Attraverso la direttiva 2014/95/UE, recepita in Italia con il D.Lgs. 254/2016, è stato introdotto il bilancio di sostenibilità il cui obbligo è in vigore solo per le imprese di grandi dimensioni qualificabili come enti di interesse pubblico. Vari enti tra cui banche o agenzie di rating richiedono sempre più anche ad imprese di piccole e medi dimensioni di produrre questo report di sostenibilità che, in breve tempo, avrà una notevole diffusione.
Responsabilità sociale d’impresa e sviluppo sostenibile sono due facce della stessa medaglia che nel tempo hanno assunto sempre più importanza nella percezione sociale. Si pensi alla valutazione degli impatti economici, sociali e ambientali generati dalle diverse attività imprenditoriali.
L’impresa “socialmente responsabile” non è né filantropa, né benefattrice: riconosce le legittime attese che convergono su di essa, impegnandosi a soddisfarle in modo equilibrato, adotta un approccio basato sull’accountability (assunzione di responsabilità non solo economico-finanziarie) e sulla trasparenza nell’agire.
Agli impegni assunti per essere socialmente responsabili fanno da contraltare i vantaggi che l’impresa può conseguire; diviene quindi fondamentale l’adozione di una trasparenza informativa che va oltre gli obblighi di legge, attraverso l’utilizzo di modelli di rendicontazione etico-sociale riconosciuti e condivisi.
Le definizioni di responsabilità sociale d’impresa (RSI) susseguitesi nel tempo sono accomunate dai riferimenti all’integrazione degli aspetti etico-sociali nell’agire economico: integrazione di preoccupazioni di natura etica all’interno della strategia d’impresa (Freeman, 1984); integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni e nei loro rapporti con le parti interessate (Commissione UE, Libro Verde, 2001); responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società (Commissione UE, 2011).
Secondo la World Commission Environment and Development (1987), scopo dello sviluppo sostenibile è “soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare i propri bisogni”
Scelte nuove e innovative e un diverso modo di pensare sono il punto focale dello sviluppo sostenibile. La trasparenza sugli impatti economici, sociali e ambientali dell’operare dell’impresa è l’elemento base nella gestione di relazioni efficaci con le parti interessate (stakeholder) e con il mercato, nonché nelle decisioni di investimento.
La redazione del report etico-sociale è un atto volontario; a seconda dell’approccio adottato per promuovere, certificare e comunicare la RSI sono individuabili i seguenti modelli di rendicontazione, riconosciuti e condivisi.
Report redatto secondo le Linee Guida GRI (Global Reporting Initiative) che integra aspetti economici, sociali e ambientali (c.d. triple bottom line); uno standard di rendicontazione rivolto alle organizzazioni di qualunque dimensione, tipo, settore o area geografica.
Reportistica redatta in base allo standard AA1000 (AccountAbility 1000), indirizzato a tutte le organizzazioni. Finalità dello standard è migliorare le performance complessive delle stesse organizzazioni mediante l’aumento della qualità nell’accounting, nell’auditing e nel reporting sociale ed etico.
Redatto secondo i Principi del GBS (Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale) è il modello di rendicontazione maggiormente conosciuto e applicato da molte organizzazioni con opportuni adattamenti. Nel settore no profit la redazione del Bilancio sociale è divenuta obbligatoria per alcune categorie di enti.
Modello indirizzato alle grandi imprese che si basa sulle Linee guida per il management predisposte dal “Progetto Q-Res” promosso dal CELE (Centre for Ethics, Law & Economics).
Responsabilità sociale d’impresa e sostenibilità delle attività economiche, con l’evolversi della sensibilità verso taluni temi sociali – inquinamento ambientale, mantenimento dei posti di lavoro, consumo delle risorse naturali, ecc. – sono divenute un binomio inscindibile.
Le due storiche teorie attraverso cui è possibile meglio inquadrare il significato di responsabilità sociale d’impresa, per qualcuno concetto ancora sfuggente, approcciano tale responsabilità secondo due differenti concezioni.
Teoria degli shareholder (azionisti/soci), proposta nel 1962 da Milton Friedman, sostiene che “l’imprenditore ha una sola responsabilità sociale: quella di usare le risorse a sua disposizione e di impegnarsi in attività dirette ad accrescere i profitti sempre con l’ovvio presupposto del rispetto delle regole del gioco, vale a dire dell’obbligo ad impegnarsi in una aperta e libera competizione, senza inganno o frode”. Questa teoria enfatizzata la responsabilità economica dell’impresa, che nel riuscire a soddisfare gli interessi degli azionisti/soci crea automaticamente un vantaggio per la collettività, per esempio il mantenimento o accrescimento dei posti di lavoro.
