Dopo lo scandalo relativo alle scarcerazioni in pieno lockdown, e nel bel mezzo del terremoto Palamara, ecco anche “il Cecato” a mettere il carico da novanta. Massimo Carminati, assieme a Salvatore Buzzi imputato di riferimento per lo scandalo “Mondo di Mezzo”, si ritrova oggi in libertà vigilata.
La decisione di scarcerazione, dopo cinque anni e sette mesi, è sopraggiunta in seguito alla necessità di ricalcolo delle pene per i due “protagonisti” di quella che fu nota come “Mafia Capitale”. Non per modo di dire: l’attuale opinione giudiziaria nega che l’associazione a delinquere messa in atto da Buzzi e Carminati possedesse la natura, aggravante, di stampo mafioso.
Due le associazioni di questo tipo rilevate dalla magistratura, come esposto nelle motivazioni della sentenza di Cassazione: «La Corte escluso il carattere mafioso dell’associazione contestata agli imputati e ha riaffermato l’esistenza, già ritenuta nel processo di primo grado, di due distinte associazioni per delinquere semplici: l’una dedita prevalentemente a reati di estorsione, l’altra facente capo a Buzzi e Carminati, impegnata in una continua attività di corruzione nei confronti di funzionari e politici gravitanti nell’amministrazione comunale romana ovvero in enti a questa collegati».
La decisione arriva dopo che il primo grado e l’appello avevano esposto giudizi diametralmente opposti in merito alla “mafiosità” del sistema criminale operante a Roma. E ora, appunto, nell’attesa del ricalcolo delle sentenze, non sussistono le basi per mantenere in carcere Massimo Carminati. Questi, dopo quasi un giorno intero di “libertà” mentre faceva ritorno a Roma dalla Sardegna, ha raggiunto quella che da oggi sarà la sua “cella dorata”: la sua villa nei pressi di Sacrofano, nelle vicinanze della quale fu arrestato nel 2014. Un luogo immerso nel verde delle campagne romane, con tanto di animali come cavalli e cinghiali al seguito.
Gli iniziali piani del “Nero” di fare le valigie e scontare i propri arresti domiciliari in una località fuori dal Lazio sono stati bocciati dai giudici.
Federica Angeli, per La Repubblica, racconta di una villa fortificata, con le finestre sbarrate, circondata da filo spinato e piena di telecamere, confidando che ciò possa bastare a scongiurare eventuali tentativi di fuga. Fu proprio uno di essi, nel lontano 1981, a costare l’occhio sinistro a Carminati, perso in uno scontro a fuoco con la polizia mentre tentava di fuggire in Svizzera. Ciò gli valse il soprannome “il Cecato”, mentre altri lo chiamarono “il Nero” per via della sua militanza nei gruppi eversivi di estrema destra.
Ma, oggi, Carminati è soprattutto un galeotto: per quanto tempo, occorrerà valutarlo nuovamente. Nel frattempo, Roma reagisce. Se a Vigna Clara, zona nel nord della Capitale dove l’ex terrorista ha vissuto, lo ricordano addirittura con affetto, il sentito comune è a metà fra il preoccupato e l’inquietato per la scarcerazione. E, sebbene alcuni giornali sottolineino che la Roma lasciata da Carminati nel 2014 non sia la stessa di oggi, specialmente in seguito agli ultimi blitz contro i boss locali, lo stesso Buzzi – felice per la scarcerazione del compagno – la pensa diversamente: «Ho finanziato ‘sti papponi e dopo gli arresti hanno detto che Roma era stata liberata. Sono stato dipinto come il “grande corruttore”, ma le persone non le ho corrotte, erano corrotte di loro».
Foto : Massimo Carminati (ROS Carabinieri)