Quello che un Reality può

1Mentre i media ci informano del fatto che Nelson Mandela è in stato vegetativo permanente, rimbomba nella mia mente una delle frasi più note da lui pronunciate in passato, ovvero “Sono la musica e la danza che mi mettono in pace con il mondo”. Non ho potuto fare a meno di rimembrare tale meraviglioso concetto quando ho letto e seguito la storia di Mohammad Assaf, il vincitore della seconda edizione del talent show Arab Idol, niente meno che la versione araba del reality inglese Pop Idol. Ma Asaroukh (“The Rocket”), così come Assaf è stato soprannominato da uno dei giudici del programma, non è un vincitore qualunque. La ragione di tale affermazione si palesa nel momento in cui si conosce la provenienza geografica di questo nuovo idolo del mondo arabo: la Striscia di Gaza. La voce sognante e melodica del 22enne sembrerebbe infatti aver graffiato all’unisono i cuori dei suoi fans, che, attenzione, risultano sparsi non solo nella sua terra d’origine, bensì un po’ in tutti i paesi arabi. Assaf è stata nominato ambasciatore di buona volontà per la pace dal United Nations Relief and Works Agency per i profughi palestinesi (UNRWA), oltre che ambasciatore della cultura e delle arti da parte del governo palestinese; gli è stato inoltre offerto un posto con “posizione diplomatica” da parte del presidente palestinese Mahmoud Abbas. Il giovane, nato a Misurata, in Libia, da genitori palestinesi, poi cresciuto nel campo profughi di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, ha sei fratelli, dei quali 3 performer come lui. Assaf non ha alle spalle una propria formazione professionale; la sua carriera è infatti iniziata cantando e suonando durante i matrimoni e le feste private. Noto al pubblico dal 2000, dopo essere apparso in tv durante un popolare programma locale, ha rischiato per un pelo di essere escluso dalla competizione, perché giunto in ritardo alle selezioni, che si tenevano in Egitto. Gli sono stati infatti necessari ben due giorni per arrivare a destinazione. Il tutto a causa di complicazioni principalmente poste in essere dagli uomini della sicurezza egiziana alla frontiera. Una volta superato l’ostacolo burocratico, il suo sogno stava infatti di nuovo per infrangersi. Arrivato nell’albergo in cui si svolgevano le audizioni, le porte erano ormai chiuse e non erano più ammessi partecipanti. Mohammad non si è dato per vinto. Dopo aver scavalcato un muro, che lo divideva dagli altri che intanto attendevano il loro turno per fare il provino, ha iniziato a cantare per gli aspiranti concorrenti. Brividi tra la folla. La sua voce ha incantato tutti al punto che un suo compaesano, Abu Ramadan Nahel, gli ha ceduto il proprio numero senza troppo riflettere, dicendogli:- “So di non poter raggiungere la finale, ma tu sì”. Un meraviglioso ed incredibile senso di solidarietà, che rende la vicenda di Assaf ancora più ricca di significato. Non sappiamo in che modo quest’ultimo abbia ripagato tale gesto, ma appare evidente che per pochi fortunati al mondo la vita può trasformarsi in qualcosa di molto simile a un film, poiché per ora, storie come quella di Mohammad, non pensavamo potessero esistere nella realtà.

 
Silvia Di Pasquale

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares