Una miscellanea di garbo e di intelligenza, gli occhi scuri e profondissimi, il sorriso radioso di chi ha scelto di aprirsi al mondo per cambiarlo, per fare bene, per vincere una giusta causa. Ecco Muna Abusulayman che rilascia un’intervista in un hotel del Marais, il quartiere gay di Parigi, ripresa dal settimanale D. Ha 41 anni ed è il volto femminile più noto della televisione araba. Una volta alla settimana conduce sul canale panarabo Mbc Tv la trasmissione Kalam Nawaem, “Parlando dolcemente”. Il programma è seguitissimo in tutti i paesi islamici, ed è proprio l’islam a fare da minimo comun denominatore ad una audience altrimenti molto differenziata, come lo sono i vari paesi del mondo arabo. Muna si è data sostanzialmente un duplice compito: far conoscere la complessità dell’universo musulmano all’esterno e aiutarne il difficile cammino di cambiamento sociale e culturale. Il suo primo pensiero sono le donne e soprattutto l’immagine distorta che ne viene data dai media nostrani: “In Occidente avete una visione riduttiva, stereotipata delle donne arabe, che vi impedisce di comprendere la complessità della nostra realtà e i cambiamenti in corso, che pure ci sono.” Dal momento che Muna è una di quelle donne che predica bene e razzola ancora meglio, sottolinea come i cambiamenti nella condizione femminile siano talvolta ostacolati da una parte di donne che, vuoi per mentalità, vuoi per una condizione di privilegio, legittimano divieti e interdizioni che vanno a detrimento delle altre: “Ci sono donne” – spiega – “che dietro al niqab si sentono più forti”; in Arabia Saudita dove si discute finalmente di permettere loro di guidare ci sono alcune donne che “preferiscono avere un autista che porta a scuola i bambini o avere una scusa per mandare il marito a fare le commissioni”. Insomma nel mondo arabo, come anche in Occidente, l’obiettivo principale è quello di far sì che i diritti da conquistare siano riempiti di consapevolezza. All’empowerment delle donne Muna ha dedicato tanto lavoro, al punto che nel 2007 è stata la prima saudita ad essere nominata Goodwill Ambassador dell’Onu. Qual è la formula vincente di questa giornalista seguitissima che riesce a parlare con tutti senza far arrabbiare nessuno? Lo spiega lei stessa quando si riferisce al pubblico maschile: “Sto attenta a non avere mai un atteggiamento aggressivo con mariti e padri, per evitare che si mettano sulla difensiva e smettano così di ascoltare il nostro programma.” Eppure una volta alla settimana degli studi televisivi di Beirut parla di argomenti ritenuti sconvenienti da una parte del mondo islamico soprattutto in questo momento in cui un Califfato vorrebbe risorgere dalle ceneri della storia tra Siria e Iraq. Divorzio, abusi, lavoro, emancipazione, maternità, conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, sono solo alcuni dei temi di cui discute a Kalam Nawaem con altre donne che sono medici, avvocati, ingegneri. Il tema dell’istruzione, in alcune realtà, ormai può dirsi superato, ma la strada verso la parità è ancora lunga perché come spiega la Abusulayman: “In molti paesi il problema non è più l’educazione, ma cosa fanno le donne con ciò che imparano: per la carriera, la vita familiare, il rispetto sociale.”