La violenza sulle donne non si ferma nemmeno ai tempi del coronavirus. L’isolamento forzato a casa per arginare la pandemia di coronavirus costringe molte donne a vivere situazioni pericolose dove casa non è sinonimo di sicurezza e il pericolo di femminicidio aumenta. Se in casa c’è una persona violenta che le maltratta, la convivenza forzata può portare al serio rischio di essere aggredite e abusate. Un incubo che sembra infinito e che molte donne vivono come inevitabile. Una violenza che, lo ricordiamo, ha tanti volti: fisica, economica, sociale, sessuale, psicologica e che in questi giorni rischia di venire sottovalutata in relazione alla gravità dell’emergenza sanitaria in atto e rischia di passare ancora più sottosilenzio. Un esempio sono le denunce delle donne alle Forze dell’Ordine per maltrattamenti da parte di famigliari e conviventi che sono passate da 1157 nelle prime tre settimane di marzo 2019 alle 652 dello stesso periodo del 2020. Un dato che evidenzia come le nostre donne subiscano anche una sorta di sfiducia e impotenza di fronte alla loro condizione. Le case si trasformano in prigioni e la speranza di poter chiedere un aiuto concreto si fa debole fino a sparire, in alcune situazioni. L’insieme di questi casi testimonia che la stessa situazione si presenta in tutti i Paesi in cui è stata imposta la quarantena, dal momento che le dinamiche sociali e famigliari sono estremamente simili in ogni angolo del Globo. Tutto è cominciato dalla Cina: durante il periodo della quarantena imposta a Wuhan e nelle altre zone colpite dal coronavirus, la Cina ha registrato un’impennata di violenze domestiche sulle donne, addirittura femminicidi e nei casi migliori, di divorzi. Secondo il Ministero degli Interni francese i casi di violenza domestica in tutta la Francia sono aumentati di oltre il 20% da quando il Paese è in lockdown a causa del diffondersi dell’epidemia, quindi dal 17 marzo. La Francia, ricorda Euronews, ha già uno dei più alti tassi di violenza domestica tra i Paesi di tutta l’Europa. Claire Barnett, responsabile del Regno Unito di UN Women, l’Organizzazione delle Nazioni Unite dedicata alla parità di genere e all’emancipazione delle donne ha spiegato che in tempi di incertezza economica e di instabilità sociale, l’abuso domestico aumenta. In Spagna il Ministero della Giustizia ha incluso i Tribunali che si occupano di violenza di genere tra quelli che continueranno ad essere operativi per garantire l’emanazione di ordine di protezione e di eventuali misure precauzionali in materia di violenza contro donne e minori. Il Governo italiano intanto ha messo in atto una campagna di sensibilizzazione attraverso spot pubblicitari che sono diffusi dalle reti televisive nazionali durante tutto il periodo della quarantena. Le donne maltrattate in Italia devono sapere che possono sempre contare su un aiuto esterno, che possono contattare con diverse modalità e a qualsiasi ora del giorno. Come sempre possono fare denuncia presso le Forze dell’Ordine, chiedendo anche di poter essere allontanate dal domicilio e passare la quarantena in un luogo protetto. Per superare infatti le difficoltà dell’allontanamento, con la circolare 21 marzo 2020 diramata dal Viminale si invitano i Prefetti, con il coinvolgimento dei Sindaci e delle associazioni che operano sul territorio, a individuare o a confermare laddove già esistenti, nuove soluzioni alloggiative, anche temporanee, nelle quali offrire ospitalità alle donne vittime di violenza che per motivi sanitari non possono trovare accoglienza negli esistenti Centri Antiviolenza e nelle Case di Rifugio. I Prefetti con questa circolare possono anche requisire strutture alberghiere o altri immobili idonei. Nell’ambito delle procedure di emergenza per il Covid-19, le denunce delle donne maltrattate possono essere formalizzate anche successivamente all’allontanamento da casa. Per favorire la possibilità di denunciare il proprio aguzzino anche in questo periodo di quarantena è stata di recente inserita nelle autocertificazioni per gli spostamenti da casa proprio la voce riguardante la denuncia di violenza domestica. Ma non solo. I vari Centri Antiviolenza sono operativi sia tramite telefono sia con app dedicata. I Centri Antiviolenza e le Case Rifugio continuano a restare aperti ed è sempre operativo h 24 il numero antiviolenza 1522 con l’attivazione di sms e chat anche in inglese, francese, spagnolo e arabo. Si tratta di un numero a cui ogni anno arrivano moltissime chiamate di donne che approfittavano di un momento di assenza di altre persone o di lontananza del proprio aguzzino per chiedere il sostegno di psicologi e istituzioni. Scrivere messaggi in una chat è un’attività silenziosa e discreta, molto più difficile da individuare rispetto a una telefonata: proprio per questo motivo potrà essere utilizzata più liberamente dalle donne che ne hanno bisogno, in qualsiasi momento della giornata: la chat è attiva 24 h su 24. Inoltre WeWorld, organizzazione che da 50 anni si occupa di garantire i diritti di donne e bambini in 29 Paesi, compresa l’Italia ha attivato un nuovo numero di telefono dedicato a tutte le donne in difficoltà o in oppressione durante la quarantena. Il numero è 800.13.17.24. Resta attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 e sabato mattina dalle 9 alle 13. Chi ne ha bisogno può anche scrivere una mail all’indirizzo: ascoltodonna@weworld.it