Teoria degli stakeholder, proposta nel 1984 da Robert Edward Freeman, definisce stakeholder “qualunque gruppo o individuo che può influenzare o essere influenzato dal raggiungimento degli obiettivi di un’organizzazione”. A fondamento di questa teoria ci sono gli stakeholder e il loro ruolo nei confronti dell’impresa che, consapevoli di questo ruolo, hanno diritto a manifestare riflessioni e aspettative verso la medesima. L’impresa, per parte sua, deve contemperare le legittime attese di tutte le categorie di stakeholder (socialità), nonché creare ricchezza per i medesimi; ha inoltre una responsabilità globale: economica, sociale e ambientale. Il successo dell’impresa dipende dal binomio economicità-socialità.
Nell’impresa socialmente responsabile il perseguimento dei risultati economici va di pari passo con il rispetto degli aspetti etico-sociali della gestione e la stessa deve dotarsi di adeguati strumenti per comunicare all’esterno in modo trasparente tali modalità operative.
La RSI è un nuovo approccio strategico alla gestione d’impresa, che comporta la necessaria innovazione del sistema per la sostenibilità dell’azienda e dei rapporti con gli stakeholder.
I vantaggi che la RSI può apportare alla gestione aziendale sono individuabili nei seguenti: garantire una maggiore coesione con le parti interessate: risorse umane, controparti commerciali, collettività, pubblica amministrazione; creare nuove opportunità di mercato, contribuendo ad aumentare il valore per i soci; concorre a creare e rafforzare la reputazione dell’impresa, proteggendola anche da possibili azioni di boicottaggio; contribuire ad una migliorata e maggiore efficienza nella gestione delle risorse naturali; favorire e stimolare un ambiente di lavoro più sicuro e motivante; creare le premesse per conseguire anche agevolazioni di natura fiscale, vedi ad esempio l’adozione di piani di welfare aziendale che consentono di usufruire dei benefici fiscali previsti dal Tuir.
Condotte socialmente responsabili comportano comunque dei costi, il cui ammontare è connesso ai conseguenti processi decisionali attuati, e la loro previsione dipende dagli obiettivi perseguiti.
Tali costi sono individuabili nei maggiori ammortamenti riconducibili a investimenti finalizzati a soddisfare le attese sociali e ambientali; nei costi per soddisfare al meglio le attese degli stakeholder; nell’impiego di risorse aziendali per cause sociali; nella rinuncia ad alternative strategiche non accettabili sul piano etico.
Gli oneri sostenuti dall’azienda in osservanza delle normative antinfortunistica e/o ambientale non rientrano nella categoria dei costi riconducibili alla RSI. Tuttavia, il rigoroso rispetto di tali norme, oltre che
per non incorrere nelle previste sanzioni, è anche fattore qualificante per definire socialmente responsabile l’impresa.
Il report di sostenibilità è redatto volontariamente seguendo, in genere, le Linee guida GRI – Global Reporting Initiative, organizzazione riconosciuta a livello internazionale, senza scopo di lucro, promossa dalla CERES (Coalition for Environmentally Responsible Economies), che si occupa di definire standard tecnici per la redazione della reportistica riguardante le performance di sostenibilità.
Il suo scopo è fornire una rappresentazione compiuta e obiettiva delle prestazioni di sostenibilità dell’organizzazione, inclusi gli effetti positivi e negativi generati dal suo agire. In particolare, misurazione, comunicazione e assunzione di responsabilità non solo economico-finanziarie (accountability) nei confronti degli stakeholder interni ed esterni, relativamente alle dette prestazioni rispetto all’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Nel bilancio di sostenibilità si valorizzano le tre dimensioni prestazionali della gestione: economica, sociale e ambientale, la c.d. triple bottom line, quale espressione di una assunta responsabilità globale dell’impresa.
I contenuti riguardano, in particolare, la c.d. Strategia e profilo: definizione del contesto generale per comprendere le performance dell’organizzazione; in specie, strategia e analisi, profilo aziendale, parametri del bilancio di sostenibilità, governance, impegni e coinvolgimento degli stakeholder; la Modalità di gestione: l’organizzazione deve illustrare come affronta una determinata serie di argomenti, per consentire la valutazione delle performance in uno specifico ambito; gli Indicatori di performance: informazioni comparative economiche, ambientali e sociali, di natura sia qualitativa che quantitativa.
Le informazioni inserite nel report si distinguono in principali e aggiuntive (core e additional). La loro diversa articolazione esprime il livello di applicazione del framework GRI, rappresentato da un punteggio crescente al crescere delle stesse informazioni.
La dimensione economica della sostenibilità attiene agli impatti sulle condizioni economiche degli stakeholder e sui sistemi economici locale, nazionale e globale. Di norma le informazioni economiche sono già comprese nei bilanci, che comunque non forniscono elementi circa il contributo dell’organizzazione alla sostenibilità di un sistema economico più ampio. Nella fattispecie, si parla di Performance economica: valore economico generato e distribuito; implicazioni finanziarie e altri rischi e opportunità per le attività dell’organizzazione causate da cambiamenti climatici; copertura degli obblighi assunti in sede di definizione di piani di welfare aziendale o similari; di Presenza sul mercato: politiche, pratiche e percentuale di spesa concentrata su fornitori locali; procedure di assunzione di persone residenti dove è svolta l’attività, percentuale di dirigenti e quadri assunti nella comunità locale; rapporto tra la retribuzione standard dei neoassunti e la retribuzione minima locale; degli Impatti economici indiretti: sviluppo e impatto di investimenti in infrastrutture e servizi forniti principalmente per “pubblica utilità”; donazioni ed esternalità in genere; attività pro bono.
