L’allarme da COVID-19 torna, in questi giorni, in primo piano con un’intensità che avremmo preferito non vedere. Figlia, questa, certamente della guardia troppo bassa del periodo estivo e dell’entusiasmo – comprensibile, ma forse eccessivo – che ha accompagnato la riapertura delle attività lavorative ed educative, nonché della società tutta, questo settembre appena trascorso.
L’aumento dei casi è però collegato anche all’aumento non indifferente dei test effettuati nell’ultima settimana: segno, questo, che in precedenza si era forse verificata una stima al ribasso dei nuovi positivi in circolazione.
Comunque sia, i casi sono oggi elevati a cifre da tempi del lockdown: si oscilla fra i 5mila e i 6mila nuovi contagi giornalieri, mentre i numeri delle terapie intensive aumenta anch’esso e sembra iniziare ad allontanarsi dalla curva lineare che è d’interesse mantenere. Un’ipotesi negativa e che va assolutamente sventata per evitare, come già in precedenza, la saturazione delle strutture sanitarie.
Sembra andare in questa direzione il nuovo dpcm sul quale è al lavoro il Governo: se le prime impressioni lasciavano presagire un sostanziale mantenimento della fase di distensione post-lockdown, ora pare che alcune misure vertano verso l’inasprimento. Innanzitutto, a partire dall’obbligo di mascherina all’aperto: di per sé non fondamentale, certo, ma utilissimo dal momento che in molti, troppi ignorano l’utilità del distanziamento sociale e tendono ad accalcarsi nei luoghi pubblici. L’obbligo di mascherina può certamente aiutare nell’ovviare a questo genere di “indisciplina”.
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto l’aiuto del comitato tecnico-scientifico per valutare con precisione quali misure potessero essere aggiunte al dpcm in cantiere ed evitare, oltre al collasso sanitario, anche quello economico con la nuovamente ventilata ipotesi di un secondo lockdown nazionale.
Tra le misure proposte, ancora oggetto di forte discussione tra i membri del Governo, un limite ai commensali nei ristoranti e a feste quali matrimoni, cresime, battesimi – sarebbero responsabili, le feste private, per il 75% dei nuovi contagi; una stretta anche sugli sport amatoriali di gruppo e agli assembramenti fuori dai locali. Unitamente a quest’ultima misura, si pensa a uno stop alle vendite da asporto di alcolici dopo le ore 21, e ai locali chiusi dopo le 24.
Misure che si inseriscono in un quadro che ieri ha visto non solo l’Italia, ma l’intera Europa stabilire cifre da record nei numeri dei nuovi contagi: in tutto il continente, oltre 123mila nelle ultime ventiquattr’ore. Si spera che tali misure possano evitare un disastro che sembrava, due mesi addietro, così lontano, e allontanare l’ipotesi lockdown. Sul provvedimento ancora si discute, ma da Roma sembra che le voci del Governo siano tutte concorsi su un punto: ora bisogna stringere i denti.