La bandiera arcobaleno, storia di un simbolo divenuto universale

La storia dei movimenti di liberazione comprende persone, luoghi, miti fondativi, pietre miliari, eventi principali e secondari, simboli. Nel caso della comunità Lgbtqi (lesbian, gay, bisexual, trans, queer, intersexual), la bandiera arcobaleno rappresenta il segno distintivo di un mondo estremamente variegato al proprio interno. I sei colori presenti nella rainbow flag rimandano – come vedremo meglio tra poco – ad una concezione olistica e New Age molto diffusa negli anni Settanta. Per capire bene il significato di quello che è insieme un simbolo ed un segno, bisogna partire dalla distinzione con una bandiera molto simile e dal contenuto altrettanto condivisibile, la bandiera della Pace. Quest’ultima infatti porta la scritta Pace e si compone di sette colori disposti diversamente rispetto alla bandiera dell’orgoglio Lgbtqi. Mentre scrivo ricorre il cinquantesimo anniversario dai moti dello Stonewall Inn, il locale gay di New York i cui avventori misero a ferro e a fuoco per cinque giorni contro l’ennesima retata della polizia. Era la notte del 28 giugno del 1969. La transessuale Sylvia Rivera – si racconta – lanciò una scarpa con il tacco contro i poliziotti, dando il via ai riots di Cristopher Street; un evento che avrebbe segnato la nascita del movimento di liberazione gay e che ogni anno viene celebrato nelle principali città del mondo libero con i Pride. L’arcobaleno arriverà tuttavia nove anni dopo, per la precisione il 25 giugno 1978, durante il Gay Pride di San Francisco. In origine aveva due colori in più, il rosa e il turchese, eliminati in seguito per agevolarne la riproduzione. Il suo creatore, l’artista e attivista gay Gilbert Baker, che è morto appena due anni fa, rientra appieno nel pantheon delle icone delle lotte per i diritti civili, come ad esempio Rosa Parks sul versante dei diritti delle minoranze etniche, poiché l’intento della sua opera fu quello di veicolare un messaggio universalistico di uguaglianza ed inclusione. In un’intervista del 2015 alla CNN, Baker che fu amico di Harvey Milk, primo politico dichiaratamente gay della storia americana e non solo, ha spiegato in maniera chiarissima il significato della bandiera arcobaleno: “Avevamo bisogno di qualcosa per esprimere la nostra gioia, la nostra bellezza, il nostro potere e l’arcobaleno lo ha fatto”. La sua creatura gli ha dato immensa soddisfazione, come riconosce lui stesso quando dice: “Ho visto subito che tutti quelli che mi circondavano avevano in mano quella bandiera e ho pensato: è meglio di quanto io abbia mai sognato”. Sempre nel 2015, il Moma di NYC ha acquisito ed esposto nella collezione permanente la bandiera arcobaleno nella sua versione originaria (in foto), tributando così al suo creatore il posto che gli spetta nella storia del secondo Novecento. Ci sono infine i colori della bandiera, a ciascuno dei quali bisogna associare un significato: il rosa per il sesso, il rosso per la vita, l’arancione per la salute, il giallo per il sole, il verde per la natura, il turchese per la magia e l’arte, il blu per la serenità, il viola per lo spirito. Due colori sono venuti via ma, a dimostrazione della natura profondamente dinamica dei simboli, va segnalato come il Manchester Pride abbia deciso di riportare ad otto le tinte della bandiera, includendo il nero e il marrone, affinché le comunità delle persone di colore, gli asiatici e tutti gli altri gruppi etnici possano sentirsi rappresentati. La scelta degli organizzatori del Manchester Pride ha suscitato qualche per perplessità tra quanti ritengono superfluo aggiungere due colori al simbolo forse più inclusivo di tutti. Quello che a noi piace, indipendentemente dal numero dei colori e dalla loro disposizione, è la celebrazione della gioia di vivere, della libertà, della fine dell’oscurantismo e del fanatismo, quindi l’attualità di un simbolo concepito per la minoranza forse più discriminata della storia e che è diventato, a conti fatti, attualissimo ed universale.

Foto tratta dal sito web https://www.mic.com

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