Esprimono l’impatto delle attività aziendali sui sistemi naturali viventi e non viventi, inclusi ecosistema, terreni, aria e acqua. Oltre alle informazioni riguardanti le procedure relative a monitoraggio ed azioni preventive e correttive, incluse quelle concernenti la catena di forniture, sono fornite informazioni in merito alle principali successi e carenze; ai rischi e opportunità ambientali per l’organizzazione; ai cambiamenti apportati nel periodo considerato nei sistemi e nelle strutture per migliorare la performance; ai principali strategie e procedure per l’attuazione di politiche ambientali o per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Quanto agli aspetti da trattare, essi riguardano le materie prime utilizzate per peso e volume, percentuale di materiali utilizzati provenienti da riciclo; l’energia, consumi, risparmi ottenuti per migliore efficienza; l’acqua, prelievi totali per fonte, percentuali di acqua depurata e riutilizzata; la biodiversità, habitat protetti o ripristinati; le emissioni, scarichi e rifiuti, come le emissioni di gas a effetto serra o di sostanze nocive per
l’ozono e altre emissioni significative per l’aria, modalità di trattamento dei rifiuti; i prodotti e servizi, iniziative per mitigare il loro impatto ambientale e misurazione dell’effetto ottenuto; conformità, multe e numero di sanzioni subite per violazioni della normativa ambientale; i trasporti, impatti ambientali riconducibili al trasporto di prodotti e per gli spostamenti del personale e le spese e investimenti per la protezione dell’ambiente suddivise per tipologia.
La dimensione sociale è rappresentativa degli effetti generati dall’organizzazione sui sistemi sociali in cui opera.
I relativi indicatori identificano i principali aspetti delle prestazioni riguardanti pratiche e condizioni di lavoro, diritti umani, società e responsabilità di prodotto, ciascuno articolato secondo prospettive diverse.
Le pratiche di lavoro e condizioni di lavoro adeguate riguardano l’occupazione; le relazioni industriali; la salute e sicurezza sul lavoro; la formazione e istruzione del personale; diversità e pari opportunità; la parità di trattamenti economici tra uomini e donne.
In merito ai diritti umani, è importante citare le pratiche di investimento e approvvigionamento, in specie percentuale di fornitori sottoposti a verifica su rispetto dei diritti umani; la non discriminazione, eventuali episodi rilevati e azioni di contrasto intraprese; la libertà di associazione e contrattazione collettiva; il lavoro minorile o forzato, identificazione delle situazioni a rischio e azioni di contrasto attivate.
Nell’ambito della società (intesa come comunità di persone), si può citare la Descrizione dei rapporti con la collettività; la corruzione, in particolare monitoraggio dei relativi rischi, formazione del personale su procedure anticorruzione, azioni attivate a fronte di eventuali episodi corruttivi; i contributi politici erogati; i comportamenti anti-collusivi, in relazione ad azioni legali subite per concorrenza sleale o pratiche monopolistiche; la compliance ovvero eventuali sanzioni subite per l’inosservanza di leggi o regolamenti.
Infine, per quanto concerne la responsabilità di prodotto, assume rilevanza la salute e sicurezza dei consumatori; l’etichettatura, rispetto delle informazioni da scrivere sul prodotto; la marketing communication, adesione a standard e codici volontari riguardanti pubblicità, promozione e sponsorizzazione; il rispetto della privacy, eventuali reclami ricevuti per violazioni o perdite di dati; la conformità, eventuali sanzioni subite per mancato rispetto di leggi o regolamenti relativi alla fornitura e utilizzo di prodotti o servizi.
Fermo restando il rispetto delle tre dimensioni informative economica, sociale e ambientale, l’impresa che decide di redigere il bilancio di sostenibilità dovrà utilizzare gli indicatori che maggiormente la rappresentano, ossia dovrà orientarsi verso gli indicatori in maggior misura aderenti alla sua realtà.
La redazione del bilancio di sostenibilità comporta un notevole salto culturale per l’impresa, soprattutto per la trasparenza richiesta nel fornire informazioni che molte aziende preferiscono mantenere al loro interno.
Per questo motivo o per i costi che comporta, anche in termini organizzativi, tale tipo di rendicontazione è rimasta confinata nell’ambito delle aziende dimensionalmente grandi e operanti in determinati settori (finanziario, energetico, utilities, ecc.). Tuttavia, non ci si può definire socialmente responsabili se non si è trasparenti nella comunicazione.