Ha dovuto farsi giustizia da sola Deborah Sciacquatori, la ragazza di 19 anni che domenica mattina 19 maggio, ha ucciso, pare con un pugno alla testa, Lorenzo, il padre violento. Nessuno l’ha saputa difendere da lui e evidentemente nemmeno da una madre che, pur avendo più volte denunciato il marito, non è stata in grado di porre fine, in modo definitivo, alle angherie di un uomo perennemente ubriaco e drogato. La ragazza l’ha dovuto fare da sola, aggrappandosi alle sue abilità da pugile, sport che ha in comune con quello scellerato genitori, utilizzando i colpi che conosceva, forse non totalmente consapevole del terribile epilogo che avrebbero avuto. Chissà cosa avrà pensato in quei momenti concitati, chissà come si sente adesso che ha commesso il crimine più orrendo, lei che avrebbe dovuto avere come unica preoccupazione, quella di prepararsi ad affrontare gli esami di maturità. Il viso dolce e triste delle foto sui social, nascondono la verità di un’esistenza molto diversa da quella mostrata a scuola da questa studentessa modello del liceo artistico di Monterotondo Scalo. Si dava da fare Deborah. Piccoli lavoretti dopo l’orario scolastico per aiutare la famiglia, per fare fronte alle continue richieste di quel papà che maltrattava lei e la mamma Antonietta. Solo nel 2014 l’aveva denunciato per maltrattamenti in famiglia, ma poco dopo, aveva ritirato tutto, riaccogliendolo in casa dopo la scarcerazione. Botte e minacce continue che hanno segnato in maniera indelebile l’anima di una bambina cresciuta in fretta, tra tanti silenzi colpevoli, duri da giustificare. Tutti sapevano cosa accadeva tra le mura di quella casa popolare di via Aldo Moro: i vicini, i parenti, le istituzioni, le forze dell’ordine. Eppure queste donne non avevano mai cercato sostegno all’esterno, se non sporadicamente, sperando invano, come spesso accade, che le cose cambiassero. E alla fine sono cambiate, all’improvviso, come si poteva prevedere. Una sciagura annunciata. La diciannovenne ha salvato tutte le donne della sua famiglia, reagendo al mostro che aveva contribuito a procrearla. Una tragedia nella tragedia, dove una piccola donna rischia addirittura il carcere per aver affrontato e ucciso con un coraggio da leonessa, l’uomo che avrebbe dovuto proteggerla. Negli occhi porterà per sempre quegli occhi spietati che forse hanno implorato pietà nell’ultimo alito di vita concessogli. C’è una società complice che ha deciso per quell’uomo, per quelle donne. Che ha contribuito a creare un’assassina suo malgrado. Una storia di degrado e di dolore come tante altre che, tra qualche tempo potrebbe essere dimenticata. Ma se solo un’altra donna che sta attraversando lo stesso inferno riuscisse a farne tesoro, sarebbe una goccia che contribuirebbe a formare un mare di scampati femminicidi.