sei/otto ore del loro massimo effetto, la vittima non ricorderà praticamente nulla della sua traumatica esperienza, sentirà un forte mal di testa, si sentirà spossata e fiacca, credendo che tutto ciò sia solo il risultato di una serata balorda in cui ha bevuto troppo, e non di una serata bastarda, in cui qualcuno l’ha abusata, drogandola.

Ma se la vittima subisce, invece, uno stupro fisicamente violento, allora al non ricordo dovrà persino aggiungere i danni fisici sul suo corpo, oltre quelli psichici, dovuti allo sforzo di memoria, nel tentativo di ricordare ciò che la mente, inevitabilmente, ha dimenticato, con gravi danni psicologici a lungo termine, tra attacchi di ansia, senza riuscire comunque a trovare una logica spiegazione al proprio malessere, insonnia, depressione e, in molti casi, persino dei tentati suicidi.

Senza mai dimenticare che l’abuso di queste droghe, unito ad altre sostanze acceleranti, come l’alcol, ad esempio, può condurre anche ad una overdose fatale per la stessa vittima.

Per ciò, il manuale scritto da Monica Capizzano, pieno di informazioni, dati scientifici, e attente analisi, è utile mezzo di conoscenza, non solo per i professionisti del settore, come i medici, gli psicologi e gli avvocati, ma anche per tutti quei ragazzi, uomini e donne, che hanno sete d’informazione, affinché si possa costruire una vera presa di coscienza individuale e collettiva, per comprendere la gravità del fenomeno, e magari prevenirlo.

Perché “chiunque può essere uno stupratore. Le statistiche mostrano che la maggior parte delle vittime sono assalite da qualcuno che conoscono: un familiare, un amico, un partner, coniuge. Può essere difficile da credere che si potrebbe essere feriti da qualcuno che si conosce. Bisogna tenere presente che gli stupratori sono soggetti che manipolano e ingannano la vittima. Infatti, essi sono abili a creare situazioni in cui possono approfittare della fiducia di una persona”.

E questo è ancora più grave, perché la persona che ha abusato di noi, utilizzando queste droghe, può essere proprio un parente, un amico, un collega di lavoro, una persona che conosce le nostre abitudini, condivide le nostre quotidianità, una persona di cui ci fidiamo ciecamente.

Perché l’agire attraverso una violenza sessuale, aggravata dall’abuso delle droghe da stupro, non è solamente un fenomeno che riguarda l’aspetto medico, scientifico e legale, ma, soprattutto, quello sociale, di una società malata, di una società incapace di dare e ricevere amore, di una società non educata al rispetto altrui, dove, soprattutto tra i ragazzi, tutto ciò può essere visto solamente come una piacevole trasgressione di una serata, senza valutarne tutta la gravità insita in se.

L’identità sociale dei giovani, infatti, appare spesso sfumata, priva di segni distintivi, difficile da percepire o decifrare in termini di bisogni espliciti e quindi per molti aspetti ‘invisibile’ in termini di domanda sociale. Prima di parlare di devianza, prima di affrontarla fattualmente con strumenti giuridici e non, costruiamo la prevenzione, corazziamola, ergiamola su basi indistruttibili”.

Pensiamo solo ad amarli e ad amarli bene”.

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