“The 4th Trimester Bodies Project” non è solo un progetto fotografico ma anche ed anzitutto una riflessione intima e personale, con cui la fotografa Ashlee Wells Jackson ha cambiato decisamente registro. La suddetta, infatti, artista e mamma, ha deciso di tralasciare momentaneamente i ritratti delle pin up e dei salotti alla moda per portare avanti un documentario fotografico incentrato sulla relazione che si instaura fra le giovani madri ed il loro corpo, immediatamente dopo il parto.
Ciò che la fotografa ha voluto promuovere con il proprio lavoro, a partire anzitutto dalla sua personalissima testimonianza, è l’accettazione della bellezza in rapporto alle trasformazioni che il corpo femminile subisce e, spesso, soffre, nel corso della maternità, a partire dalla gravidanza, passando per il momento cruciale del parto ed infine giungendo all’allattamento.
La stessa Ashlee ha provato sulla sua pelle e nel suo intimo i turbamenti di una gravidanza traumatica. Ed è stata proprio questa esperienza vissuta in prima persona che le ha fatto percepire una forte difficoltà nel rapportarsi ad un corpo nuovo e strano, quasi alieno, per niente all’altezza dei canoni promossi dai media: da qui la necessità di dare concretezza a questi stati d’animo e sensazioni attraverso delle fotografie, partendo dal particolare per giungere all’universale, in una testimonianza a più voci.
Tutto ebbe inizio con un autoscatto, testimone della storia della stessa fotografa, che aveva sentito questo impellente bisogno anzitutto come imperativo categorico personale. Era necessario dapprima mettersi a nudo in prima persona, per poi farlo con le altre. In seguito, negli ultimi 4 mesi, più di cento sono state le donne ad essere state fotografate. Donne e mamme che, stando alle affermazioni di Ashlee, nel partecipare al progetto regalando le proprie vicissitudini personali, si sono sentite nuovamente trasformate nel profondo, in senso positivo, rinforzate interiormente ed esteriormente. Tutto ciò anche grazie al sostegno del pubblico, che ha ben recepito ed appoggiato il lavoro.
Ciò che bisognava fare era “normalizzare” il processo della maternità, con annesse le “modifiche strutturali”, naturali, che questo comporta necessariamente, palesando la peculiare, unica bellezza che solo da queste può derivare.
L’obiettivo è stato centrato e lo si continua a conseguire. Il progetto è infatti tuttora aperto e chiunque volesse parteciparvi può contattare l’artista attraverso il sito internet.
http://4thtrimesterbodies.com/about/
Michela Graziosi