Umberto Veronesi oncologo e uomo politico è morto l’8 novembre 2016 nella sua casa di Milano circondato dalla sua famiglia.
Cresciuto nei sobborghi agricoli vicino Milano con quattro fratelli maggiori e una sorella minore, il giovane Veronesi perde prematuramente il padre all’età di sei anni. Questo avvenimento lo porterà a legarsi e a vedere la figura materna come l’emblema e la guida della sua vita. Una famiglia fortemente cattolica che insegnerà ad il giovane Umberto principi fondamentali come la tolleranza e la ricerca delle cause negli eventi. Ma all’età di quattordici anni si allontana definitivamente dalla religione diventando agnostico; attraverso i suoi studi oncologici diventa sempre più convinto della non esistenza di Dio. Laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano nel 1951 si specializza all’Università degli studi di Pavia nel 1956 dove decide di dedicarsi nello specifico allo studio e alla cura dei tumori. Il nome di Veronesi è legato a contributi scientifici e culturali riconosciuti e apprezzati in tutto il Mondo. Una delle tante eredità di Umberto è soprattutto quella di aver trasportato la medicina italiana fuori dagli standard spirituali che rispettano la religione dandogli così una sorta di modernità. A partire dall’invenzione della chirurgia conservativa per la cura dei tumori mammari (oncologia), il linfonodo sentinella (permette di prevedere l’andamento della malattia e le conseguenze da attuare) sono tra le battaglie più eclatanti. Ma a farne l’uomo di spessore che tutti abbiamo conosciuto è stata l’unicità della visione politica che aveva sulla malattia. Secondo Veronesi la cura migliore era fare ricerca attraverso la creazione degli IRRCS (Istituti di ricovero e cura) a carattere scientifico; ma visto la strumentalizzazione da parte della politica ha accantonato il progetto puntando su altre strade. Partendo dal fatto che la politica deve dare maggior spazio e importanza alla ricerca pubblica. Ma lui sosteneva in particolare che la medicina è uno strumento di crescita collettiva, di progresso, un grande esperimento di solidarietà e soprattutto il terreno dove la migliore scienza si unisce ad un obiettivo più nobile. Essendo una persona eclettica ha lasciato il segno in vari campi, legando il suo illustre nome non solo agli studi contro il cancro ma anche all’appoggio di campagne sociali al centro di accese polemiche anche in campo politico. I diversi temi riguardano: la depenalizzazione e la legalizzazione delle droghe leggere allo scopo di raggiungere una regolamentazione dei derivati della canapa (soprattutto per usi terapeutici); favorevole agli Organismi geneticamente modificati; contrario alle intercettazioni telefoniche, alla pena di morte e all’ergastolo ostativo (pena applicata nei confronti di boss della criminalità organizzata e loro affiliati); legge che vieti la sperimentazione sugli animali quindi utilizzare misure alternative. Veronesi sosteneva che la carne non sia un alimento indispensabile per l’alimentazione umana e specifica che la dieta vegetariana aiuti a prevenire l’insorgere di gravi malattie (come per esempio il cancro intestinale). Il vegetarismo così come la sperimentazione animale o le pratiche di derattizzazione avevano valori etici, sociali, salutisti, sociale ed ambientale. Una sorta di legame che l’uomo e la natura dovrebbero instaurare. Umberto fermo sostenitore del consenso informato e del testamento biologico, l’eutanasia, agli inceneritori come soluzione di problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti (innocui per la salute) e non da poco si è schierato a favore del matrimonio omosessuale e dell’adozione poiché ritiene che l’amore omosessuale è quello più puro in quanto non finalizzato alla sola procreazione. Un uomo che non ha mai trattato i suoi pazienti come malati cercando sempre di dargli speranza, fiducia e ottimismo nel credere nel proprio futuro attraverso la lotta alla ricerca di nuove cure per la malattia del cancro. Una filosofia di vita più che un pensiero che sarà tramandato ai suoi figli e che continueranno a portarlo avanti nel suo ricordo.
Noemi Deroma